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Meloni perde pezzi in Ue? I conservatori polacchi smentiscono

Bomba di Euractiv: il leader sovranista del partito polacco Pis Kaczynski è pronto a lasciare il partito europeo di Giorgia Meloni (Ecr). Dietro il presunto strappo divisioni sulla leadership ma anche i fondi europei, alla porta c’è Salvini? Fdi e PiS smentiscono: tutto falso, siamo uniti

In Italia fa shopping, in Europa perde pezzi. Giorgia Meloni ha un problema a Bruxelles. Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito polacco Pis (Giustizia e libertà), ha pronte le valigie per lasciare i Conservatori e riformisti europei (Ecr). Il gruppo presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia rischia di perdere un pilastro, riferisce Euractiv.

Alla base dell’imminente divorzio ci sarebbero tensioni fra la delegazione polacca e quella italiana, rispettivamente di 27 e 8 europarlamentari. L’accusa? Da quando la Meloni è stata eletta presidente, il baricentro del partito si è spostato troppo a Roma, spiega una fonte del Pis a Euractiv.

Dal gruppo conservatore a Bruxelles è arrivata una netta smentita. “I parlamentari del PiS polacco hanno la loro casa nell’Ecr – dice in un comunicato il co-presidente del gruppo Ryszard Legutko – non c’è motivo di dubitarne. Il 2 agosto l’Ecr terrà una riunione di presidenza in cui il PiS nominerà un nuovo candidato per la vicepresidenza dell’Ecr”. Si aggiunge al coro l’altro co-presidente Raffaele Fitto: “Non c’è nessuna divisione nell’Ecr. Al contrario, insieme ai nostri amici polacchi abbiamo trasformato il partito in una piattaforma attrattiva per i conservatori in Europa”.

Secondo la ricostruzione di Euractiv sarebbe dello scorso 18 giugno la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo dieci anni da vicepresidente del partito Anna Fotyga, eurodeputata del Pis, ha dato le sue dimissioni per motivi di salute. Da allora però non è mai stata rimpiazzata con un collega polacco. Nel board sono rimasti solo due membri: Meloni e il vicepresidente del partito spagnolo Vox, Jorge Buxadé.

Di qui la presunta ira dei polacchi e l’ipotesi ventilata di un addio. Pensare che solo due settimane fa Kaczynski aveva vestito i panni del federatore dei sovranisti europei, promuovendo la dichiarazione congiunta firmata da 16 partiti euroscettici, compresi Lega e FdI, in cui l’Europa viene definita “uno strumento di forze radicali” con l’obiettivo di costruire “un superstato europeo”.

Non è chiaro dalla versione di Euractiv se alla porta del leader polacco ci sia il gruppo Identità e democrazia (Id) dove attualmente milita la Lega. Il dubbio non è così peregrino: a marzo il leader del Carroccio aveva lanciato l’appello a costruire un supergruppo sovranista in Ue con il premier ungherese Viktor Orban e proprio il Pis di Kaczynski, sollevando non pochi malumori in Fdi. Di certo c’è che se lo strappo si dovesse consumare per la Meloni sarebbe un colpo non da poco.

Se a Roma FdI guida i sondaggi e ingrossa le sue file, l’ultimo acquisto il senatore forzista Lucio Malan, a Bruxelles rischia di fare i conti con una scissione? In queste settimane la condottiera di Garbatella ha cercato di tenere unito il gruppo in Ue per guadagnare peso nelle trattative nate dalla carta dei valori promossa da Orban, che a settembre porterà a una conferenza dei sovranisti europei.

Questa linea, secondo Euractiv, sarebbe all’origine dei dissidi interni al gruppo con la delegazione polacca. Ma al centro ci sarebbe anche la gestione dei fondi europei, ogni anno l’Ecr riceve circa 4 milioni di euro dall’Ue. Se il regolamento del Parlamento Ue prevede la possibilità per un partito con soli due membri nel board di ricevere fondi pubblici, la legge del Belgio richiede che queste entità abbiano almeno 3 componenti nel board direttivo. Sulla spesa dei fondi per alcune manifestazioni del partito, svela Euractiv, l’Ue avrebbe manifestato dubbi. È il caso di Atreju, l’annuale kermesse di Fdi sull’Isola Tiberina a Roma, nel mirino di un “nuovo controllo finanziario dell’Ue”.

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