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Le nostre città verso la neutralità climatica. Ecco la carta per le green city

Mentre l’Unione europea con l’approvazione del Parlamento e del Consiglio di fine giugno da il via libera alla riduzione delle emissioni al 2030 del 55% rispetto al 1990, anche le città italiane si muovono in questa direzione sottoscrivendo la Carta per la neutralità climatica delle green city

Mentre l’Unione europea con l’approvazione del Parlamento e del Consiglio di fine giugno da il via libera alla riduzione delle emissioni al 2030 del 55% rispetto al 1990, anche le città italiane si muovono in questa direzione sottoscrivendo la Carta per la neutralità climatica delle green city.

La normativa europea prevede che tutti i Paesi dell’Unione dovranno raggiungere la neutralità climatica al 2050 attraverso l’azzeramento delle emissioni, gli investimenti nelle tecnologie verdi e la protezione dell’ambiente naturale. Gli Stati, inoltre, dovranno “predisporre e attuare strategie di adattamento per rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici”.

Per il nostro Paese, secondo Italy for Climate, “significa arrivare, in meno di un decennio a 232 milioni di tonnellate di CO2eq” attraverso un taglio annuale dei consumi di energia dell’1,5% e “ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone”, raddoppiando le fonti rinnovabili elettriche. termiche e per i trasporti”.

Questo vuol dire, ad esempio, “ridurre il numero delle automobili in circolazione di quasi un milione di veicoli ogni anno” oppure “moltiplicare quasi per dieci la potenza installata ogni anno di rinnovabili elettriche e arrivare a fine decennio a riciclare almeno il 60% dei rifiuti urbani”. Anche per le nostre città la sfida della neutralità climatica è un impegno decisivo per il loro futuro e un’occasione di riqualificazione ecologica e di miglioramento del benessere dei cittadini.

I centri urbani sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di gas serra e le risorse per far fronte ai danni provocati dagli eventi estremi in Italia dal 2013 ad oggi sono stati di circa 11,42 miliardi di euro. Per aiutare le città a vincere questa sfida è stata presentata oggi, a Roma, in occasione della 4° Conferenza delle green city, la Carta per la neutralità climatica.

Si tratta di un pacchetto di misure, ad oggi sottoscritto già da 45 città, per cinque obiettivi strategici che spaziano dall’utilizzo delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per progetti con ricadute sul clima alle riqualificazioni energetiche degli edifici pubblici e privati; dall’utilizzo di elettrodomestici ad alta efficienza alla diffusione delle migliori soluzioni progettuali bioclimatiche passive; dall’elettrificazione della mobilità urbana, comprese le infrastrutture di ricarica e l’uso di biocarburanti sostenibili; dalla progettazione di modelli circolari che puntino sulla rigenerazione, recupero, riutilizzo all’incremento dei parchi, dei giardini, delle alberature stradali, di pareti e coperture verdi per facilitare l’assorbimento del carbonio.

“Così come sta avvenendo a livello europeo in vista della COP26 di Glasgow”, ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, è necessario che anche le città italiane si impegnino di più per il clima. La Carta per la neutralità climatica fornisce alcune indicazioni che possono essere molto utili per aggiornare questo impegno che può essere anche un’occasione di riqualificazione della qualità ecologica delle città e di rilancio dello sviluppo sostenibile”.
Questi gli obiettivi strategici e alcune della misure per avviare.

Promuovere un nuovo protagonismo delle città per la transizione alla neutralità climatica, attraverso l’utilizzazione al meglio delle risorse del PNRR con misure per una vivibilità delle città, in particolare per la qualità dell’aria, la rigenerazione urbana, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, la mobilità sostenibile, la gestione ecologica delle acque e lo sviluppo delle infrastrutture verdi, la riduzione del consumo di risorse e di energia nella produzione e nei consumi.

Aumentare l’impegno per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, riducendo i consumi complessivi di energia entro il 2030 di almeno il 15% a quelli pre-pandemia e tagliando di circa il 40% i consumi di combustibili fossili, con le rinnovabili che dovranno coprire a fine decennio il 70% della produzione. Per rispettare questo trend le città dovranno, tra l’altro, definire programmi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, definire misure contro gli sprechi di energia, pro muovere l’uso di apparecchiature ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica, promuovere sistemi solari attivi, termici e fotovoltaici di nuova generazione.

Puntare su una mobilità urbana più sostenibile, meno dipendente dall’auto. Il trasporto stradale è responsabile del 90% delle emissioni. Le città dovranno definire un piano per la mobilità sostenibile precisando gli obiettivi, con particolare riferimento alla riduzione dell’uso dell’auto privata, favorendo la sharing mobility; estendere le zone pedonalizzate e le Ztl a pagamento; facilitare la riduzione degli spostamenti ricorrendo allo smart working; estendere le reti di piste ciclabili e percorsi pedonali; promuovere l’elettrificazione; riorganizzare la distribuzione urbana delle merci.

Promuovere l’economia circolare de carbonizzata attraverso la diffusione tra i cittadini di consumi consapevoli che non danneggino il clima; promuovere la diffusione di pratiche agro-ecologiche e biologiche; ridurre la produzione di rifiuti anche attraverso obiettivi avanzati di raccolta differenziata e di riciclo di tutti i rifiuti, potenziando la raccolta di quelli organici.

Aumentare gli assorbimenti di carbonio nei suoli, nei sistemi forestali e nelle infrastrutture verdi, che dovrebbero almeno raddoppiare entro il 2050 rispetto ai livelli attuali, per compensare le emissioni incomprimibili e consentire un bilancio di emissioni nette pari a zero. Quindi valorizzare la biodiversità nelle città puntando all’incremento dei parchi e dei giardini, delle dotazioni di alberature stradali, dei sistemi di orti urbani; promuovere l’impiego di materiali atti alla cattura, sequestro e stoccaggio della CO2 attraverso “l’azione di rinnovati involucri architettonici, coperture edilizie, pavimentazioni”.

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