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Sulla Giustizia Salvini ha fatto centro. Parla Mastella

L’ex Guardasigilli e storico Dc: ormai i partiti sono deboli, dalla faida nei Cinque Stelle esce vincitore Di Maio. Io ho fondato un partito senza un euro, a Conte manca il coraggio. Salvini? Fa politica, sulla Giustizia ha fatto centro. Mentre il Pd…

Prima di tutto i complimenti. “Onorevole, per Il Sole 24 Ore è il sesto sindaco più amato d’Italia”. “Non me l’aspettavo, lo ammetto. Girando per la mia Benevento però sento sempre un grande affetto”.

Clemente Mastella ha un sussulto d’orgoglio. Si spegne un po’, quando gli chiediamo di deporre per un attimo la fascia tricolore per addentrarsi nel pantano della politica italiana. “Chi vince fra Grillo e Conte? Vince Di Maio, se accettano la mediazione. Ma nel Movimento Cinque Stelle sono destinati alla convivenza. Sa perché?” Perché? “Conte non ha coraggio. Ha provato la scalata, si è bloccato, a forza di fare i conti. Io ho fondato un partito, l’Udeur, senza un euro, e un po’ più di modestia. Tutti si sono dati da fare, assessori, consiglieri comunali, regionali”.

Di politica, Mastella, si intende da una vita. Otto legislature in Parlamento, due all’Europarlamento, due volte ministro, un’era fra le fila della Dc. Una manciata di partiti fondati, a volte, come l’Udeur, con una scissione. “Ma quelle scissioni non avevano nulla a che vedere con questa faida grillina, che è una faida per un primato personale. Quando io e Casini (Pier Ferdinando, ndr) ci siamo separati, lo abbiamo fatto per diverse vedute politiche, senza rancori”.

Le responsabilità dello stallo che tiene ferma la maggioranza, però, sono trasversali, ammonisce l’ex ministro. “Anche il Pd di Enrico Letta ci ha messo il suo. Ha fatto il passo più lungo della gamba con l’alleanza insieme ai Cinque Stelle. Che può essere un’intesa tattica, del momento, non un patto d’acciaio per un centrosinistra allargato. I grillini sono volubili, imprevedibili. Erano alleati della Lega, possono tornarci insieme”.

Il terremoto del Movimento, però, non terremoterà il governo Draghi, assicura Mastella. “C’è il semestre bianco, nessuno si prenderà la responsabilità della crisi di governo. La verità è che Draghi può fidarsi solo di se stesso, e fare leva sul suo rapporto di fiducia con l’Europa, insieme alla garanzia del presidente Mattarella. I partiti sono deboli, neanche se volessero potrebbero fargli la guerra, hanno tutti una forma di dualità al loro interno. In Forza Italia c’è chi va al centro e chi verso la Lega, nel Pd chi vuole l’alleanza con i grillini e chi tira il freno”.

In questo instabile equilibrio, la politica con la p maiuscola è ridotta all’osso. Oltre al Recovery plan, la riforma della Giustizia è l’unica battaglia che vale la pena combattere, dice Mastella, che è stato Guardasigilli nel secondo governo Prodi.

“Matteo Salvini con i referendum ha fatto centro. È una battaglia che scuote, perché trova una magistratura debole, una volta tanto impegnata da una lotta intestina e non, come di solito, con un altro potere dello Stato. Non è un bel vedere”. Qui il sindaco torna a bacchettare il Pd. “È un errore lasciare solo a Salvini il tema della riforma. Forse i dem sono un po’ imbarazzati, convinti ancora che il Pd sia il partito amico dei magistrati. Ma è un’idea sbagliata, non ci sono più le condizioni politiche perché sia credibile”.

Sulla riforma l’ex titolare di via Arenula si riserva di dare due consigli. “Da vecchio parlamentarista, mi auguro che questa riforma si faccia in Parlamento con la più ampia partecipazione possibile. E che vi prendano parte anche i magistrati, senza trincerarsi dietro ai soliti veti contro qualsiasi alito di riforma del sistema”. Poi c’è il Csm, il nodo più spinoso di tutti. “Bisogna ampliare il numero dei consiglieri, se necessario introdurre anche il sorteggio, che mi ha sempre lasciato perplesso. La priorità è diluire la presenza ingombrante delle correnti”.

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