Le proposte per un Piano Nazionale per l’economia circolare presentate a Roma da Legambiente e Kyoto Club nel corso dell’VIII edizione di Ecoforum, realizzato in collaborazione con Conai, il Consorzio Nazionale degli Imballaggi, e Conou, il Consorzio Nazionale Oli Minerali Usati
Mille nuovi impianti industriali per il riciclo dei rifiuti; dibattito pubblico sui territori per facilitare la realizzazione degli impianti; più controlli ambientali; semplificazioni nei processi autorizzativi; approvazione dei decreti End of Waste; sviluppo del mercato dei prodotti riciclati. Sono queste le principali azioni di una nuova strategia nazionale per far decollare in Italia la rivoluzione del pacchetto europeo sull’economia circolare. Le proposte per un Piano Nazionale per l’economia circolare sono state presentate a Roma da Legambiente e Kyoto Club nel corso dell’VIII edizione di Ecoforum, realizzato in collaborazione con Conai, il Consorzio Nazionale degli Imballaggi, e Conou, il Consorzio Nazionale Oli Minerali Usati.
Una due giorni dove si sono confrontati rappresentanti istituzionali, esperti del settore, realtà aziendali e associazioni. Dopo il via libera da parte di Bruxelles del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, occorrono riforme urgenti. Ma nel nostro Paese, è stato sottolineato, manca un’adeguata rete impiantistica, soprattutto al Sud. Così in molti territori si assiste ad un trasferimento dei rifiuti in altre regioni o all’estero. Come esempio viene portata la situazione di Roma “dove l’emergenza rifiuti resta un’annosa questione ancora aperta come testimoniano le immagini delle ultime settimane con le strade della Capitale sommerse dalla spazzatura tra le proteste dei cittadini e il pericolo di crisi igienico-sanitaria, è arrivato il momento di imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare”, ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani.
“Nel nostro Pese vantiamo molte esperienze virtuose, ma sono ancora troppi i problemi da risolvere. Ora è fondamentale definire un vero e proprio piano nazionale dell’economia circolare. Solo così si potrà accelerare quella crescita attesa da aziende e cittadini. Anche se ancora c’è molto da fare in termini di campagne di informazione e sensibilizzazione per contrastare l’effetto Nimby”.
“L’economia circolare”, ha dichiarato Francesco Ferrante, vice presidente di Kyoto Club, “è la chiave per risparmiare risorse naturali e rispondere alla crisi puntando sull’innovazione. Non si tratta solo di gestire in maniera intelligente e integrata il ciclo dei rifiuti, facendo gli impianti che servono e scegliendo quelli più innovativi, ma piuttosto di semplificare il recupero con i decreti End of Waste e promuovere la chimica verde che si basa su materia prima vegetale e rinnovabile”.
I cinque punti cardine del Piano per l’economia circolare:
– Velocizzare l’approvazione dei decreti End of Waste. Ad oggi ne sono stati pubblicati solo cinque (dal 2013). Secondo il Ministero è in corso la preparazione di dodici schemi di decreto. Occorre mettere in piedi una task force per rendere più veloci l’iter di approvazione.
– Rafforzare il sistema dei controlli ambientali. Grazie alle ingenti risorse del Pnrr, nei prossimi anni si assisterà alla presentazione di numerosi progetti, alla loro valutazione, approvazione e autorizzazione, all’apertura dei cantieri. Alle necessarie semplificazioni sarà necessario affiancare le azioni di controllo rafforzando il personale e gli strumenti di Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che supporta le attività del Ministero della Transizione Ecologica. E’ stato calcolato un investimento aggiuntivo di circa 240 milioni di euro per assumere duemila tecnici e acquistare strumenti e attrezzature.
– Completare la rete impiantistica in tutta Italia. Occorre realizzare una rete impiantistica per la gestione dei rifiuti urbani tale da rendere autosufficiente ogni provincia italiana. Gli investimenti del PNRR devono contribuire a perseguire questo obiettivo, specie nel Centro-Sud: per il compostaggio di qualità dai rifiuti urbani; per la selezione dei rifiuti di imballaggio da raccolta differenziata; per il riciclo dei prodotti assorbenti della persona e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
– Coinvolgere i cittadini nel dibattito pubblico. Le proteste dei territori nel contrastare la realizzazione degli impianti si possono superare solo con la partecipazione dei cittadini e il loro coinvolgimento nel dibattito. Nel nostro Paese sono in vigore due strumenti di partecipazione, il dibattito pubblico e l’inchiesta pubblica, che fino ad oggi sono stati praticamente inutilizzati. Occorre garantire l’informazione alle popolazioni e la loro partecipazione ai processi decisionali per l’approvazione.
– Costruire un mercato per i prodotti da riciclo. Per chiudere i cerchio dell’economia circolare è importante che i prodotti realizzati dal riciclo dei rifiuti abbiano una corsia preferenziale sul mercato. A questo scopo serve estendere l’obbligo di utilizzate i Criteri ambientali minimi (Green Public Procurement) agli affidamenti di qualsiasi importo e tipologia da arte della Pubblica Amministrazione, compresi quelli dati in concessione.
“La gestione dei rifiuti pone il nostro Paese tra le prime cinque economie in Europa”, ha ricordato il presidente del Conai Luca Ruini, “e nel riciclo degli imballaggi siamo secondi solo alla Germania. Persistono purtroppo delle criticità, nel Mezzogiorno, per una drammatica carenza di impianti. Secondo nostre valutazioni le Regioni del Centro-Sud avrebbero bisogno di 160 nuovi impianti di selezione e trattamento dei rifiuti con un investimento di oltre due miliardi di euro che porterebbe a ricadute occupazionali per oltre 2 mila 300 addetti. E’ il momento di dialogare con i territori per spiegarne l’importanza e aiutarli a dotarsi di competenze professionali adeguate”.
“Abbiamo una grande sfida davanti a noi”, ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, “la transizione ecologica deve essere giusta e non deve lasciare indietro nessuno. Questa sfida non si vince se non si risolvono questione infrastrutturale, difficoltà burocratiche e sindrome Nimby. Non c’è alternativa a elettrificazione e rinnovabili. Siano di fronte all’urgenza della crisi climatica, percepita anche come urgenza sociale e non solo scientifica. Non c’è più tempo da perdere”.
La conferma di questa percezione viene anche da un sondaggio Ipsos, presentato oggi a Ecoforum, nel quale si avverte sempre più da parte degli italiani una maggiore attenzione ai temi dell’economia circolare . Oltre il 40% conosce i principi di questo modello di sviluppo economico; per la metà degli intervistati ricerca e innovazione possono dare un contributo positivo nella transizione verso la sostenibilità; per il 73%, inoltre, il Recovery Fund e il suo piano attuativo Pnrr si confermano una buona occasione per un rilancio green dell’economia”.