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Rcs, Unicredit e il riassetto in Generali. Ferrando legge la calda estate della finanza

L’editorialista e cronista finanziario del Sole 24 Ore spiega a Formiche.net cosa si nasconde dietro l’addio di Micciché a Rcs, l’impennata di Del Vecchio in Mediobanca e la mossa di Unicredit su Monte dei Paschi

C’è movimento ai piani alti della finanza italiana. Nelle ultime settimane si è assistito a un certo fermento, dalle parti di Mediobanca, il salotto buono della finanza italiana un tempo regno incontrastato di Enrico Cuccia ma anche in zona Rcs e, ovviamente Mps. Andando con ordine, il 1 luglio scorso Leonardo Del Vecchio, attraverso la finanziaria di famiglia, Delfin, è salito al 19% di Mediobanca, portandosi a pochi millimetri dalla soglia fissata dalla Bce, il 20%.

Operazione che a detta di molti è il preludio di un riassetto in Generali, quasi certamente nella governance, di cui Mediobanca è azionista al 12,9% e lo stesso fondatore di Luxottica (oggi per metà francese dopo la fusione con Essilor) è socio al 4,8%. Poi c’è stato il clamoroso addio di Gaetano Micciché, presidente di Imi, al board di Rcs-Corriere della Sera. Una scelta arrivata  però alla vigilia dell’importante cda odierno sui conti del gruppo, in cui si è parlato anche della vicenda Blackstone, il fondo Usa che, al giudice di New York, chiede 600 milioni a Rcs e a Urbano Cairo per aver ostacolato la cessione della sede di via Solferino ad Allianz.

Infine, ciliegina sulla torta,  lo sblocco del risiko bancario, ovvero la mossa di Unicredit che ha avviato trattative formali con il Tesoro, azionista del Monte dei Paschi, per rilevare la banca senese, tutta o solo alcuni asset, verosimilmente la parte buona e sana. Cosa significa tutto questo? Formiche.net ne ha parlato con Marco Ferrando, giornalista del Sole 24 Ore, caporedattore del dorso Finanza&Mercati e grande esperto di banche.

Partendo proprio dal dossier Unicredit-Mps, “credo che siamo dinnanzi a un accordo politico più che a un’operazione finanziaria. Mancano cioè, i dettagli e i numeri dell’architettura finanziaria dell’operazione, ci sono solo le premesse generiche”, spiega Ferrando. “Questo rende la trattativa tra Unicredit e Mef non banale e la stessa scelta degli asset da parte di Unicredit sarà un’operazione complessa. Però, essendo un accordo politico raggiunto con un governo determinato e credibile penso sia difficile che non venga onorato”.

Passando alla partita per Mediobanca con vista sulle Generali, Ferrando chiarisce che sì, “sia Del Vecchio, sia Caltagirone (azionista del Leone al 5,6%, ndr), hanno impiegato molte risorse sia in Mediobanca sia in Generali. Ma oggi Piazzetta Cuccia sembra più il mezzo che il fine. Dunque l’obiettivo più plausibile, se non altro visti gli sforzi fatti, sembra quello di un rimescolamento dentro le Generali, posto che i due azionisti finora sono stati molto riservati, non hanno scoperto le carte e hanno fatto del riserbo un loro punto di forza”.

E l’addio di Micciché? “Si tratta della formalizzazione di una situazione di disagio, soprattutto di Intesa, un disagio verso alcune scelte di Rcs, a cominciare proprio dalla battaglia con Blackstone”.

Intanto, la Consob si riserva di esaminare la semestrale di Rcs per le valutazioni del caso. Questo apprende Radiocor da ambienti vicini alla Commissione per la Borsa dopo la decisione di Rcs di non accantonare risorse al fondo rischi per la causa legale contro il fondo Blackstone (come comunicato oggi dal gruppo editoriale in occasione della diffusione dei conti).

La Commissione, quindi, attenderà la pubblicazione dettagliata della relazione finanziaria semestrale al 30 giugno di Rcs per capirne i motivi. Le valutazioni, come accade sempre in casi del genere, consisteranno, tra l’altro, in un esame del trattamento contabile della vicenda Blackstone alla luce degli standard internazionali di contabilità.

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