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Si scrive Orban, si legge Xi. Memo per Salvini e Meloni

Salvini, Meloni, Le Pen e gli altri sovranisti sanno che Viktor Orban è il cavallo di Troia di Xi Jinping in Europa? Come fanno a giurargli eterna amicizia e poi a indignarsi per le violazioni dei diritti umani a Hong Kong e in Xinjiang? L’affondo di Marco Mayer

L’Ungheria di Viktor Orban ha impedito più volte all’ Unione Europea di prendere posizione contro le crescenti violazioni dei diritti civili a Hong Kong e in Cina.

È una conferma che in questi giorni Orban non dice la verità quando sostiene che la sua relazione privilegiata con Pechino è di carattere esclusivamente economico. Non è così: la diplomazia ungherese in Europa (e non solo) opera spesso a vantaggio di Pechino.

La settimana scorsa Orban é stato anche tra i principali animatori e registi dell’ incontro delle destre europee e del manifesto di valori approvato nell’occasione. Un manifesto che rilancia l’idea di una Europa delle nazioni all’insegna dei valori del liberalismo conservatore.

Prendendo spunto proprio dal manifesto il presidente Marcello Pera in una recente intervista a Formiche.net suggerisce che in Italia i partiti sovranisti-populisti (Lega e FdI) facciano qualcosa di simile allo scopo di rilanciare il centro destra e allargando lo spettro della loro iniziativa a Forza Italia. Da tempo una personalità autorevole come Pera suggerisce a Matteo Salvini di collocare la cultura politica della Lega su un più nitido versante liberal-conservatore.

La proposta è positiva. Ma per me resta un mistero per quali motivi per il presidente Pera i rapporti con Orban non costituiscano un problema del centrodestra italiano. Non comprendo questa sottovalutazione perché – almeno a mio avviso – schierarsi dalla parte del regime di Pechino – come fa Orban da anni – significa tradire alla radice i “fondamentali” del liberalismo europeo.

Nei panni di Salvini o di Giorgia Meloni farei appena possibile un breve viaggio ad Hong Kong. Non solo perché è utile dare un segnale di attenzione a una città che vive oggettivamente un momento estremamente difficile, ma anche per rendersi conto di persona di che cosa sta veramente accadendo in una metropoli asiatica che ho avuto la fortuna di conoscere da vicino per la sua cultura, il suo pluralismo religioso e la grande vitalità imprenditoriale.

Il liberalismo – più o meno conservatore – é una grande tradizione di civiltà che si colloca sul versante opposto delle tendenze ideologiche neo-maoiste e neo-totalitarie che negli ultimi tempi sembrano caratterizzare il regime politico cinese.

Sono tendenze potenzialmente pericolose su cui accendere i riflettori. Niente mosse velleitarie e azzardate, ma neppure silenzio o peggio complicità. E poi Il futuro di Hong Kong è importante per tutti, a destra come a sinistra.

Quando l’Ungheria mette il veto per impedire iniziative europee rivolte a tutelare i diritti civili e la libertà di stampa ad Hong Kong tutti i partiti italiani, uniti, dovrebbero avere il coraggio di prendere pubblicamente le distanze da Orban.

Sotto questo profilo la Meloni nel suo ruolo di presidente dei Conservatori Europei ha una responsabilità in più: se ha definito il Movimento Cinque Stelle la quinta colonna della Cina in Italia, perché continua a corteggiare Orban, la cui vicinanza e amicizia con Pechino è ben più solida e consistente di quella di Beppe Grillo? Non sarebbe meglio divorziare dal leader ungherese?

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