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Tunisia-Italia. Ecco il valore della visita di Saied a Roma

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

Il presidente tunisino a Roma, per incontrare l’omologo italiano Mattarella e il premier Draghi. La centralità dei rapporti tra Tunisia e Italia nel quadro del Mediterraneo, tra il Nordafrica e il Sahel. “Una visita molto importante per noi”, spiega il parlamentare tunisino Oussam Sghaier

Il presidente della Tunisia, Kais Saied, dà il via oggi, 16 giugno, a una visita ufficiale di due giorni in Italia su invito del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Nel corso della permanenza in Italia, Saied incontra non solo il capo dello Stato italiano, ma anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi. La visita rappresenta “una rinnovata occasione per continuare a discutere dei modi per sviluppare i meccanismi di cooperazione e partenariato tra Tunisia e Italia in diversi settori, rafforzando ulteriormente le relazioni di consultazione e coordinamento esistenti tra i due Paesi amici, approfondendo la discussione e lo scambio di opinioni su diverse questioni regionali e internazionali di interesse comune”, spiega la presidenza tunisina.

”Questa visita è molto importante per noi, perché consideriamo l’Italia tra i principali partner della Tunisia”, spiega a Formiche.net Oussam Sghaier, parlamentare tunisino del partito islamista Ennahda. “La Tunisia sta passando un momenti difficile: abbiamo il problema dell’economia, quello del terrorismo, la situazione sociale. Il nostro lavoro quotidiano è migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini, perché vogliamo che i tunisini stiano bene nel proprio paese, e questo può anche contribuire a ridurre l’immigrazione clandestina”. “L’Italia – continua Sghaier – e i Paesi dell’Ue sono i nostri primi partner commerciali” e potranno aiutare lo sviluppo della Tunisia. Inoltre, aggiunge, “Tunisi sostiene il dialogo e il processo democratico in Libia, perché attraverso quello si arriverà a maggiore stabilità nella regione. E più stabilità nella regione è sicuramente a favore della Tunisia e dell’Italia”.

Roma e Tunisi sono collegate da interessi di carattere strategico. Trapani dista da Tunisi la metà di quanto Roma dista da Milano, per rendere il tutto in un’immagine geografica. Per l’Italia, la sponda nordafricana è parte dell’interesse nazionale e della proiezione geopolitica sul Mediterraneo. Ambito che – come dimostra l’attenzione affidata dallo stesso Draghi nella sua prima visita all’estero, in Libia – è stata elevata nell’agenda politica di Palazzo Chigi. Come giustamente tutta l’area del Mediterraneo. E la Tunisia, da dove passa il Transmed, è di fronte alle coste italiane: ossia, i problemi tunisini diventano automaticamente italiani. Non ultimi quelli potenzialmente legati ai flussi migratori, come accennato da Sghaier.

Unico esempio virtuoso, per quanto faticoso, tra le cosiddette Primavere arabe, la Tunisia per ragioni che riguardano il suo attivismo regionale, l’orientamento occidentale e il valore politico della transizione di potere dell’ultimo decennio, “è un attore che influenza le dinamiche regionali ben più di quanto il suo peso materiale suggerisca”, come spiegava su queste colonne Dario Cristiani del GMF. Dunque ha un ruolo centrale nelle dinamiche mediterranee, su cui l’Italia cerca di portarsi in vantaggio con la consapevolezza che tutto si lega, dalla ricomposizione della stabilizzazione libica al superamento della crisi istituzionale che la scorsa estate ha colpito la Tunisia, fino alle dinamiche di sicurezza nel Sahel.

Saied ha chiesto martedì un dialogo nazionale che porti a concordare un nuovo sistema politico e a modificare la Costituzione del 2014, che ha definito “tutto bloccato”, nel tentativo di risolvere l’acuta crisi politica del Paese. L’appello del presidente è arrivato durante l’incontro con il primo ministro Hisham al-Mashishi e alcuni ex capi di governo al palazzo presidenziale, nel tentativo di trovare soluzioni alla crisi politica ed economica in cui versa il Paese. In un discorso rivolto all’opinione pubblica, Saied ha chiesto un dialogo nazionale che apra la strada a riforme politiche al fine di stabilire un nuovo sistema politico ed elettorale.

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