Duro colpo al turismo in Tunisia per l’impennata di contagi e la riprese delle misure di contenimento a causa della variante del Covid-19. Un’altra mazzata sulla già precaria economia tunisina
La già precaria economia tunisina ha subito in questi giorni un altro duro colpo vedendo saltare improvvisamente la stagione turistica programmata quest’anno, per i mesi estivi, a causa di un’impennata dei contagi per la variante Delta del Covid-19. Il presidente dell’associazione tunisina delle Agenzie di viaggio, Jaber Atosh, ha denunciato che nei giorni scorsi sono arrivate più di 2 mila cancellazioni delle prenotazioni per le vacanze estive a causa del modo con il quale il governo sta affrontando questa crisi. I media tunisini mostrano gli ospedali pieni di pazienti colpiti da questa variante del Covid-19, molti dei quali sdraiati in terra nei corridoi dei reparti, mentre il bollettino ufficiale parla di oltre 4500 contagiati al giorno e più di 150 morti.
L’aumento esponenziale del numero dei contagi e dei decessi in tutti i governatorati ha portato la pressione sulle strutture sanitarie pubbliche e private a un livello critico. Il bilancio delle vittime ha superato quota 15mila, facendo della Tunisia il primo Paese africano per numero di morti per milione di abitanti. Il tasso di occupazione degli ospedali è vicino al 100% a livello nazionale e lo supera in alcune regioni.
Dati che hanno spinto i funzionari dei quattro governatorati della provincia di Grande Tunisi ad assumere una serie di misure preventive per limitare la diffusione dell’epidemia. Misure, come il coprifuoco dalle 20:00 fino alle 5:00, a partire da primo luglio, fino a nuovo avviso, che hanno costretto molti turisti a rinunciare a trascorrere nel vacanze nel paese. Sono stati infatti vietati anche gli assembramenti e le feste pubbliche e private. E’ stato vietato l’uso di spazi interni a caffè e ristoranti, mentre i ristoranti turistici potranno ospitare cliente per il 30 per cento della loro capienza, al pari degli spazi commerciali.
Per questo anche la Farnesina ha raccomandato di posticipare tutti i viaggi non essenziali. La normativa italiana attuale, peraltro, non consente spostamenti per turismo verso la Tunisia. Dal 21 giugno 2021 era già in vigore un coprifuoco dalle ore 17:00 alle ore 05:00 in quattro governatorati: Kairouan, Siliana, Zaghouan e Béjà. E’ stato quindi disposto il confinamento mirato nei governatorati dove si registrano 400 casi positivi ogni 100.000 abitanti.
Non mancano le critiche alla gestione della crisi da parte del governo non solo dal mondo della politica, ma soprattutto da quello del settore del turismo che è ora di nuovo al collasso. Gli addetti denunciano l’indecisione delle autorità nell’assumere provvedimenti e i ritardi accumulati in quella che viene definita come una campagna vaccinale fallimentare. Infatti solo il 5 per cento della popolazione è immunizzata, con mezzo milioni di cittadini a cui sono state inoculate due dosi. Il personale medico e paramedico in difficoltà continua a denunciare l’assenza di qualsiasi politica sanitaria. È ancora pendente lo stato di emergenza sanitaria, atteso da aprile e che dovrebbe consentire la mobilitazione delle cliniche private nello sforzo nazionale.
Eppure i dati fino a pochi giorni fa erano incoraggianti. Nel mese di giugno il paese aveva accolto più di 350 voli di turisti provenienti dai paesi europei. Dal 19 aprile, quando il paese ha riaperto i confini ai voli turistici, sono arrivati dall’Europa fino a fine maggio 81 gruppi di turisti. Il ministro tunisino del Turismo e dell’Artigianato, Habib Ammar, aveva annunciato il 20 giugno, durante una visita di lavoro nella provincia di Biserta, che la Tunisia ha ha ricevuto circa 20 mila turisti dalla fine di aprile fino a quella data. Per questo andando di questo passo gli addetti del settore speravano in una ripresa nei mesi di luglio e agosto, i preferiti dai turisti europei. Eppure Ammar aveva annunciato un rafforzamento del settore che si basava sulla diversificazione delle strutture ricettive. A Biserta, ad esempio, era previsto un turismo di alta qualità, in particolare nel campo del turismo alternativo, culturale ed ecologico, auspicando che la diversità dell’offerta potesse contribuire ad affrontare vari problemi di sviluppo e sociali nella regione nel complesso.
Ora l’economia tunisina dovrà fare a meno di un’entrata importante in una situazione che è da mesi sotto la lente d’ingrandimento delle istituzioni finanziarie internazionali. Il Fondo monetario internazionale sta negoziando un nuovo maxi-programma di prestito del valore complessivo di circa 4 miliardi di dollari, condizionato però all’approvazione di ampie riforme. Una stagione turistica di successo era fondamentale per rimpinguare le riserve in valuta estera, a loro volta necessarie per controllare l’andamento dell’inflazione, la stabilità del dinaro e, più in generale, disinnescare le tensioni sociali. Inoltre lo Stato tunisino non ha i mezzi per pagare gli aiuti alla popolazione, aggravando così la crisi economica che affligge la Tunisia dove 1,5 milioni di persone lavorano nel settore informale, quasi la metà della forza lavoro.
A mettere in pericolo gli aiuti internazionali c’è anche la situazione politica ad essere contraddistinta dalla grave crisi che contrappone il capo dello Stato, Kais Saied, arroccato nelle sue rigide posizioni anti-corruzione, il primo ministro Hichem Mechichi e il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, quest’ultimo anche leader di Ennhada, il partito islamita legato alla Fratellanza musulmana, intenzionati a proseguire l’alleanza con i liberisti di Nabil Karaoui, magnate dei media accusato di corruzione ed evasione fiscale recentemente uscito dal carcere per la scadenza dei termini massimi consentiti dalla legge per la custodia cautelare.