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Il budget militare fa discutere la Francia. Ecco perché

Il governo francese è andato pesantemente sotto al Senato (236 contrari e 43 favorevoli) sulla dichiarazione del primo ministro Castex sulla Legge di programmazione militare, voluta da Macron sin dal 2017. La ministra Parly ha paventato un “complotto politico”, secondo il deputato repubblicano de La Verpillière. Ma le critiche sono sulla trasparenza…

La Difesa francese sembra aver perso il sostegno bipartisan di cui ha ampiamente goduto negli ultimi anni. La scorsa settimana, il governo guidato da Jean Castex ha incassato al Senato ben 236 voti contrari (e 43 favorevoli) sulla dichiarazione relativa alla Legge di programmazione militare 2019-2025, voluta da Emmanuel Macron sin dal suo arrivo all’Eliseo nel 2017 per dotare le Difesa di budget crescente al fine di modernizzare l’intero strumento militare. Compatte tutte le opposizioni, anche all’Assemblea nazionale, critiche non sul valore del bilancio, ma nei confronti della mancata proposta di revisione che il governo stesso, secondo la legge, avrebbe dovuto presentare.

LA LEGGE

La Legge di programmazione militare 2019-2025 è affidata nella sua realizzazione alla ministra della Difesa Florence Parly. Quest’ultima ha fatto della Loi il suo cavallo di battaglia politico, da affermare tanto nello scenario interno, quanto sul fronte internazionale, in linea con la tradizionale postura francese da grande potenza, da affermare soprattutto in sede europea contestualmente allo sviluppo della Difesa comune e all’uscita del Regno Unito dall’Ue. La legge punta a rafforzare lo strumento militare in ogni suo aspetto e ad adattare la Difesa transalpina al mutato contesto internazionale. Per questo, ha previsto sin dal suo avvio un aumento anno su anno di circa 1,7 miliardi di euro, per registrare un complessivo +25% nel corso del suo complessivo svolgimento.

LE RISORSE E L’ATTENZIONE

Per il 2021 la Difesa francese dispone di 39,2 miliardi di euro. Dall’arrivo di Macron all’Eliseo, l’aumento del bilancio militare è stato costante (1,8 miliardi nel 2018 e 1,7 per quelli successivi), pari a 6,8 miliardi dal 2017. Nel tempo sono cresciute le voci dedicate ai nuovi domini operativi e l’attenzione all’innovazione. Nell’ultimo budget militare i finanziamenti a ricerca e sviluppo nel ammontano a 6,6 miliardi. In tale ambito, il sostegno all’innovazione è pari a circa 901 milioni, con l’introduzione di “DefInnov”, un fondo dotato di 200 milioni in cinque anni (che completa il già esistente DefInvest) per favorire gli investimenti in nuovi campi tecnologici. Quando a luglio 2019 la Parly svelò la Strategia spaziale di Difesa, promise inoltre un incremento di 700 milioni rispetto ai 3,6 miliardi già previsti per la militarizzazione extra-atmosferica. Per il fronte cyber la Loi prevede 1,6 miliardi, così da arrivare a quattromila combattenti informatici (attualmente sono tremila).

IL DIBATTITO POLITICO

Tutto questo ha ricevuto nel tempo un sostegno pressoché bipartisan, compatto per la maggioranza di governo. È stato così fino allo scorso 22 giugno, quando il primo ministro Jean Castex ha presentato all’Assemblea nazionale la sua dichiarazione sulla Legge di programmazione militare. Una dichiarazione, e non una revisione della legge stessa come previsto dal suo articolo 7, secondo cui il governo sarebbe dovuto ripassare dal Parlamento nel 2021 per modulare, con un nuovo atto legislativo, gli stanziamenti previsti dal 2023 in poi sulla base dei nuovi scenari emergenti. “Ho deciso di non sottoporvi in questa fase un testo di aggiornamento sulla Legge di programmazione militare”, ha detto Castex. Le ragioni sono “il fatto che l’obiettivo (il raggiungimento del 2% del Pil da spendere in Difesa, ndr) sia stato raggiunto prima della fine del periodo coperto dalla legge, la durata della crisi sanitaria e il calendario parlamentare”.

IL VOTO CONTRARIO AL SENATO

Ciò non è piaciuto alle opposizioni, che hanno denunciato la “mancata promessa”, l’assenza di “trasparenza” e criticato il governo per il mancato passaggio legislativo. Il 23 giugno lo stesso dibattito è andata in scena al Senato, dove però il governo Castex non ha la maggioranza. Il risultato è stato un netto 236 voti contrari e 46 favorevoli alla relazione del primo ministro. Voto ininfluente sulla tenuta del governo, ma con un peso politico rilevante per la Legge di programmazione militare che, nel 2018, era stata approvata a larghissima maggioranza. Ha influito anche il clima elettorale del post-regionali, con in vista la corsa al voto del 2022, ma il voto contrario in massa di repubblicani e socialisti si è fatto sentire. La reazione della Parly è stata di totale appoggio a Castex e di forte critica nei confronti degli oppositori parlamentari. La ministra ha parlato di un voto che risponde a interessi divergenti rispetto a quelli della Difesa nazionale.

COMPLOTTI IN VISTA

Parole che non sono piaciute a Charles de La Verpillière, deputato repubblicano, vice presidente della Commissione Difesa dell’Assemblea nazionale, che pochi giorni fa ha scritto una dura lettera al governo (firmata da altri undici membri della Commissione) ribadendo le critiche per il superamento del dibattito parlamentare previsto dalla legge. “La scorsa settimana, i gruppi di opposizione all’Assemblea nazionale e al Senato si sono astenuti o hanno votato contro la dichiarazione del primo ministro”, ha spiegato. “La signora Florence Parly vede questo voto come il risultato di un oscuro complotto politico che non tiene conto dei migliori interessi delle nostre Forze armate”, ma “la verità richiede di dire che è piuttosto l’atteggiamento del governo che non è stato né chiaro né all’altezza”.

LE RAGIONI DI PARLY

Secondo Castex e Parly, la pandemia da Covid-19 e la rapidità dell’evoluzione del contesto internazionale hanno impedito l’elaborazione di un testo di aggiornamento. L’aggiornamento ci sarà più avanti, hanno promesso, proseguendo gli impegni che la Difesa e il governo hanno finora messo in campo per il rafforzamento dello strumento militare. “Non siamo stati fermi”, ha detto la Parly all’Assemblea nazionale, ricordando i potenziamenti finanziari messi in campo e i documenti di revisione strategica adottati dal dicastero. A fine gennaio la ministra ha firmato il documento di “Actualisation strategique”, un’estensione degli obiettivi strategici fino al 2030, adattati al contesto attuale. Adatta la strategia militare d’Oltralpe a un contesto internazionale “deteriorato”, ribadendo il focus su nuove tecnologie (dal cyber allo Spazio) e un budget cospicuo e in costante crescita. E per la Nato propone “un nuovo contratto politico”

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