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Patriot Usa in Australia. Priorità Indo-Pacifico

Lo schieramento di alcune batterie Patriot come esercitazioni in Australia e Giappone racconta come il Pentagono vuole gestire la proiezione militare nell’Indo-Pacifico e come Washington pensa la politica nella regione

L’esercito americano ha spostato una batteria di missili per difesa aerea Patriot nel poligono di Shoalwater Bay, nel Queensland australiano, per prendere parte all’esercitazione “Talisman Sabre” insieme a neozelandesi, giapponesi, sudcoreani e britannici. “Stiamo cercando di dimostrare la nostra capacità di spostare rapidamente le nostre unità nell’Indo-Pacifico per essere in grado di contrastare qualsiasi minaccia là fuori […] la nostra capacità di muoverci rapidamente in luoghi diversi, impostare e stabilire la difesa di una particolare risorsa”, ha detto parlando in teleconferenza Matt Dalton, che sovrintende alle unità di difesa aerea e missilistica in Giappone, annunciando che il mese prossimo sarà una batteria presente a Okinawa a essere inviata per esercitazione alle Hawaii.

Questo genere di manovre sono osservate dalla “Tianwangxing“, una nave da intelligence cinese avvistata nei giorni scorsi all’interno della Zona economica esclusiva dell’Australia nel Mar dei Coralli. Spostamenti nel pieno della nuova strategia d’ingaggio americana. Controllo a distanza di quadranti strategici in cui proiettare la propria capacità militare con massima rapidità in caso sia necessario. Proiezione che va integrata con gli alleati presenti nelle varie regioni, in particolare con quelli dell’Indo-Pacifico, ambito di contenimento diretto delle ambizioni del Partito/Stato cinese. Sulla stessa linea c’è il dispiegamento rapido di bombardieri strategici tra i cieli caldi del Pacifico (o sull’Europa orientale, con obiettivo Russia) o di altri reparti. Missioni mai fermate, sotto quanto indicato nella più aggiornata National Defence Strategy e che va sotto il nome di “dynamic force employment”, buzzword con cui il Pentagono spiega concetti contenuti nel documento (pubblicato nel 2018, dopo un decennio).

L’esercito aveva già inviato una batteria Patriot nell’isola meridionale giapponese di Amami tra fine giugno e inizio luglio, e un sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità nell’isola settentrionale di Hokkaido durante l’esercitazione “Orient Shield”. L’aspetto interessante riguarda il nuovo orientamento di forze e sforzi statunitensi. A fine giugno era circolata la notizia (pubblicata primo dal Wall Street Journal) sul ritiro di otto batterie Patriot da Arabia Saudita, Iraq, Giordania, Kuwait. Le batterie sono composte dai lanciatori, un radar, una centrale elettrica, una stazione di controllo e posti di comando di brigate e battaglioni: significa non solo le apparecchiature, ma anche dozzine di soldati. Nella mossa sul Medio Oriente si nasconde la nuova prioritizzazione data da Washington ai vari teatri. Gli Usa vogliono liberare risorse (fisiche e concentrazione) per impegnarle sul quadrante dell’Indo-Pacifico allo scopo, come detto, di contenere la Cina.

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