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Con lo yuan digitale la Cina punta a gabbare le sanzioni Usa. Report Carnegie

Con l’avvento della valuta virtuale emessa dalla banca centrale cinese, Pechino punta a consentire le transazioni tra società ed istituzioni sotto sanzioni americane. Per non parlare del Grande Fratello dei pagamenti…

Lo yuan digitale è affare del mondo, mica solo della Cina. E soprattutto lo è degli Usa.  La corsa cinese alla moneta virtuale che secondo molti osservatori può mettere in crisi la sovranità monetaria del dollaro può avere ripercussioni su scala globale. Di questo sono più che convinti gli analisti di Carnegie, che alla valuta digitale cinese hanno dedicato uno studio apposito.

“Il progetto per la creazione dello yuan digitale sta rapidamente accelerando in termini di portata e dimensioni. Nei prossimi anni, il progetto per la moneta virtuale cinese sarà probabilmente implementato in tutta la Cina come parte dell’obiettivo di Pechino di rafforzare la sicurezza finanziaria interna”, è la premessa dello studio.

SFIDA AGLI STATI UNITI

La tesi principale degli esperti del Carnegie è che la moneta virtuale cinese possa essere utilizzata per eludere le sanzioni degli Stati Uniti. “Lo yuan digitale potrebbe anche essere utilizzato per le transazioni internazionali delle istituzioni finanziarie cinesi che servono entità sanzionate dagli Stati Uniti. Il potenziale impatto internazionale più significativo a breve termine dello yuan digitale è la possibilità che la Pboc, la banca centrale cinese, consenta alle aziende con sede in Cina di utilizzarlo nelle transazioni con persone, imprese ed entità soggette a sanzioni statunitensi”.

Come spiega lo stesso Carnegie, “gli Stati Uniti possono utilizzare le sanzioni per promuovere obiettivi di sicurezza nazionale impedendo alle parti sanzionate di accedere ai servizi forniti da aziende che hanno bisogno di usare i dollari americani. Le banche e altre entità che facilitano le transazioni con persone sanzionate possono essere a loro volta sanzionate, limitando gravemente la capacità di partecipare a un’economia globale basata sul dominio del dollaro Usa. Basti pensare che metà delle fatture commerciali globali e due terzi del debito estero dei mercati emergenti sono contabilizzati in dollari”.

BYPASSARE LE SANZIONI

Secondo Carnegie l’uso dello yuan digitale  ostacolerebbe la capacità degli Stati Uniti di esercitare pressioni sugli intermediari per impedire tali transazioni tra aziende cinesi ed entità in Cina, Iran, Corea del Nord e Russia soggette a sanzioni statunitensi. In questo modo la moneta virtuale “potrebbe offrire alle società cinesi sanzionate dagli Usa, nonché alle società cinesi che cercano di effettuare transazioni con entità sanzionate dai medesimi Stati Uniti in patria e all’estero, un modo per farlo senza fare affidamento su intermediari che hanno bisogno di accedere a dollari, comprese le grandi banche. E, soprattutto, questo può accadere senza modifiche significative alla politica di controllo dei capitali”.

Non ci sono dubbi, lo yuan digitale è la leva della Cina per aggirare le sanzioni Usa, conclude il Carnegie. “Pechino sembra avere la volontà politica di facilitare l’elusione di tali sanzioni. Alcuni mesi fa, il ministero del Commercio cinese ha promulgato uno statuto che potrebbe in definitiva costringere qualsiasi azienda che opera in Cina a non rispettare le sanzioni statunitensi. Più di recente, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ha approvato una legge sulle sanzioni che apparentemente conferisce al governo cinese il potere di sequestrare i beni o vietare le attività commerciali di qualsiasi società che, rispettando le sanzioni statunitensi, danneggia i cinesi. Questi sviluppi dimostrano che Pechino è disposta a intraprendere azioni drammatiche per consentire alle sue imprese di negoziare con entità che gli Stati Uniti hanno sanzionato per motivi di sicurezza nazionale e diritti umani”.

SI SCRIVE YUAN, SI LEGGE GRANDE FRATELLO

Nei prossimi anni, Pechino punterà ad accelerare l’uso dello yuan digitale in Cina. “Il quattordicesimo piano quinquennale del Partito Comunista Cinese (Pcc) prevede un costante aumento della ricerca e dello sviluppo della valuta digitale, mentre la Pboc e numerosi governi provinciali e comunali di livello inferiore stanno pianificando una più ampia distribuzione della valuta virtuale”. Anche perché la Cina punta a farne una questione di sicurezza nazionale.

“Nel 2019, Xi Jinping ha puntato sul miglioramento della sicurezza finanziaria attraverso il controllo delle persone, la sorveglianza del denaro. E la sfida della valuta digitale ha questo obiettivo, approdare a una sorveglianza molto maggiore delle transazioni finanziarie rispetto al sistema attuale”.

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