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Sfida Grillo-Conte, ora sarà reazione a catena?

Ciò che sta accadendo riguarda tutti perché, al di là delle rivalità personali, è l’ennesimo sintomo di crisi della politica da cui i cittadini si sentono sempre più lontani. Il commento di Marco Mayer

L’errore più grave che la politica e tutti i partiti devono evitare è ritenere che il duello tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo non li riguardi e che esso si limiti soltanto a una faida di potere interna al Movimento 5 stelle.

Ciò che sta accadendo riguarda tutti perché, al di là delle rivalità personali, è l’ennesimo sintomo di crisi della politica da cui i cittadini si sentono sempre più lontani.

Alla radice del terremoto nei 5 stelle c’è ancora una volta una profonda doppiezza: una forza politica che nei suoi comportamenti concreti non riesce a mantenere le sue promesse e a soddisfare le aspettative per cui milioni e milioni di cittadini l’hanno votata nel 2018.

Tutti devono preoccuparsi; in questi giorni la crisi è esplosa nei 5 stelle, ma è possibile una reazione a catena.

Il pericolo maggiore è un ulteriore aumento dell’astensionismo elettorale per la sfiducia crescente dei cittadini italiani nella partecipazione politica e democratica alla vita della comunità nazionale.

I 5 stelle non avevano promesso la luna, ma di comportarsi in modo diverso dagli altri: niente clientelismo e tanta trasparenza.

Basta entrare nei piani nobili di un ministero o nell’anticamera di un ministro o di ente pubblico nazionale per verificare che non è così. Si trovano le solite cerchie di portavoce, consiglieri, consulenti e collaboratori scelti sulla base della fedeltà – più o meno – come avviene per gli altri partiti.

In questi giorni si è lavorato per trovare uno stipendio a Rocco Casalino in Parlamento  o un posto di lavoro all’ex ministra Paola Pisano alla Farnesina.

Inutile proseguire con un lungo elenco di nomi e cariche. Il Movimento 5 stelle al governo e nel sottogoverno ha di fatto occupato posti e incarichi come gli altri: niente di nuovo sotto il sole.

L’allontanamento di circa la metà degli elettori dei 5 stelle si spiega con questo: chi ha creduto alle novità solennemente proclamate da Grillo e Gianroberto Casaleggio si è arrabbiato perché ha toccato con mano tanta ipocrisia e incoerenza.

Non è da escludere che la grande rabbia di Grillo nasconda la delusione per un sogno infranto. Ma non può recriminare. Dopo la grande vittoria elettorale del 2018, il supremo garante è stato lui ed è lui che non ha vigilato come avrebbe dovuto.

Conte ha compiuto alcuni errori soprattutto sul piano della politica estera e della sicurezza nazionale, ma è troppo comodo scaricare tutte le colpe sull’”Avvocato del popolo”, su Casalino, sulle tante “primule” e sui grillini “tossicodipendenti”.

Per evitare la spaccatura finale e la scissione di Conte ieri sera Grillo ha deciso un ultimo tentativo di mediazione incaricando un comitato di 7 saggi con il compito di  rivedere lo statuto e la carta dei valori del Movimento 5 stelle.

L’esito non è  affatto scontato: a parte il ruolo del garante e i profili organizzativi e statutari anche la carta dei valori è una difficile montagna da scalare.

Come conciliare i valori euroatlantici e gli ideali liberaldemocratici ribaditi da Luigi Di Maio pochi giorni fa nell’incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken con l’ammirazione di Grillo per il regime autoritario di Pechino impegnato a festeggiare con grandi parate militari il centenario della nascita del Partito comunista cinese.

Non c’è solo dunque lo scontro politico tra Conte e Grillo, ma anche l’incognita del crescente dualismo tra le posizioni internazionali di Grillo e quelle di Di Maio.

Nei prossimi giorni vedremo se si tratta di un breve cessate il fuoco o se la tregua interna al Movimento 5 stelle produrrà una soluzione duratura e decente.

Ma ripeto ciò che è accaduto ai 5 stelle è una lezione per tutti. Ci vuole coerenza e tutti i partiti devono darsi una regolata. In questi anni sono proliferati gli incarichi (più o meno manageriali) a (ex) politici in aziende pubbliche e private, autorità di garanzia, fondazioni di ogni genere, ex municipalizzate.

È sacrosanto distinguere tra la logica della politica e la logica della morale, ma questo non significa che queste due dimensioni debbano essere incomunicanti e prive di interrelazioni.

I pochi giovani che si avvicinano ai partiti lo fanno perché condividono grandi valori e pensano di impegnarsi in attività utili alle comunità sociali.

Purtroppo la maggioranza dei ragazzi si allontana presto perché non trova stimoli all’azione e vere occasioni di impegno. I pochi che restano spesso lo fanno soltanto perché sono in cerca di uno strapuntino.

In politica non esiste una diversità antropologica, non può esserci nei 5 stelle oggi. Come in un contesto storico politico del tutto diverso non poteva esserci nel Pci nella Prima repubblica.

Ogni persona è diversa dall’altra e le motivazioni che spingono all’azione sono le più varie, come è documentato dalla letteratura scientifica.

Nessun partito ha il diritto di rivendicare una superiore diversità dei suoi aderenti. La politica, tuttavia, non può vivere senza una minima dimensione etica.

Le due alternative sono semplici e attengono alle modalità di gestione del potere. In democrazia  Il cuore della politica è  la conquista e il mantenimento del potere sulla base del consenso popolare.

Per alcuni politici la battaglia per il potere è fine a se stessa (il potere per il potere con eventuali vantaggi di immagine e/o economici). Per altri l’ambizione del potere si coniuga con il desiderio di migliorare la società con azioni concrete.

Oggi nei partiti (5 stelle compresi) domina l’etica della prima categoria (l’etica dell’esibizionismo e dell’irresponsabilità). Non so se è possibile un’inversione di rotta. Certo sarebbe assolutamente necessaria una svolta: l’Italia dovrà spendere in pochi anni circa 200 miliardi di euro.

Mario Draghi ha giustamente affermato che andranno spesi con onestà. Ma questo sarà possibile solo se tutti i partiti (di maggioranza e di opposizione) cambieranno registro.

La dura lezione della pandemia è, in fondo, molto semplice per i partiti e per i politici: è giunto il momento di abbandonare il narcisismo dominante in nome dell’etica della responsabilità.

Se non ora quando? Non so se Grillo e Conte saranno in grado di farlo placando gli istinti più bellicosi dei loro ego, ma a prescindere dai loro destini personali l’auspicio è  che l’intera classe politica in nome dell’etica della responsabilità ritrovi un minimo di sintonia con i cittadini italiani nel supremo interesse dei nostri figli e dei nostri nipoti.

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