Skip to main content

Cosa fa la Nato nello Spazio? Rispondono Tabacci e Turner

Cosa hanno detto Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali, e Patrick Turner, assistant secretary general della Nato per Defence policy and planning, all’evento “Lo Spazio della Nato, scenari futuri del quarto dominio” organizzato dalle riviste Formiche e Airpress insieme alla Nato Public Diplomacy Division

“Sia dal punto di vista civile, sia da quello militare siamo fortemente dipendenti dallo spazio, perciò vogliamo che sia un luogo di pace e non un dominio di conflitto”. Chiarisce così Patrick Turner, assistant secretary general della Nato per la “Defence policy and planning”, la posizione con cui l’Alleanza Atlantica si prepara ad agire all’interno del quarto dominio, quello che si estende oltre l’atmosfera. Il tema è stato al centro dell’evento “Lo Spazio della Nato”, organizzato oggi dalle riviste Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public Diplomacy Division. Turner ha dialogato con Bruno Tabacci, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali, affrontando i principali dossier sul tema che nel prossimo futuro vedranno impegnate la Nato e l’Italia.

LA DIFESA COLLETTIVA NELLO SPAZIO

Lo scorso 14 giugno, riuniti presso il quartier generale della Nato, i capi di Stato e di governo dell’Alleanza hanno ufficialmente inserito lo Spazio tra i domini in cui è possibile attivare l’articolo 5 del Patto atlantico, la clausola di difesa collettiva su cui si fonda l’Alleanza. A giugno 2019, i ministri della Difesa dell’Alleanza hanno adottato la prima “Nato’s Space Policy”, seguita alla fine dell’anno dalla dichiarazione dello Spazio quale dominio operativo. Come illustrato ancora da Turner, però, non si tratta di una militarizzazione dello Spazio da parte dell’Alleanza, quanto un potenziamento delle sue qualità come abilitatore per le operazioni Nato: “In futuro il focus sarà sempre più sulle operazioni multi-dominio, con un’interazione costante tra terra, mare, aria, cyber e spazio.”

GUERRE STELLARI

Nonostante tutte le criticità evidenziate, tuttavia, entrambi gli ospiti dell’evento hanno concordato sull’impossibilità che lo spazio si trasformi in un campo di battaglia per delle “guerre stellari”. “Space war in arrivo? Nessuno lo vuole, sicuramente non la Nato; qualsiasi conflitto nello spazio sarebbe un disastro per tutti”, ha commentato Turner, ricordando la pericolosità che un’operazione militare avrebbe sulle infrastrutture in orbita a prescindere dalla nazionalità, comprese quelle dell’attaccante, visti i delicati equilibri e il rischio di una reazione a catena che un attacco del genere produrrebbe in orbita. “La Nato non vuole militarizzare lo spazio – ha continuato Tabacci – ma ciò non toglie che si debbano mettere in atto strumenti di difesa di asset vitali e critici come quelli spaziali.”

NON SOLO MINACCE TERRESTRI

Le minacce nello spazio, del resto, non giungono esclusivamente dalla terra, come ricordato da Bruno Tabacci: “Il tema dei detriti spaziali, per esempio, è estremamente preoccupante, ed è il concetto più vicino all’inquinamento che abbiamo sulla terra.” Dallo Spazio sono abilitate innumerevoli applicazioni terrestri, dall’osservazione alla navigazione, dalle telecomunicazioni al puntamento, il cui impatto sulla nostra vita quotidiana, qualora danneggiate, sarebbe incalcolabile. Per questo, sempre secondo il sottosegretario Tabacci: “È importante che la dimensione dello spazio sia affrontata da più prospettive, di cui due aspetti sono la sicurezza e la difesa”. Pianificazione sostenibile e responsabile delle missioni, dunque, che permettano a tutti un accesso allo spazio che non minacci le attività altrui. “Ciò ha portato a livello nazionale alla creazione del Comando per le operazioni spaziali”, ha continuato Tabacci, ricordando che tra le prime missioni condotte con successo dal centro c’è stato lo spostamento nell’orbita cimitero del satellite Sicral 1, giunto alla fine della sua vita operativa, posto lì dove non rappresenta una minaccia per gli altri assetti presenti in orbita.

L’ITALIA AL G20 E LA SPACE LAW

Oltre alle buone pratiche e al senso di responsabilità personale, però, è ormai indispensabile che la comunità internazionale si doti di una serie di regole condivise che consentano uno sviluppo ordinato delle attività umane al di fuori dell’orbita terrestre. Il tema è stato affrontato anche al tavolo del G7 in Cornovaglia, con l’impegno dei sette grandi della Terra“a un uso sicuro e sostenibile dello spazio”, riconoscendo al contempo l’importanza di sviluppare “standard comuni, migliori pratiche e linee-guida relative alle operazioni spaziali sostenibili insieme alla necessità di un approccio collaborativo per la gestione e il coordinamento del traffico spaziale”. La spinta del G7 si appresta ad approdare al G20 a presidenza italiana: “L’Italia – ha detto Tabacci – è al lavoro per la definizione di un nuovo Space Law e il G20 sarà il forum adatto per parlarne”, vista soprattutto l’adesione della Cina.



×

Iscriviti alla newsletter