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Per chi votano gli ok vax? Il mosaico di Fusi

L’affondo di Draghi può essere o meno criticato ma ha sortito l’effetto desiderato. Gli italiani non ancora vaccinati si sono riconosciuti nell’invito del presidente del Consiglio, in questo modo accrescendone l’autorevolezza e la “presa” politica. Ma chi sono quelli che fanno proprio il monito del Capo e lo seguono? A quali classi sociali appartengono? Per quali partiti votano?

Dopo la frustata in diretta tv di Emmanuel Macron sulla necessità di un Green pass assai severo, quasi un milione di francesi sono corsi a prenotarsi per avere al più presto il vaccino. In Italia il governo Draghi ha varato misure simili ma più light e il fenomeno francese, seppur in scala ridotta, si è ripetuto: dopo la conferenza stampa di giovedì del premier, ci sono state centinaia di migliaia di richieste e un boom di prenotazioni: nelle Regioni, dal 15 al 200 per cento.

Sono dati che si prestano ad una doppia interpretazione. La prima, di tipo istituzionale. La leadership funziona eccome quando si esprime con messaggi diretti, chiari, comprensibili. E soprattutto quando si accolla la responsabilità di dire le cose come stanno, senza infingimenti o obliquità. Il che non vuol dire che si tratti aprioristicamente di indicazioni giuste con obblighi erga omnes. Il sistema democratico prevede la possibilità di opporsi al pressing del potere in modo che non diventi eccessivamente vincolante sotto il profilo delle libertà individuali.

Tuttavia in situazioni diciamo critiche se non esattamente emergenziali, la capacità del Timoniere di indirizzare l’opinione pubblica risalta particolarmente. È accaduto per la pandemia e i vaccini, succederà anche in altre occasioni. La seconda, di stampo prettamente politico e sociale. Chi sono quelli che fanno proprio il monito del Capo e lo seguono? A quali classi sociali appartengono? Per quali partiti votano? Sono forse astensionisti che non si riconoscono nelle forze politiche e al momento del voto disertano le urne e che tuttavia riconoscono la legittimità della leadership e la seguono? Insomma chi corre a vaccinarsi che tipo di gente è, a chi risponde, vanno collocati dentro o fuori il gioco politico comunemente inteso?

Sono domande fondamentali per i partiti perché indipendentemente dai numeri il riflesso che scatta nell’opinione pubblica segna una tendenza che la politica farebbe un errore madornale se disattendesse. Una delle conferme sta nel fatto che seppur tra forti mugugni Matteo Salvini si è subito vaccinato, la Meloni ha annunciato di volerlo fare (“Ma mia figlia neanche in catene”) e pure Conte si appresta alla seconda inoculazione.

Dunque se da un lato lascia allibiti il fatto che tanti over 50 ancora non si siano vaccinati, dall’altro il punto è se i partiti più sensibili alle ragioni del popolo dei no vax o dei semplicemente scettici facciano bene ad accarezzare quel tipo di atteggiamento oppure è opportuno cambino registro visto che la voglia di vaccino esiste, e forse comincia ad attecchire anche tra i più giovani, che poi sono la fascia d’età adesso maggiormente a rischio.

Il dato politico che sottende questi interrogativi è corposo. È infatti evidente che se da un lato la premiership governativa, in qualunque Stato e di qualunque colore, di fronte alla recrudescenza del virus e all’aggressività delle varianti non può far altro che stringere i bulloni delle misure di sicurezza, dall’altro partiti e movimenti hanno più libertà d’azione e possono mandare messaggi diversi. Ma se non riconoscono le tendenze di fondo dei cittadini rischiano di perdere il contatto con un pezzo della loro costituency. Fatto sempre e comunque negativo per chi deve interpretare e rappresentare le istanze dei cittadini.

L’affondo di Draghi, come quello di Macron, può essere o meno criticato ma ha sortito l’effetto desiderato. Gli italiani non ancora vaccinati si sono riconosciuti nell’invito del presidente del Consiglio, in questo modo accrescendone l’autorevolezza e la “presa” politica. I partiti di maggioranza e di opposizione non possono che prenderne atto e decidere di orientare oppure no il loro atteggiamento sulla scia della determinazione di palazzo Chigi. Si tratta di un tema decisivo visto che purtroppo il Covid ci accompagnerà ancora per mesi. E le parole di Draghi: “l’invito a non vaccinarsi è un invito a morire” risuoneranno ancora a lungo.

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