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La Difesa del Marocco punta sulla sicurezza informatica. Grazie a Turchia e Israele

Nuovi accordi per dotarsi di moderni mezzi di comunicazione militari, radar, armi elettroniche, dispositivi di controllo e comando, oltre al sistema di navigazione e altre armi. Il tutto mentre sale la tensione con la vicina Algeria, dove tutte le prime pagine dei giornali hanno attaccato con forza il re del Marocco Mohammed VI, e il governo

Prosegue il rafforzamento e l’ammodernamento del settore della Difesa del Marocco, impegnato a contenere la rivalità del vicino algerino e le intemperanze dei separatisti del Fronte Polisario. Il primo passo in questo senso è stata la firma di un contratto con il produttore turco di sistemi di comunicazione e difesa elettronica Aselsan, per l’acquisizione, tra il 2023 e il 2024, del sistema di guerra elettronica Koral EW di ultima generazione. Lo rivela il sito di informazione specializzato “Global Defense Corp”. Si tratta di un accordo del valore di circa 42 milioni di euro (50,7 milioni di dollari).

Koral EW è un sistema di guerra elettronica trasportabile terrestre sviluppato per disturbare e ingannare i radar ostili, sviluppato nell’ambito del progetto Land Based Stand-off Jammer System lanciato dalla Turchia nel 2009. Il sistema Koral EW è formato da una componente di supporto elettronico e da un sistema di attacco elettronico, ciascuno montato su un camion ad alta mobilità 8×8. Ogni sistema Koral EW è completato da una Operation Control Unit (OCU) conforme agli standard NATO e supporta anche la protezione NBC (nucleare, biologica, chimica).

L’accordo prevede l’acquisizione da parte dell’esercito marocchino di questo sistema, composto da moderni mezzi di comunicazione militari, radar, armi elettroniche, dispositivi di controllo e comando, oltre al sistema di navigazione e altre armi. Koral è in grado di trovare, intercettare, analizzare, determinare la direzione di molti tipi di segnali radar convenzionali e complessi, nonché ingannare e neutralizzare i radar nemici. Neutralizza localizzatori e sistemi elettronici a bordo di aeroplani e elicotteri. E’ progettato per disturbare, ingannare ed inibire i radar ostili entro un raggio di azione stimato di 200 km.

Il sistema Koral, destinati al jamming dei sistemi di difesa aerea, ha avuto successo dopo l’offensiva del generale Khalifa Haftar sull’ovest della Libia dello scorso anno. E’ stato dispiegato in Libia dalle forze che la Turchia ha inviato a supporto del Governo di accordo nazionale libico (Gna) anche se uno di questi sistemi sarebbe stato colpito (e probabilmente distrutto) nel corso di un raid eseguito da alcuni Mirage 2000. E’ stato usato anche in Siria contro la controparte russa Krashuka-4, il sistema mobile di difesa antiaereo e missilistico S-400 Triumph, durante l’operazione turca “Spring Shield”, lanciata dalla Turchia nel marzo 2020 a Idlib.

Il Marocco ha anche concluso con la Turchia un contratto militare per acquisire 12 droni Bayraktar TB2, usati dall’esercito azero contro la sua controparte armena nella guerra del Nagorno Karabakh del 2020. Oltre alla guerra elettronica, Rabat punta anche a rafforzare il suo sistema di sicurezza informatica. Per farlo si è rivolto a Israele con il quale ha firmato il 15 luglio un accordo di cooperazione. Si tratta del primo accordo di difesa informatica tra i due Paesi dalla ripresa delle relazioni dello scorso anno. L’accordo è stato firmato a Rabat alla presenza di Yigal Unna, direttore generale dell’Autorità nazionale per la sicurezza informatica, del suo omologo marocchino, il generale Mustapha Rabie, e del ministro della Difesa marocchino Abdellatif Loudiyi. L’autorità ha affermato che l’accordo mira alla cooperazione operativa, alla ricerca e sviluppo e allo scambio di informazioni e conoscenze.

Questi accordi arrivano in un momento di forte tensione tra Algeri e Rabat. Il 17 luglio infatti tutte le prime pagine dei giornali algerini hanno attaccato con forza il re del Marocco, Mohammed VI, e il governo marocchino accusati di sostenere i movimenti berberi della Cabilia. La polemiche è iniziata dopo che, il 15 luglio, l’ambasciatore Omar Hilale, rappresentante permanente del Marocco all’Onu, è intervenuto in una riunione in videoconferenza criticando l’Algeria per essersi configurata “come fervente difensore del diritto all’autodeterminazione, e per aver rifiutato questo stesso diritto al popolo della Cabilia, uno dei popoli più antichi dell’Africa, che subisce la più lunga occupazione straniera”. Per il diplomatico marocchino quello dell’autodeterminazione “non è un principio à la carte”. Dichiarazione che ha provocato l’immediata convocazione da parte del ministero degli Esteri algerino dell’ambasciatore del Regno, Mohamed Ait Ouali.

A destare maggiore preoccupazione al settore militare però è il contenuto dell’ultimo numero (luglio 2021) della rivista mensile dell’esercito algerino, “El Djeich” dove il Regno viene presentato ancora una volta come un nemico. Approfittando del clima di tensione tra Rabat e Madrid, dopo che la Spagna ha dato ospitalità al leader del Fronte Polisario, Ibrahim Ghali, per un ricovero ospedaliero senza avvertire i marocchini, la rivista militare algerina non ha esitato a parlare di una presunta alleanza con la Spagna, divenuta “un effettivo partner nel processo di risoluzione del conflitto per la questione dei sahrawi”. Infine ha suonato come una provocazione a Rabat anche l’ultima parte della rivista “El Djeich” che ha annunciato che Algeria e Polisario avrebbero proceduto alla delimitazione dei “confini comuni tra i due Paesi”.


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