Skip to main content

L’incontro Italia-Iran in Senato è una “riparazione” per lo sgarbo sessista?

La commissione Esteri del Senato ha incontrato l’influente commissione Sicurezza nazionale dell’Iran. Lavori guidati non dal presidente Petrocelli (M5S) ma dalla vice Garavini (IV). C’è un retroscena: ad aprile gli iraniani si sono tirati indietro dopo aver saputo che la seduta sarebbe stata guidata da una donna. E oggi…

Oggi pomeriggio la commissione Esteri del Senato ha incontrato, in videoconferenza, la commissione Sicurezza nazionale e politica estera del Majles, il Parlamento iraniano, nell’ambito dell’Affare sulle priorità dell’Italia nel quadro dei nuovi equilibri geopolitici nel Medio Oriente allargato. Si è trattato di un ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi e dai senatori interessati.

Curiosamente, a presiedere la seduta è stata Laura Garavini, senatrice di Italia Viva e vicepresidente della Commissione. Ciò è accaduto nonostante il presidente della Commissione, il senatore Vito Petrocelli del Movimento 5 stelle, fosse presente all’incontro.

Come mai?

Diverse fonti parlamentari ricostruiscono con Formiche.net l’accaduto. La seduta odierna arriva a distanza di quasi tre mesi dalla prima convocazione dell’incontro tra le due commissioni, saltato all’ultimo minuto a causa dell’assenza del senatore Petrocelli. Era il 27 aprile e si trattava di un ufficio di presidenza, ragione per cui non si trova traccia sul sito del Senato.

Era stato lo stesso Petrocelli a delegare la vicepresidente Garavini per la guida della seduta, convocata su iniziativa italiana. Ma appena arrivata la notizia in Iran è scattato il diniego dell’allora presidente della commissione, Mojtaba Zonnour, un fedelissimo dell’ayatollah Ali Khamenei, che nei mesi scorsi aveva chiesto l’esecuzione dell’ex presidente Hassan Rouhani per il suo impegno a di tornare al dialogo con gli Stati Uniti.

A questo punto le ipotesi sul rifiuto sono due. La prima: che da Teheran tenessero particolarmente alla presenza del pentastellato, che oggi ha sottolineato nel suo intervento come la sua visita in Iran nell’aprile del 2019 sia stata “l’ultima” di “un esponente politico di rilievo italiano”. La seconda: che i membri del Majles non gradissero che la presidenza della seduta fosse affidata a una donna.

A giudicare dalla seduta “riparatoria” di oggi, con la presidenza affidata alla senatrice Garavini e l’ultimo intervento per la parte italiana al senatore Petrocelli, la seconda è l’ipotesi più accreditata. A quanto risulta a Formiche.net, la commissione Esteri avrebbe fatto quadrato attorno alla senatrice di Italia Viva per dimostrare che sui temi fondamentali le istituzioni italiane non si piegano.

Molti i temi toccati dagli iraniani in audizione. Vahid Jalalzadeh, presidente della commissione, ha chiesto “al governo italiano di aiutarci […] ad acquistare i vaccini in modo che [i] Paesi […] che per via delle sanzioni americane hanno bloccato i nostri soldi possano liberarli”. Ma ha omesso di dire che l’Iran fa già parte di Covax. Poi ha detto che un eventuale intervento italiano nel Golfo “non avrebbe una buona impressione nell’opinione pubblica iraniana”, trascurando il fatto che esso non sia eventuale, bensì deciso all’interno della missione Emasoh.

Nel suo intervento il diplomatico Hossein Noushabadi potrebbe aver dato una notizia: “Sappiamo che l’Italia ha voluto fortemente il ritorno degli Stati Uniti al tavolo dei negoziati Jcpoa e ha fatto di tutto perché i Paesi coinvolti abbiano un approccio positivo”. Successivamente ha spiegato che “tutto il mondo sa che l’Iran non ha violato nessun [punto dell’accordo] nucleare” tacendo però i report dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica che dicono il contrario e parlano di violazioni ben prima dell’uscita degli Stati Uniti decisa dall’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump.

Infine, prima di sostenere che “lo Stato islamico è stato creato dagli americani”, Jalalzadeh ha commentato i casi dei prigionieri politici Ahmad Reza Jalali e Nasrin Sotoudeh invitando l’Italia a non intromettersi negli affari di altri Paesi. “Per rispetto nei vostri confronti indagherò su questa questione”, ha spiegato rispondendo alle richieste sollevate da diversi senatori. Poi, però, l’avvertimento: “Noi dobbiamo rispettare la nostra Costituzione”, ha aggiunto sottolineando la separazione tra il potere legislativo e quello giudiziario – concetto che però appare venire meno quando, per esempio, il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif parla di scambi di prigionieri con l’Occidente.

Come detto, l’ultimo intervento da parte italiana è stato affidato al senatore Petrocelli, che soltanto un mese fa, dopo aver sottoscritto con Beppe Grillo un documento anonimo sullo Xinjiang in difesa della Cina contro le “faziosità” dei governi e dei media occidentali, aveva dichiarato quanto segue a Repubblica: “A differenza di altri non devo ogni volta ribadire la mia fede filoatlantica, ma penso che proprio all’interno del campo occidentale l’Italia debba essere il miglior riferimento per Russia, Cina e Iran”. Parole che, come raccontato su Formiche.net, gli erano valse il plauso di Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese.

Quanto all’Iran, invece, il senatore pentastellato ha insistito molto sulla sua visita del 2019 citando tutti i rappresentanti della politica iraniana incontrati. In particolare ha ricordato il confronto, anche sui casi dei prigionieri politici, con Mohammad Javad Larijani, segretario generale del Consiglio dei diritti umani del potere giudiziario, noto per aver invitato il mondo a ispirarsi, nel contrasto ai reati di droga, all’Iran, che applica la pena di morte.


×

Iscriviti alla newsletter