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La giustizia non è una clava. La riforma Cartabia vista da Verini (Pd)

Il deputato Pd e membro della commissione Giustizia commenta l’esito del Consiglio dei ministri sulla riforma proposta dalla guardasigilli Cartabia. “Si tratta di un lavoro che può garantire al nostro Paese una giustizia pienamente rispettosa dei dettami costituzionali. Dalla ragionevole durata dei processi, alla presunzione di non colpevolezza”. E sul caos 5 Stelle…

La riforma del processo penale è passata all’unanimità al Consiglio dei ministri. I mal di pancia, però, specie in casa grillina, erano noti da tempo. D’altra parte il tema della giustizia, segnatamente quella penale, era diventato un simulacro identitario per i pentastellati. Ora la situazione è un po’ cambiata e anche i ministri grillini hanno votato il testo della riforma Cartabia grazie alla mediazione del premier Mario Draghi. Dunque, siamo arrivati “a una soluzione che costituisce una grande occasione per il nostro Paese”. La pensa così Walter Verini, deputato Pd e membro della commissione Giustizia.

Verini, come giudica il lavoro svolto dalla guardasigilli Marta Cartabia nel suo complesso?

Si tratta di un lavoro che può garantire al nostro Paese una giustizia pienamente rispettosa dei dettami costituzionali. Dalla ragionevole durata dei processi, alla presunzione di non colpevolezza. E, in questo senso, stabilisce anche per le vittime di reati il diritto ad avere un esito processuale definito. Al tempo stesso questa riforma ha il merito di provare a tenere assieme punti di vista che obiettivamente in questi anni sono stati da un lato totem e dall’altro tabù.

A che cosa si riferisce?

Alla modalità con la quale si è affrontato il tema della giustizia, facendolo diventare un terreno di scontro politico. Questo ha generato una conseguenza spiacevole: la giustizia è stata spesso usata come clava. Per questo oggi parlo di un’occasione importante per il nostro Paese.

Si riferisce ai grillini?

Non solo. Mi riferisco anche a una certa destra che ha utilizzato il garantismo a correnti alternate per produrre leggi ad personam. Poi, l’estremismo opposto – quello del giustizialismo populista – ha avvelenato anche una parte consistente della sinistra. Per cui la sfida è anche culturale. L’obiettivo deve essere quello di avere una giustizia efficace, veloce, di respiro europeo. Cartabia ha fatto un ottimo lavoro e, se passerà la riforma, sarà una vittoria per tutto il Paese.

Tuttavia il Movimento 5 Stelle, con le diverse contrapposizioni che si stanno profilando, ha dimostrato di avere i nervi parecchio scoperti sul fronte giudiziario.

Credo che dentro le posizioni diverse del Movimento 5 Stelle ci sia il riflesso di una situazione complessa che il Movimento vive. In una fase nella quale non c’è una leadership definita e forte, le posizioni delle singole correnti si lanciano e talvolta confliggono tra di loro. Tuttavia il mio auspicio, al netto dei grillini, è quello di superare una contrapposizione ideologica e di maturare una consapevolezza diversa.

L’alleanza tra il Pd e il Movimento, in questa fase e con questi presupposti, scricchiola?

Noi siamo impegnati a costruire un campo progressista che servirà a frapporre un argine all’avanzata delle destre. Il Movimento 5 Stelle è sicuramente un partner, ma occorre che completi al più presto il processo di “normalizzazione” che sta affrontando. Sicuramente il fatto che Conte in queste ore abbia definito prioritario il confronto con noi e LeU ci fa ben sperare.

Tornando a due temi dirimenti. Sulla prescrizione, non senza sforzi, il Consigli dei ministri è riuscito a superare la riforma proposta da Bonafede. Che ne pensa?

La soluzione trovata è una di quelle che aveva indicato anche il Pd. Tuttavia, se riuscissimo a garantire la durata certa dei processi, sarebbe una rivoluzione copernicana e il tema della prescrizione passerebbe in secondo piano. È giusto che il tema venga posto, ma è altrettanto giusto cercare di aggredire alla radice il problema: i tempi del processo.

Anche alla luce degli scandali che l’hanno coinvolto in questi ultimi tempi, altro punto dolente è sicuramente legato alla riforma del Csm. E all’elezione dei suoi membri. Ha qualche soluzione per superare carrierismo e logiche di fazione?

Attualmente la riforma del Csm è incardinata alla Camera. L’obiettivo generale deve essere quello di aiutare la rigenerazione della magistratura italiana per combattere il correntismo e il carrierismo che ne hanno inquinato la credibilità. Per questo occorrono nuove forme di elezione, serve attribuire un peso maggiore alle valutazioni dei consigli giudiziari e, soprattutto, una valutazione basata sulle performance dei magistrati. Noi proporremo una legge costituzionale per istituire un’alta corte a cui sarà conferito il compito di valutare i magistrati.

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