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Del Vecchio il corsaro. Il blitz su Mediobanca che apre nuovi scenari

L’imprenditore e fondatore di Luxottica sale al 19,9% del capitale di Piazzetta Cuccia, fermandosi a pochi decimali dal limite del 20% imposto dalla Bce. Operazione finanziaria e nessuna frizione con il board per ora, con la Borsa che apprezza la mossa del fondatore di Luxottica. Ma oltre allo storico dossier Generali, gli analisti di Citi mettono sul tavolo le nozze con Mediolanum

Ancora lui, Leonardo Del Vecchio corsaro su Mediobanca. Il fondatore di Luxottica, oggi per metà francese dopo la fusione con la Essilor, non è certo nuovo alle scorribande su Piazzetta Cuccia, cominciate nel 2017 ma entrate nel vivo nel 2020. Ora, l’ultima operazione ha portato la Delfin, la finanziaria di famiglia, molto vicino a quel 20% fissato dalla Bce come soglia massima. Se dovesse salire ancora, dovrebbe ragionare in termini di Opa (25%).

IL (NUOVO) BLITZ DI DEL VECCHIO

Il colpo di reni è arrivato, come da tradizione, a Borse chiuse. Delfin ha infatti acquistato ulteriori 31 milioni di azioni, pari al 3,5%, salendo così a sfiorare il 19% complessivo. L’operazione è stata conclusa a un prezzo medio di 9,9214 euro per azione, con un contratto derivato con scadenza 8 luglio 2024 avente come sottostante appunto queste nuove le azioni Mediobanca entrate nel portafoglio dell’imprenditore milanese.

A Del Vecchio adesso manca davvero poco per arrivare al tetto massimo del 19,9% consentito dall’Eurotower, che diede il proprio assenso alla scalata nell’agosto del 2020 ma con l’avvertimento di non oltrepassare tale limite. Da quel giorno e in pochi mesi Del Vecchio ha sconvolto tutti gli equilibri esistenti nel salotto della finanza italiana crocevia delle più importanti partite da sette decenni a questa parte, creato da Enrico Cuccia, bruciando le tappe in modo progressivo, fino a portarsi alla meta in meno di un anno.

A PASSI FELPATI

E pensare che fin dall’inizio dell’avventura, a seguito delle disposizioni anti-scorrerie della Consob adottate con l’emergenza Covid, il fondatore di Luxottica aveva chiarito il carattere finanziario e di lungo termine del proprio investimento in Mediobanca. Ma oggi, Del Vecchio è molto più che primo azionista, con dietro di lui i soci che aderiscono all’Accordo di consultazione, che crea un blocco del 10,54% circa del capitale dopo l’uscita di Fininvest e BlackRock al 3,98%. Schematrentatrè (famiglia Benetton) ha il 2,1%, Fin.Priv. l’1,62% e Francesco Gaetano Caltagirone l’1% dopo l’operazione di ingresso di marzo.

Adesso bisogna capire dove si va, con assetti proprietari mai cosi tanto in evoluzione. A Francoforte, dove la partita viene seguita molto attentamente, sanno fin troppo bene che un azionista forte come Del Vecchio, al netto delle sue buone intenzioni, può entrare in rotta di collisione con il board guidato da Alberto Nagel. Un film già visto più volte, a cominciare dalle vicende di Tim e Vincent Bolloré, anche se lì la faccenda è decisamente più complessa. In ogni caso, pesi e contrappesi non devono in alcun modo impattare sulla gestione di Piazzetta Cuccia, né tanto meno sul titolo in Borsa (che sembra comunque aver gradito il blitz di Del Vecchio).

Va però osservato che le frizioni non mancano, soprattutto sul fronte delle Generali, visto che nel blocco dei maggiori azionisti (27,2%) del Leone figurano proprio Mediobanca, Del Vecchio e Caltagirone. Un gioco di specchi che può innescare un corto circuito, prima o poi.

NOZZE CON MEDIOLANUM?

Oltre Del Vecchio e la sua Delfin c’è poi chi paventa una fusione tra Mediobanca e Mediolanum, quest’ultima orfana dello storico socio Fininvest dopo il disimpegno forzato imposto anni fa da Bankitalia alla famiglia Berlusconi. Uno studio di Citi dedicato a Mediobanca e dal titolo significativo I Promessi sposi?, reso noto da MF-Milano Finanza, dipinge uno scenario in cui la banca guidata dal ceo Nagel potrebbe convolare al matrimonio con l’istituto guidato dai Doris. “In questa nota, esaminiamo in dettaglio i punti di forza del gruppo, le sue opzioni di crescita nel wealth management e la politica Esg. Come nel romanzo manzoniano Mediobanca e la banca dei Doris potrebbero essere i moderni Renzo e Lucia del settore finanziario italiano?”

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