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Agenzia cyber, Mediterraneo, Afghanistan e base negli Eau. Guerini al Copasir

Dopo il sottosegretario Gabrielli, il Copasir ascolta il ministro Guerini. Ecco tutti i punti dell’audizione. Domani tocca a Di Maio

Dopo l’audizione di ieri in cui il prefetto Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, ha parlato della comportamentale sugli incontri tra operatori dell’intelligence e altri soggetti e del software Pegasus, oggi al Copasir è tornato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha guidato a inizio legislatura il Comitato oggi presieduto da Adolfo Urso di Fratelli d’Italia. Domani toccherà al ministro degli Esteri Luigi Di Maio sfilare davanti al Copasir.

Cinque i temi affrontati nell’incontro secondo quanto riferito dal presidente Urso.

L’AGENZIA PER LA CYBERSICUREZZA NAZIONALE

Il primo: gli aspetti salienti del decreto sull’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che oggi ha incassato il via libera della Camera, con particolare riferimento alla differenziazione delle aree di intervento tra la nuova Agenzia, la cyber-defence e gli altri operatori nel campo della sicurezza nazionale. Intervistato da Formiche.net, Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, ha ribadito l’impegno del governo a “fare in modo che già a settembre si possano fare i passi necessari, con gli otto decreti attuativi, a cominciare dalla nomina del direttore”. Quanto alla legge 124/2007 sui servizi servizi, il sottosegretario ha sostenuto che “il problema” “dev’essere ricondotto a livello governativo” ed è “necessario passare una mano di vernice per dargli una bella rinfrescata”.

DOMINI NATO

Il secondo: i nuovi domini operativi della Nato, che accanto ai tre ambiti tradizionali di terra, cielo e aria, oggi includono anche lo spazio cibernetico e lo Spazio. A proposito dell’arena cibernetica è importante sottolineare che un emendamento al decreto sull’Agenzia assicura il raccordo di questa con il ministero della Difesa per gli aspetti inerenti a progetti e iniziative in collaborazione con la Nato e con l’Agenzia europea per la difesa. Quanto allo Spazio, invece, vanno ricordati i recenti incontri sull’asse Roma-Parigi-Bruxelles con protagonisti il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario Bruno Tabacci per l’Italia, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire per la Francia e il commissario europeo Thierry Breton.

MEDITERRANEO ALLARGATO

Il quarto: il cosiddetto “triangolo di instabilità” del Mediterraneo allargato, con al centro il Sahel e come vertice l’Oceano Indiano, il Golfo di Guinea e la Libia. La naturale sfera geopolitica dove si muovono gli interessi nazionali dell’Italia è oggetto di dinamiche di destabilizzazione. Il “triangolo” ha varie sensibilità. Sul Nordafrica va registrato il sommarsi della crisi apertasi in Tunisia alla ancora fragile stabilizzazione libica; tutto in un’area in cui Algeria e Marocco, tanto quanto l’Egitto, soffrono problemi di tenuta costanti. Il Corno è oggetto della crisi armata del Tigray, che interessa l’Etiopia ma si espande a Eritrea e Sudan, così come le questioni che riguardano la Gerd, la diga etiope sul Nilo attorno cui salgono le preoccupazioni egiziane. Il Golfo di Guinea, dove la Marina italiana è presente in operazioni contro la pirateria chiude il terzo lato di una regione ampia, complessa e articolata dove si muovono anche gli interessi di attori come Russia e Cina e potenze regionali sempre più interessate a usare questi territori e le crisi collegate come punto di slancio della loro proiezione internazionale.

AFGHANISTAN

Il terzo: il supporto italiano all’Afghanistan alla luce del disimpegno militare. Dinamiche simili a quelle del Mediterraneo allargato si snodano in Afghanistan e nei territori eurasiatici, con quegli stessi attori impegnati a capitalizzare i frutti del ritiro occidentale dal Paese. Con un’attenzione ulteriore per l’Italia, che uscita dal suolo afghano si ritroverà a breve a coordinare la missione Nato in Iraq, orientata alla lotta ma anche forma di presenza del “sistema Occidente” in un’area oggetto di penetrazioni esterne.

LA BASE NEGLI EMIRATI

Il quinto: la cessazione dell’utilizzo dell’aeroporto di Al Mihad, negli Emirati Arabi Uniti, e le soluzioni per il mantenimento di una presenza logistica nella regione per non sovraccaricare quella in Kuwait, “divenuta centro nevralgico delle nostre capacità di supporto strategico nella regione”, come spiegato nei giorni scorsi dallo stesso Guerini in Parlamento. Il ministro aveva parlato anche di “azioni diplomatiche in corso per la ripresa del dialogo e il ristabilirsi di relazioni positive con gli Emirati Arabi, che rappresentano sicuramente un partner strategico nella regione”.

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