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Una proposta concreta per le politiche attive del lavoro. Scrive Tivelli

Riconoscere pari dignità, come chiede il presidente di Confindustria, ai centri per l’impiego pubblici, che fin qui hanno dato prove molto limitate e che intermediano una parte veramente esigua del rapporto tra domanda e offerta di lavoro, e le agenzie private, che hanno una conoscenza più diretta rispetto ai centri pubblici, è una scelta fondamentale e appropriata alla realtà dei rapporti in essere nel mondo del lavoro

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza mobilita quattro miliardi di euro per introdurre un sistema di politiche attive in senso stretto. Cioè di servizi per aiutare chi ha perso il lavoro a trovarne un altro. Non è ancora chiaro né come saranno utilizzate queste risorse né per realizzare cosa. Si parla genericamente di una garanzia di “occupabilitá” dei lavoratori non meglio definita.

Prima, l’assegno di ricollocazione riguardava solo i percettori di reddito di cittadinanza, e tutti conosciamo i limiti del reddito di cittadinanza e la presenza anche di percettori che non ne avrebbero titolo. In teoria, quest’anno sarebbe stato esteso, però solo sulla carta (e pochissimi lo sanno) a cassa integrati e percettori di Naspi, l’assegno di disoccupazione.

La posizione più seria su questa materia credo di poter dire sia quella espressa nei giorni scorsi da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, in una lettera inviata a tutte le associazioni territoriali che però non ha avuto, per quanto sembra, molto seguito né la dovuta attenzione fra la parte delle autorità di governo nel settore del lavoro. Il presidente di Confindustria propone in primo luogo una “nuova chiara condizionalità” per il mantenimento dell’assegno di disoccupazione che dovrebbe essere tolto a chi si rifiuta di aggiornare le competenze tramite corsi di formazione, mentre oggi viene tolto solo a chi rifiuta eventuali offerte di lavoro.

Questo inserimento della formazione dei lavoratori in disoccupazione come condizionalità è un elemento molto importante ai fini di un miglior funzionamento del mercato del lavoro in relazione ai soggetti in disoccupazione. Il presidente di Confindustria a questo proposito candida Fondimpresa (il maggior fondo inter professionale partecipato da Confindustria con Cgil, Cisl, Uil) per avere un ruolo nella gestione della formazione per i disoccupati.

Quanto alla materia delle politiche attive del lavoro nel senso stretto, Bonomi, come già mi è capitato di scrivere più volte da queste colonne, parla della necessità di introdurre una competizione alla pari tra Centri per l’impiego pubblico e Agenzie private per il lavoro nell’offerta delle politiche attive. Un passaggio molto importante, su cui ci sono da sempre esitazioni da parte della sinistra di cui è espressione l’attuale ministro del Lavoro, perché il lavoratore deve avere la libertà di scegliere a chi rivolgersi per ottenere i migliori risultati sul fronte della ricollocazione.

Riconoscere pari dignità, come chiede il presidente di Confindustria, ai centri per l’impiego pubblici, che fin qui hanno dato prove molto limitate e che intermediano una parte veramente esigua del rapporto tra domanda e offerta di lavoro e le agenzie private, che hanno una conoscenza più diretta rispetto ai centri pubblici della domanda di lavoro, è una scelta fondamentale e appropriata alla realtà dei rapporti in essere tra domanda e offerta di lavoro.

Pesa poi su questa problematica l’irrisolta questione dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, che anche per le scelte operate a suo tempo dal ministro del lavoro Di Maio di metterci a capo un professore dall’America che nulla conosceva della situazione italiana e che poi ha dovuto passare la mano, ha dato sin qui pessime prove. Mentre, invece, il ruolo di una seria Agenzia nazionale per le politiche attive sarebbe cruciale.

In questa fase, è in corso di definizione da parte delle autorità competenti un nuovo ruolo dell’Anpal ed è da sperare che, finalmente, anche per contribuire a dare una seria attuazione concreta ai quattro miliardi previsti dal Pnrr, per le politiche attive, l’Anpal assolva a quello che dovrebbe essere il suo ruolo, superando l’impasse tra chi la vede come una Agenzia autonoma al servizio del ministero del Lavoro e chi la vede in una sorta di condominio fra Stato e regioni. Un altro dei regali avvelenati della riforma del federalismo regionale introdotta a suo tempo dal centrosinistra.

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