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Perché è l’ora di una (vera) legge per la concorrenza. Scrive Tivelli

La legge sulla concorrenza dovrebbe essere un appuntamento obbligato, invece è stato rispettato da governo e Parlamento solo una volta, nonostante la legge annuale sulla concorrenza sia stata varata come strumento di azione da oltre un decennio. Il commento di Luigi Tivelli  

 

Mario Draghi sta procedendo nell’azione di governo secondo l’agenda stabilita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, consapevole che ciò avviene sotto lo scrutinio occhiuto e costante della Commissione europea. E questo è un motivo in più per rispettare l’agenda di governo fissata nel Pnrr. Il metodo adottato per l’azione di governo sulla base di questa premessa sembra del tipo “tutti i partiti possono avere delle bandiere, ma il senso di responsabilità impone a tutti delle rinunce”.

Le prossime tappe per il mese di luglio dettate da tale agenda sono la legge delega sulla riforma fiscale e, soprattutto, la legge sulla concorrenza. La normativa che il governo si appresta a varare sulla concorrenza assume grande rilievo, sia perché dovrebbe essere un obbligo di legge, sia perché tale normativa viene a cadere dopo i tanti nuovi statalismi che e le rigidità che il governo Conte 2 aveva creato sulla scia dell’azione di contrasto
all’emergenza.

La legge sulla concorrenza dovrebbe essere un appuntamento obbligato, invece è stato rispettato da governo e Parlamento solo una volta, nonostante la legge annuale sulla concorrenza sia stata varata come strumento di azione da oltre un decennio. E nel caso in cui il governo pose mano alla legge sulla concorrenza già si trattava di una normativa di per sé non molto liberale, ma l’azione del Parlamento, sulla scia anche della pressione delle varie lobbies, rese quell’unico caso di legge annuale sulla concorrenza ancora più morbido e ancora meno liberalizzatrice.

Anche per questi motivi è di grande rilievo l’impegno assunto dal governo a varare tra le riforme previste dal Pnrr una efficace legge sulla concorrenza. Si spera che si tratti di un modello di azione che duri per tutto il sessennio di vigenza del Pnrr stesso, in modo che l’attuazione del recovery Plan in Italia avvenga anche sulla scia di strumenti di liberalizzazione dei mercati e liberazione dalle bardature, dalle rigidità e dagli statalismi che ancora pervadono il nostro sistema.

Il dettaglio sulle misure che verranno assunte in questa prima legge sulla concorrenza è ancora in corso di definizione, ma è noto che la normativa prevede che un provvedimento di questo genere si basi sulle proposte formulate dall’Autorità per il mercato e la concorrenza, che sono di per sé molto ampie, articolate e a largo raggio. Tali proposte sono divise in diverse aree tematiche che dovrebbero costituire l’ossatura della prima legge annuale sulla concorrenza voluta da Mario Draghi e inserita nel Pnrr per rafforzarne l’operatività.

Le proposte formulate dall’Antitrust riguardano diverse aree tematiche: lo sviluppo delle infrastrutture per favorire la crescita e la competitività; la riforma del settore degli appalti pubblici e interventi per assicurare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali: ambiti in cui sono troppo rigidi i limiti alla concorrenza. In sintesi poi tra le proposte formulate dall’Antitrust c’è la rimozione delle barriere all’entrata in vari mercati e la promozione di una vera economia sostenibile. Ci sono poi interventi nel servizio sanitario e nel settore farmaceutico e una proposta di nuova normativa per il rilascio delle concessioni.

Se, come è facilmente prevedibile, questa sarà la sostanza della legge sulla concorrenza inserita nel Pnrr è chiaro che si vanno a scomodare vari interessi e che ci saranno pressioni di lobbying su i vari partiti e azioni frenanti di qualche partito della coalizione che sostiene il governo, ma tutto ciò potrà essere superato sulla base del già ricordato metodo di governo assunto da Draghi per il quale tutti i partiti possono avere delle bandiere ma il senso della responsabilità impone a tutti delle rinunce.

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