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Docenti No Vax? Anche no. Il preside Ciccotti spiega perché

I docenti sono divisi tra vaccinazione obbligatoria e facoltativa. Il preside Ciccotti ritiene che il vaccino non solo sia necessario per mettere in sicurezza la popolazione scolastica e le famiglie, ma sia anche un dovere etico da parte degli stessi educatori

Un anno prima dell’arrivo della pandemia da Covid-19 in Italia entrava in vigore la legge 92 del 20 agosto 2019 che introduceva “l’insegnamento scolastico della educazione civica in Italia”. I docenti si trovano, quindi, da un paio di anni, a spiegare ai nostri allievi i diritti e i doveri civici che il giovane cittadino in formazione deve conoscere, vederli rispettati e rispettare.

Capita di sentire docenti più o meno su questa linea di pensiero: “ho effettuato entrambi i vaccini, ma sono contrario alla obbligatorietà del vaccino per legge. Basterebbe una campagna informativa più serrata e diffusiva”. Oppure vi sono, sempre tra i docenti, i No Vax i quali sostengono, con diverse ragioni (effetti indesiderati o eventuali danni causati dai vaccini), la non vaccinazione anti-Covid 19.

Come sappiamo, il mondo della scuola è una galassia di circa nove milioni tra docenti, non docenti e alunni. A partire dal marzo 2020 il ministero dell’Istruzione (i ministri Lucia Azzolina e Patrizio Bianchi) ha affrontato la diffusione del virus pandemico con serietà, organizzazione, ed efficacia, facendo lavorare ogni istituzione scolastica in stretta collaborazione con le Asl di riferimento.

La scuola, tutto sommato, è risultato, sin dalla prima ondata di Covid-19, anno solare 2020, l’ambiente più sicuro o comunque non fonte di focolai, grazie alla pronta adozione di misure di prevenzione (tamponi, mascherine, sanificazione, distanziamento dei banchi). Tutti i casi di presenza di Covid-19 nelle scuole erano casi “di riporto”. Ossia il focolaio era quasi sempre proveniente da luoghi esterni alla scuola: dalle case, dai locali pubblici, dai centri sportivi, dai centri commerciali. E attraverso determinati eventi e comportamenti in cui la distanza non era rispettata: feste di compleanno private o in pubblico, vicinanza nelle attività agonistiche prima e dopo la gara nei campi o nelle palestre; o, infine, in rapporti amicali troppi intimi.

Ora, se vogliamo che la scuola resti un luogo sicuro, una sorta di canotto sanitario inattaccabile, oltre al comportamento corretto degli studenti dopo l’orario scolastico, vi deve essere un altrettanto responsabile atteggiamento degli adulti impiegati negli istituti scolastici.
Se intendiamo porre in atto quei principi civici (diritti e doveri) che stiamo ufficialmente insegnando da alcuni mesi non possiamo ignorare il dovere etico di vaccinazione per la classe docente e per il personale non docente.

Diversi giuristi (Giovanni Maria Flick) e docenti universitari (Pietro Ichino) sono per la vaccinazione obbligatoria del personale scolastico, come anche, ad esempio, la Associazione Nazionale Presidi. Mario Rusconi (vicepresidente Anp Lazio) aggiunge, tra l’altro, come sarebbe “non pertinente alle mansioni del dirigente” il dover segnalare il personale non vaccinato, come suggerito da qualcuno.

Infine, l’eventuale proposta di consentire al docente No Vax di esercitare la propria attività lavorativa in Dad potrebbe rivelarsi una limitazione formativa nonché un alleggerimento dell’impegno lavorativo. Torneremmo a bloccare la didattica in presenza, reclamata da tutte le ragazze e i ragazzi e, al contempo, avremmo il docente No Vax, in pigiama e con la pentola dei fagioli sul fuoco, oppure collegato dalla villeggiatura, a differenza del collega vaccinato, con sveglia alla 6.00 del mattino, da ore in istituto.

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