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Mattarella (verso il bis) argine contro gli individualismi. Dellai legge il tandem Colle-Chigi

L’ex parlamentare centrista: “Il binomio Mattarella-Draghi indica una strada non tattica, ma strategica e di lunga durata. Dietro alcune ostilità nei confronti della campagna vaccinale vi è qualcosa di pericoloso per la democrazia: la rottura del rapporto tra il concetto di io e quello di noi”. Il secondo mandato “necessario”, la riforma Cartabia “minimo sindacale” per garantire efficienza della giustizia

Dietro alcune ostilità nei confronti della campagna vaccinale vi è qualcosa di molto più profondo e quindi pericoloso per la democrazia. Ovvero la rottura del rapporto tra il concetto di “io” e quello di “noi”. Lo dice a Formiche.net l’ex parlamentare centrista Lorenzo Dellai che, partendo dalle parole del Capo dello Stato sulla vaccinazione (“è un dovere morale e civico”), ne coglie uno spunto anche sociale, oltre che sanitario e politico. Ovvero la lotta all’individualismo, che è veleno per la buona democrazia.

Mattarella e le frasi sul virus: quale il ruolo del Quirinale in tandem con Draghi sulla responsabilità e sull’incentivo alle vaccinazioni?

Mi è sembrato un discorso di particolare importanza, che conferma il suo ruolo di punto di riferimento morale e istituzionale. Ciò mi induce a osservare che sarebbe nell’interesse del Paese un suo nuovo mandato, al netto delle contrarietà sin qui espresse dallo stesso Presidente della Repubblica. So che sarebbe irrituale, ma oggettivamente in una fase come questa rappresenterebbe una continuità necessaria.

L’asse Colle-Chigi è stato decisivo fino ad oggi. Anche domani?

Forse qualcuno si ostina ancora a considerare il premier come una specie di garanzia per ottenere i denari da Bruxelles. Ma è molto di più. Draghi sta provando ad aprire una stagione di riforme nel medio periodo, rimettendo mano a molteplici questioni accantonate nel corso dei decenni, trasformando davvero l’Italia. Tutti sono stati pronti a dire che, dopo la pandemia, nulla sarà come prima, salvo dimenticarsi poi di tirare le conseguenze di quell’assunto. Il binomio Mattarella-Draghi indica una strada non tattica, ma strategica e di lunga durata. Per questa ragione sono preoccupato del fatto che il sistema politico italiano, mediamente, sia pronto a tornare al passato. In questo momento non sembra in grado di cogliere le necessità dei cambiamenti radicali che la vita sociale, economica e sanitaria richiederebbe. Draghi e Mattarella restano due presenze di eccezionale riferimento.

La vaccinazione è un dovere morale e civico, ha ammonito il Capo dello Stato durante la cerimonia del Ventaglio. A chi erano dirette quelle parole?

Un richiamo fortissimo a tutti i cittadini, ma a quella parte della pubblica opinione politica che sembra scherzare col fuoco. Penso colga nel segno: in realtà dietro alcune ostilità nei confronti della campagna vaccinale vi è qualcosa di molto più profondo e quindi pericoloso per la democrazia. Ovvero la rottura del rapporto tra il concetto di “io” e quello di “noi”. È questo un banco di prova per la democrazia, che non può esistere senza un sentire comune e una responsabilità comunitaria. Non si tratta solo di avere regole formali per tutti, ma la buona democrazia si declina in parallelo allo spirito collettivo, in antitesi agli individualismi. Le trasformazioni antropologiche e la rottura dei vecchi sistemi di rappresentanza, che non hanno più sbocchi, ci dicono che esiste una grande crisi di comunità.

Con quale conseguenza?

È lì che trova il suo fondamento questa campagna contro i vaccini, contro un vincolo di comunione che ci permetterebbe di essere tutti più sicuri. Il richiamo del Colle non a caso evoca il concetto del dovere morale a vaccinarsi. Osservo che il rifiuto di questo vincolo comunitario non lo si nota solo nell’ambito sanitario, ma anche in quei campi dove il concetto di libertà non è più associato al concetto di responsabilità e dove il diritto è declinato sempre più solo in termini individualistici.

Mattarella ha anche auspicato che prevalga “il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva”. L’impasse del M5S in Cdm sulla riforma Cartabia va nella direzione opposta alle sue parole?

È la dimostrazione che dietro la cultura del M5S, pur nella sua fase di evoluzione ancora imperscrutabile, vi è una concezione della democrazia e della vita pubblica molto lontana da quella sulla quale si è costruita l’Italia. Mi riferisco a un populismo giustizialista che scambia valori e parole d’ordine di grande spessore, come la legalità, con la difesa di un assetto della giustizia che è palesemente incompatibile con un Paese civile. La riforma Cartabia è un primo tentativo, neanche troppo radicale: è il minimo sindacale per garantire efficienza ed efficacia.

@FDepalo

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