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Cosa racconta il Trimarium dei rapporti tra Washington e Berlino

Le dinamiche interne all’iniziativa dei Tre Mari raccontano come Berlino cerchi spazi su un progetto geopolitico studiato da Washington per creare un cuneo davanti alla Russia

L’iniziativa “Trimarium” è un progetto geopolitico di marca americana pensato per creare un cuneo davanti alla Russia. La potenzialità del cuneo si esprime già dalla dimensione geografica: la Tre Mari comprende il Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero e nello specifico dodici paesi (Austria, Bulgaria, Croazia, Romania, Slovenia, le Repubbliche baltiche è il gruppo di Visegrád). Ma se questi sono i componenti canonici, maggiore attenzione va posta sugli invitati al dialogo del forum permanente. Come successo alla riunione che si è tenuta la scorsa settimana (8 e 9 luglio, a Sofia), i delegati di Washington, Bruxelles sono stati parte dei colloqui difendendo le proprie priorità solo apparentemente allineate.

Gli Stati Uniti sono il motore geopolitico, l’Unione europea fornisce il quadro istituzionale (tutti i paesi del Trimarium ne sono membri) e a questi si aggiunge la Germania. Berlino è presente col titolo di capofila economico: tutti quegli stati sono infatti inseriti nella catena del valore tedesco, catena che nel triangolo trimarino trova impronta geo-economica. (Manca forse l’Italia, se si considera per quanti chilometri di costa la Penisola è affacciata sull’Adriatico e soprattutto se si valuta il peso relativo che il governo Draghi sta acquisendo all’interno dei processi in corso nell’Ue; ma questo è parte di un altro discorso).

La 3SI (acronimo inglese di “3 Seas Initiative”) progetta investimenti in termini di sviluppo economico, energetico e infrastrutturale, ed è evidente che, oltre ai paesi parte, chi ne beneficerà saranno gli Stati che con quelli hanno collegamenti più diretti. Ma è altrettanto chiaro che l’integrazione del cuneo che gli Stati Uniti vogliono implementare favorirà anche i piani di Washington sul contenimento russo e cinese (con Pechino che nell’area dell’Europa centro-orientale ha sviluppato l’iniziativa diretta “16+1”). Così come è logico che Bruxelles sia interessata a controllare le dinamiche di quei mari che bagnano importanti Stati membri. E la Germania, chiamata direttamente in causa, ha intenzione di guidare il gruppo come parte della sfera di influenza della Potenza economica.

Se sul lato opposto è normale che il Cremlino lo veda come uno schieramento che accerchia la Russia, l’aspetto più interessante in questo momento riguarda quelle dinamiche interne che vedono Berlino cercare di sfruttare l’iniziativa pensata dagli Usa. L’ha messo in chiaro lo stesso presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che ha promosso l’idea di integrare maggiormente il Trimarium nelle politiche e negli investimenti dell’Ue. Un’assimilazione che passa dall’integrazione delle opere infrastrutturali in programma con quelle europee: su tutti i collegamenti come la “Rail2Sea” e la “Via Carpatia” (la prima una rotaia tra Danzica e Costanza; l’altra un’autostrada tra Klaipēds e Salonicco). Visione che non nasconde interessi.

L’aumento del coinvolgimento tedesco è ben percepito da Mosca, in parte rassicurata visto che la visione della Germania è più aperta verso le istanze russe. Ma è difficile che le dinamiche del Trimarium usciranno dall’orbita di Washington. Primo perché sono le stesse realtà regionali ad avere maggiore interesse nell’aumentare il peso atlantista (scritto con declinazione antirussa del termine) dei progetti dei Tre Mari. Volontà, quella antirussa e contro le iniziative tedesche, che quelle stesse Nazioni hanno d’altronde dimostrato quando si sono messe di traverso per frenare lo slancio con cui Berlino voleva riattivare il dialogo con Vladimir Putin. Secondo perché al di là delle celebrazioni e dei rapporti d’amicizia che verranno sbandierati anche domani, quando Angela Merkel saluterà la Casa Bianca nel suo ultimo viaggio americano da Cancelliera, l’iniziativa del Trimarium è pensata come cuneo strategico che possa anche separare Russia e Germania. Fusione che è da sempre considerata problematica dalla dottrina statunitense.

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