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Da Parigi un messaggio (presidenziale) ai sovranisti. Parla Panebianco

Meglio il Trattato del Quirinale fra Italia e Francia del patto sovranista con Budapest. Da Parigi con Macron Mattarella lancia un messaggio ai sovranisti nostrani: finché reggono il Colle e Draghi la pregiudiziale anti-Ue non avrà la meglio. E Salvini dovrebbe imparare dal flop Le Pen. Parla Angelo Panebianco

Dai selfie con i Gilet jaunes al Trattato del Quirinale. Sembra un’era e invece sono due anni: con la visita a Parigi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella trova in Emmanuel Macron un alleato strategico per l’Italia di Mario Draghi, da Tripoli a Bruxelles. Una conferma del ruolo di garanzia per la politica estera italiana storicamente ricoperto dal Colle. Ma anche una risposta indiretta al manifesto sovranista firmato in pompa magna dalle destre italiane, spiega Angelo Panebianco, politologo, editorialista del Corriere della Sera, professore di Scienza Politica all’Università di Bologna.

Mattarella è il garante della politica estera italiana?

Non ne ha più bisogno, con Draghi c’è sintonia. Sono ormai lontane le tensioni diplomatiche con la Francia e l’Ue, ora la supplenza è finita. Rimane un nodo da sciogliere.

Quale?

La Libia. In questi anni Italia e Francia sono state su sponde opposte, l’una con Tripoli, l’altra con Bengasi, la rivalità sul campo ha danneggiato entrambe. Adesso devono realisticamente prendere atto che sono altri a dettare le regole.

I rapporti saranno migliorati, ma al governo c’è ancora chi tifava i Gilet gialli.

Vero, ma il governo Draghi dà una garanzia alle cancellerie straniere, perché in politica estera i partiti non toccano palla, restano solo le sparate filocinesi di Grillo. Il premier e il capo dello Stato hanno messo la firma sull’europeismo di questo esecutivo. E in Europa c’è una congiuntura che aiuta.

Ovvero?

Da una parte Angela Merkel ormai al tramonto della sua esperienza politica. Dall’altra un Macron indebolito e preoccupato dalle prossime elezioni. In questo frangente il prestigio e la caratura europea di Draghi si trasformano in leve politiche.

La visita di Mattarella è anche una risposta al manifesto dei sovranisti europei?

Non c’è relazione diretta, ma certo un segnale emerge: il Quirinale e Palazzo Chigi vanno nella direzione opposta di quel patto.

La destra italiana non può fare a meno della pregiudiziale euroscettica?

Qui dobbiamo fare una distinzione. La posizione di Fratelli d’Italia, piaccia o meno, è assolutamente coerente con la sua storia e la sua collocazione politica. Il caso della Lega è più complicato. L’elettorato al Nord non sente sua l’ostilità all’Ue, e non a caso l’uscita dall’euro, fino a poco tempo fa un cavallo di battaglia leghista, ora è un tabù.

Però la Lega è molto cambiata negli anni.

Una scommessa vinta a metà. Il disegno di un movimento nazionale, sulla scia dei lepenisti in Francia, si scontra ora con la resistenza di Fdi al Sud. Il passaggio dal federalismo al sovranismo è rimasto incompiuto, complici le resistenze degli elettori al Nord. Anche rispetto a un governo dichiaratamente atlantista ed europeista, l’opposizione di Fdi è più coerente del sostegno un po’ schizofrenico del Carroccio.

Le recenti elezioni in Francia hanno aperto un dibattito in Italia. La destra lepenista non ha sfondato, è vero, ma, come ha scritto Giorgia Meloni al Corriere, le destre unite superano il 40% nel Paese.

La Meloni sorvola su un dettaglio: il successo dei gollisti è alternativo alla Le Pen, non si può sommare. Queste elezioni segnalano invece l’insuccesso dei movimenti più estremi.

Come si spiega?

In parte ha giocato un ruolo la parabola discendente di Donald Trump, il mondo sovranista europeo non ha ancora digerito il boccone amaro. E il trend è evidente non solo in Francia: in Germania la destra di Afd si è arrestata di fronte alla Cdu. Al posto di Macron, più della Le Pen, avrei paura dei gollisti, perché loro sono davvero un’alternativa. La destra italiana, soprattutto la Lega, farebbe bene a prendere appunti per riposizionarsi all’interno del governo Draghi. Sempre che il governo duri abbastanza.

 

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