Come anticipato da Formiche.net il ceo di Intel, Pat Gelsinger è stato a Roma per vedere Draghi, Colao e Giorgetti. A “Repubblica” spiega che l’Italia è in corsa per una fabbrica da 100 miliardi di dollari
Come rivelato da Formiche.net nei giorni scorsi, Pat Gelsinger è stato a Roma, tappa di un tour europeo che l’ha portato a Versailles, a Bruxelles e a Berlino. L’amministratore delegato di Intel, azienda americana tra i tre grandi produttori mondiali di microchip, ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri Vittorio Colao (Innovazione tecnologica e transizione digitale) e Giancarlo Giorgetti, oltre ai vertici delle grandi aziende che comprano microchip come Tim e Leonardo e a papa Francesco.
E ha rilasciato un’intervista a Repubblica raccontando l’intenzione di aprire un’altra grande fabbrica di semiconduttori in Europa (un progetto da 100 miliardi di dollari), oltre a quella in Irlanda, affinché il Vecchio continente raddoppi la produzione di microchip entro il 2030. “Dove? Lo decideremo presto”.
Come raccontavamo su Formiche.net, l’impianto di produzione potrebbe sorgere nella base aerea di Penzing-Landsberg, a Ovest di Monaco, in Baviera. Per realizzarlo però bisogna mettere sul tavolo almeno 8 miliardi di euro in aiuti di Stato. Ecco spiegata la ragione del tour europeo: chiedere alla Commissione europea flessibilità per gli aiuti di Stato.
“Che speranze ha l’Italia di battere la concorrenza europea?”, chiede l’intervistatore. Ecco la risposta:
“L’Italia in questo momento ha un grande primo ministro. Siete fortunati. È una persona eccezionale che non ha nulla da dimostrare a livello mondiale e che adesso ha come unico obiettivo quello di far crescere l’Italia. Poi avete una grande tradizione tecnologica e ottimi ingegneri. E poi c’è il Recovery Plan: l’Unione Europea ha deciso di destinare all’Italia la maggior parte dei finanziamenti per ripartire. È una grande occasione”.
Poi una domanda sul Pnrr già approvato e i margini per destinare parte dei fondi per sostenere la fabbrica europea dei microchip. Ecco la risposta:
“Draghi e Colao mi sono parsi entusiasti, non vogliono disperdere le risorse in tanti piccoli progetti ma concentrarsi su pochi obiettivi importanti con i quali fare la differenza. Poi certo, potremmo decidere di fare la fabbrica in un paese e un centro di ricerca in un altro e un laboratorio in un altro ancora. Decideremo presto, una fonderia di microchip è un investimento importante, ma l’Europa deve raddoppiare la produzione di microchip entro il 2030 (oggi è al 10 per cento del fabbisogno, ndr), i vantaggi di questa strategia saranno tanti”.
Stati Uniti e Unione europea si muovono sul dossier microchip. E anche l’Italia, e non soltanto sul fronte americano, come abbiamo spiegato su Formiche.net. L’italo-francese Stmicroelectronics, controllata al 27,5% da St Holding, una joint venture partecipata al 50% dal Mef e da Ft1Ci, veicolo a sua volta detenuto al 95% dalla “Cdp” francese, la Bpi France, ha in ballo due grandi investimenti nel nostro Paese: uno ad Agrate, in Brianza, l’altro vicino Catania, nella valle dell’Etna. Ma per ora il progetto è sulla carta e l’investimento potrebbe saltare in assenza di una deroga esplicita alla nota finale nel Pnrr in cui viene “esclusa” la presenza di aiuti di Stato in accordo con le regole della Commissione europea.
AGGIORNAMENTO. Un portavoce di Intel spiega: “Per quanto riguarda gli incentivi Ue per i semiconduttori, Intel non ha richiesto un importo specifico. Tuttavia, come ha detto il nostro Ceo, i leader europei devono fare gli investimenti necessari per garantire un’industria dei semiconduttori vivace, costruire un’offerta resiliente ed espandere l’innovazione a lungo termine. Attualmente, far funzionare una FAB in Europa o negli Stati Uniti può può costare il 20-40% in più rispetto ai Paesi asiatici. Guardando a Europa e Stati Uniti per aiutare a bilanciare la catena di fornitura globale di silicio, siamo incoraggiati dalla risposta che abbiamo ricevuto dai leader di governo”.