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Feltri e Meloni, storia di un’intesa. E sulla Carta dei valori europea… La versione di Crosetto

Guido Crosetto, fondatore e già coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia vede con favore l’adesione del fondatore di Libero Vittorio Feltri al partito di Giorgia Meloni. Il ddl Zan? “Lo contestavo da quando non andava ancora di moda farlo”

“Dopo aver dato tanto al giornalismo, si è accorto che ha ancora tanto da poter dare per la sua città”. Guido Crosetto, fondatore e già coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia vede così l’adesione del fondatore di Libero Vittorio Feltri al partito di Giorgia Meloni. Proprio nella sua Milano, dove ancora ci sono un po’ di carte da sistemare in casa centrodestra, il diretur ha deciso di candidarsi come capolista di FdI per le comunali.

Crosetto, Giorgia Meloni ora ha una bella freccia nella sua faretra. Si aspettava questa scelta?

Erano mesi che Feltri dichiarava abbastanza esplicitamente il suo apprezzamento rispetto l’azione politica di Giorgia Meloni. Peraltro l’apprezza da ben prima che Fratelli d’Italia superasse la doppia cifra nei sondaggi. Come formazione è sempre stato di centrodestra, probabilmente arrivato a un certo punto della sua vita ha deciso di scendere in politica con Meloni, con la quale ha un’affinità e una storia valoriale comune.

La candidatura di Feltri, a suo modo di vedere, sposterà una porzione consistente di voti su Milano?

È indubbiamente un personaggio di spessore. Ma la candidatura di Feltri a Milano è importante per Fratelli d’Italia perché gli conferisce un’autorevolezza e una dimensione di carattere nazionale. Al contrario di come generalmente è considerato, un partito radicato profondamente nel centro-sud, FdI da tempo è cresciuto al nord, facendosi interprete dei mondi produttivi. Comunque, il centrodestra a Milano è favorito perché i milanesi sono delusi dell’amministrazione uscente su alcuni aspetti rilevanti, come la sicurezza. Conditio sine qua non è la compattezza e la coesione dei partiti di centrodestra.

Uscendo dalla dimensione locale e nazionale, approdando a quella europea, come valuta la sottoscrizione, da parte di Salvini e Meloni, del documento e della Carta dei Valori presentata dai sedici partiti “sovranisti” a Bruxelles?

È stato un atto politicamente rilevante per mettere in piedi un contenitore politico che consenta di spezzare, in prospettiva, l’asse tra il Ppe e il Pse. C’è un tentativo di offrire, anche a livello europeo, una possibilità di alleanza di centrodestra che sia alternativa al centrosinistra. In chiave geopolitica, il fatto che questo documento sia stato sottoscritto anche da Orban è assolutamente positivo. E tutta Europa dovrebbe salutare con favore il fatto che il leader ungherese abbia scelto l’Occidente anziché la Cina, firmando questo documento.

Anche nel centrodestra, e segnatamente in Forza Italia, qualche malumore c’è stato…

Ho l’impressione che sia frutto di una valutazione superficiale. Peraltro trovo assurdo il fatto che le principali critiche a Orban vengano dal Ppe. Schieramento del quale lo stesso Orban faceva parte fino a pochi mesi fa.

In una recente intervista a Formiche.net, Marcello Pera auspicava la realizzazione di un documento simile anche per le forze di centrodestra in Italia. Come vede quest’ipotesi?

La condivido e la sottoscrivo. Avere una carta dei valori che accomuni le forze della coalizione sarebbe sicuramente importante. Tuttavia alla carta dei valori, va affiancato un programma politico che declini in modo pratico la visione che il centrodestra ha del futuro dell’Italia.

Molti hanno attaccato Salvini perché, pur stando nel governo di Mario Draghi, sottoscrive documenti ai quali partecipa anche il sovranista Orban.

Quando queste operazioni venivano fatte da politici della Democrazia cristiana o del Pci, la chiamavano realpolitik. Ora gridano allo scandalo. Eppure non mi ricordo levate di scudi contro Giulio Andreotti che parlava con Usa ed Iran, ad esempio…

Salvini e Meloni, con questa firma comune, stanno ricucendo i rapporti?

In un sistema come il nostro i partiti, ancorché della stessa coalizione, si trovano per forza di cose in competizione. E la competizione genera attrito. Tuttavia, a prevalere deve essere il raggiungimento dell’obiettivo più alto. Poi, se ci si arriva con più truppe da una parte o dall’altra poco importa.

In un passaggio della carta dei valori sottoscritta dai due leader della coalizione di centrodestra italiani, si fa esplicito riferimento alla difesa delle tradizioni, alla preservazione dell’identità e alla famiglia. Concetti che paiono in netta contrapposizione con il ddl Zan, che da mesi divide l’opinione pubblica. È un modo per ribadire, anche a livello europeo, l’avversione a un certo tipo di rivendicazioni?

Personalmente contesto il ddl Zan da prima che andasse di moda criticarlo. Ma soprattutto eccepisco sulla improbabilità dell’articolo 4. Il problema è che nessuno vuole ammettere di aver sbagliato. Sono convinto che, con qualche piccola modifica, il ddl Zan passerebbe al 99%. Invece così, cercando di estendere le libertà per alcune categorie, si creano maggiori disparità per altre.

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