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Mattarella, Macron e l’immigrazione. Perché la Libia è un problema europeo

Il Presidente, nel suo primo viaggio all’estero dall’inizio della pandemia, ha ribadito quanto emerse dall’incontro tra Macron e Mario Draghi a maggio sul problema migranti e sulla Libia sulla quale da mesi c’è un intenso lavoro bilaterale. Dopo tanti sgambetti francesi sembra che la collaborazione sia la soluzione migliore

“In Italia qualcuno si illude che si possa mettere il cartello di divieto di ingresso”. Il Presidente della Repubblica si riferiva ai migranti in arrivo dall’Africa e forse quelle parole, politicamente piuttosto chiare, dovevano restare riservate visto che sono state pronunciate nell’incontro a porte chiuse tra Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron e ascoltate dall’Ansa dal circuito televisivo interno dell’Eliseo.

Il vertice di Parigi tra i due Capi di Stato ha confermato la ritrovata piena sintonia tra Italia e Francia su tutti i più importanti temi: dalle migrazioni alla Libia e al Sahel, dal ruolo cardine dell’Unione europea e della Nato al Trattato del Quirinale in via di definizione. Per Mattarella aiutare l’Africa è un’esigenza e un obbligo storico di solidarietà e gestire i flussi migratori significa occuparsi anche di Libia e di Sahel “che ci chiamano alla responsabilità e alla collaborazione”. Un ruolo deve averlo l’Ue che secondo il presidente della Repubblica “deve trasferire a queste regioni vicine la sua vocazione alla pace e alla collaborazione”, vocazione che più prosaicamente dovrebbe tradursi in aiuti economici molto sostanziosi. Sappiamo che tra vent’anni l’Africa avrà il triplo degli abitanti dell’Europa e per questo, secondo Mattarella, “è una sfida che dobbiamo raccogliere perché potrebbe diventare un tema esplosivo”.

Il Presidente, nel suo primo viaggio all’estero dall’inizio della pandemia, ha ribadito quanto emerse dall’incontro tra Macron e Mario Draghi a maggio sul problema migranti e sulla Libia sulla quale da mesi c’è un intenso lavoro bilaterale. Dopo tanti sgambetti francesi sembra che la collaborazione sia la soluzione migliore. Macron ha ammesso che “ci sono state frizioni che penso facciano parte del passato” aggiungendo di essere “molto riconoscente” per il contributo italiano nella missione antiterrorismo Takuba nel Sahel, che al momento però prevede assetti di elicotteri e di personale per evacuazione medica e non è ancora chiaro se e come le forze speciali saranno operative. Sul ruolo francese, Macron ha detto che “stiamo riposizionando la missione per concentrarci sulla lotta al terrorismo”. La missione Barkane (55 francesi morti in otto anni e oltre 5mila uomini nel Sahel) è stata chiusa nelle scorse settimane e la Francia vuole anche l’Italia in quell’area in un’alleanza internazionale contro il jihad.

Posizioni analoghe sia sulla lotta al virus che sul Recovery fund sul quale Mattarella ha ricordato la posizione “particolarmente preziosa” di Macron perché “l’Unione acquisisse consapevolezza della drammaticità della condizione economica provocata dalla pandemia”. Anche da questo deriva, secondo Mattarella, la necessità di un trattato di collaborazione rafforzata che definisca “forme e percorsi a questa collaborazione così intensa” in ambiti industriali e culturali. Parole che intendono anche fugare i timori sul cosiddetto Trattato del Quirinale, di competenza governativa, vista l’aggressività francese su eccellenze italiane negli ultimi anni. La prima novità sarà un servizio civile congiunto per i giovani italiani e francesi.


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