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La ministra Dadone e la zampata contiana sulla giustizia. Le reazioni dure di Fedeli e Picierno

La ministra Dadone parla di uscire dalla maggioranza. Fedeli: “Sono allibita. Parole non consone al comportamento che deve avere una forza di governo”. Picierno: “Atto di infantilismo politico. Sulla giustizia abbiamo già accettato troppi compromessi”

Si apre un tema di affidabilità politica tutta interna ai grillini dopo le parole della ministra Dadone e la replica del ministro Patuanelli? Mentre ieri il tema della riforma della giustizia ha registrato piena condivisione in CdM, è stata sufficiente una notte per far mutare gli scenari. La ministra grillina (che assieme agli altri colleghi del M5s hanno approvato all’unanimità il testo in consiglio dei ministri) ha detto stamane che “senza miglioramenti alla riforma Cartabia, dobbiamo valutare l’ipotesi di dimissioni dal governo”.

Il collega Patuanelli ha precisato di essere con Draghi, anche perché come fanno osservare alcuni esponenti del Pd c’è stato tutto il tempo per avanzare dubbi o incertezze su un testo che è stato oggetto di un lungo lavoro da parte del Guardasigilli. Il timore, per ora solo sussurrato, è che la volontà di Conte di essere leader, e quindi orientare mosse e contromosse, possa essere di inciampo alla stabilità della maggioranza.

FEDELI ALLA MAGGIORANZA

Ci sono due esponenti del governo che dicono due cose differenti, osserva a Formiche.net la senatrice Valeria Fedeli, “e già questo non è un buon segnale rispetto a quanto avvenuto ieri in Consiglio dei Ministri”. La riunione infatti aveva registrato la condivisione da parte di tutti (grillini compresi) della richiesta di fiducia sul testo della riforma Cartabia, oggi invece c’è questo distinguo che apre un fronte per mano dei contiani nella maggioranza.

“Troverei molto grave – aggiunge l’ex ministra dell’istruzione – se l’affermazione della Dadone fosse un’affermazione effettivamente in campo. Mi auguro che, rapidamente, sia lo stesso ex premier Conte assieme ai ministri grillini al governo a fare chiarezza”. Il nodo verte a questo punto anche il modus. “Ho considerato serio che avessero fatto un dibattito sul tema, compreso il lungo lavoro della ministra Cartabia volto a trovare le condizioni per giungere, come è accaduto, ad un primo voto favorevole. E’stato un passaggio importante aver discusso in CdM, voglio sottolinearlo ancora, anche alla luce del colloquio intercorso tra il premier Draghi e lo stesso Conte”.

DUBBI E TENUTA

Proprio su questo tema la domanda da porsi riguarda la composizione, anche nervosa, della scacchiera grillina in seno all’esecutivo con i riverberi della diarchia Conte-Grillo, visto che nei giorni scorsi sia il chiarimento tra Conte e Grillo, che il vertice tra Conte e Draghi sul tema giustizia sembravano aver dissipato dubbi e tentennamenti. In molti si chiedono se la posizione della Dadone possa essere l’anticamera ad una fibrillazione dei contiani in maggioranza.

La senatrice Fedeli si dice “allibita” per un atteggiamento “non consono ad una forza di governo, che dimostra un comportamento non serio né coerente, visto che si tratta di un membro del governo”. Certo, aggiunge, sono legittimi tutti i dubbi ma non avanzati a posteriori, visto che il discorso era stato già chiuso in precedenza. “Diventa davvero un tema di difficile accettazione, per quanto mi riguarda”.

PICIERNO

Ma c’è anche un tema legato alle concessioni che in passato i dem hanno fatto ai grillini su temi delicati e su cui esistono sensibilità differenti. “Le dichiarazioni della Ministra Dadone sulla riforma della giustizia rischiano di rivelarsi un vero e proprio atto di infantilismo politico – dice a Formiche.net l’europarlamentare del Pd, Pina Picierno – . In una fase complessa e delicata come quella che stiamo attraversando, occorre uno sforzo comune per costruire una sintesi tra le diverse sensibilità politiche, soprattutto quando si tratta di questioni che riguardano il funzionamento dello Stato.

Se il dialogo tra PD e M5S inizia a vacillare su riforme decisive, mettendo addirittura a rischio la tenuta del governo Draghi, significa che qualcuno intende chiudere quel dialogo prima che inizi. Bene saperlo: sulla giustizia e sulla cultura garantista abbiamo già fatto troppi passi indietro, abbiamo già accettato troppi compromessi. Altro invece è mettere a fattor comune tutte le proposte e tutti i contributi cercando un equilibrio. Impuntarsi su posizioni pregiudiziali in modo irremovibile – conclude – determina una corsa al ribasso che danneggia il Paese e i cittadini”.

SACCONE

Sta tornando la schizofrenia politica targata M5s? Secondo il senatore Antonio Saccone (Udc-FI) l’episodio è da circoscrivere ad un atteggiamento tattico volto alla ricerca spasmodica di visibilità. “Sono convinto che Conte e Di Maio abbiano ormai coltivato una sensibilità politica e istituzionale tale da impedire di spaccare la maggioranza – osserva a Formiche.net – . Circostanza che, come tutti sanno, avrebbe un prezzo elevatissimo, quanto a credibilità internazionale e mancata opportunità di realizzare il Pnrr. Per cui penso che siamo ancora nel cinismo della tattica politica, spero davvero che sia così, anche perché nello scorso febbraio Di Maio aveva rassicurato tutti sulle caratteristiche del M5s, un partito democratico e affidabile”. E se non fosse così? “In caso contrario saremmo in presenza di un balzo all’indietro incredibile.”

@FDepalo

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