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Cosa fare davanti alle minacce di Cina e talebani. L’agenda Blinken in India

Di Vas Shenoy

Il segretario di Stato americano è a Nuova Delhi in missione per definire la nuova geopolitica dell’Indo-Pacifico della presidenza Biden. Con un occhio a Cina e Afghanistan

Per l’Afghanistan è arrivato il momento della verità e ora, la strada e le sorti di Kabul passano per Nuova Delhi, almeno per gli Stati Uniti. Dopo la visita a marzo di Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, e quella ad aprile di John Kerry, inviato speciale del presidente Joe Biden per il clima, adesso è il turno di Antony Blinken, per la sua prima volta in India in veste di segretario di Stato.

La visita di Blinken sarà seguita da quella del generale Richard Clarke, comandante dell’US Army Special Operations Command (28-30 luglio) e da quella del capo di stato maggiore dell’Esercito statunitense, il generale James McConville, il 4 agosto.

Tra i punti cruciali degli incontri ci sono le conseguenze scaturite dal ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan e le future collaborazioni tra Stati Uniti e India. Sull’agenda di Blinken ci sono incontri con il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar, con il premier Narendra Modi e con il consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval, che in prima persona sta gestendo il dossier Afghanistan per il governo indiano. La visita del segretario Blinken rappresenta “un’opportunità per consolidare ulteriormente il rapporto bilaterale tra India e Stati Uniti e per rafforzare il partenariato strategico globale”, ha dichiarato la diplomazia di Nuova Delhi. Che poi ha sottolineato il focus su questioni regionali e globali di reciproco interesse, compresa la ripresa dalla pandemia di Covid-19, la regione indo-pacifica, l’Afghanistan e la cooperazione alle Nazioni Unite.

La visita di Blinken avviene in un periodo storico particolarmente delicato per gli Stati Uniti. La scelta del ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan e la conseguente riconquista violenta del territorio da parte dei talebani ha scatenato in tutto il mondo obiezioni e perplessità. L’India resta l’Unico paese e democrazia nel vicinato che non accetta l’eventualità della caduta e della resa di Kabul ai talebani e continua a esprimere la propria necessità nel trovare un accordo pacifico tra le due parti.

Le speranze di presidente Biden e del suo inviato Zalmay Khalilzad di trovare un accordo temporaneo di condivisione di potere tra i talebani e il governo eletto del presidente Ashraf Ghani sono risultate vane.

I talebani – forti della protezione delle forze armate, dell’intelligence del Pakistan (Isi), dei gruppi terroristici che operano dal territorio pakistano e della divisione dello Stato Islamico nel Khorasan – continuano ad attaccare capitali provinciali e a riconquistare diverse zone del Paese. Il governo di Ghani e le forze di sicurezza locali (Ansdf) continuano la loro lotta sul fronte della resistenza, ma hanno sempre più bisogno di aiuti esterni urgenti per fronteggiare l’invasione, consci del fatto che talebani e islamisti sono supportati dal Pakistan.

Gli indiani chiederanno agli Stati Uniti di aumentare la pressione sul Pakistan per fermare talebani e altri estremisti. È molto chiaro, infatti, che non esiste nessun gruppo di matrice Islamica che possa operare in Sud Asia senza l’appoggio dell’intelligence pachistana.

Altro argomento cruciale da affrontare sono le tensioni crescenti con la Cina, in seguito alle tensioni su Hong Kong, Taiwan e Xinjiang. La pressione da parte degli Stati Uniti è aumentata all’inizio di luglio dopo le parole pronunciate dal portavoce talebano Suhail Shaheen che palesavano l’amicizia tra il gruppo e Pechino.

Nei giorni scorsi la visita del presidente cinese Xi Jinping a Nyingchi, sulla frontiera indo-tibetana ha alimentato nuove tensioni tra l’India e Cina, in quanto dopo l’occupazione cinese del Tibet Pechino non ha mai riconosciuto gli accordi India-Tibet stipulati su quel confine di 3400 chilometri. La visita di Blinken in India arriva a poche ore di distanza dalla partenza della sua vice Wendy Sherman da Tianjin, dove ha incontrato, tra gli altri, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e con il suo numero due Xie Feng, facendosi portavoce di un messaggio duro da parte dell’amministrazione Biden per tutelare gli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati e partner.

Infine, la visita di Blinken è anche finalizzata all’organizzazione dell’incontro tra i capi di Stato che avverrà a fine ottobre in Italia, in occasione del G20, e al rafforzamento dell’alleanza tra Stati Uniti, India, Giappone e Australia, il cosiddetto Quad (Quadrilateral security dialogue) che è stato il fulcro della politica indo-pacifica di Biden e della collaborazione per contrastare il Covid-19.

Nel ambito del Quad e degli accordi di difesa tra India e Stati Uniti, la visita dovrà anche portare avanti i tre accordi di cooperazione militare firmati tra i due Paesi, iniziati da Biden durante la sua vicepresidente nell’amministrazione Obama.

Alla luce del nuovo Quad, formato da Stati Uniti, Pakistan, Uzbekistan e Afghanistan per la sicurezza dell’Asia Centrale e di Kabul (India esclusa) e dell’“anti Quad” formato da Cina, Russia, Iran e Pakistan, la missione di Blinken sembra quasi preparatoria da una parte per un coinvolgimento più attivo dell’India in Afghanistan e dall’altra per l’inizio di una nuova strategia di contenimento cinese. Si discuterà inoltre di questioni ambientali e altre varie tematiche.

Resta forte la sensazione secondo cui il segretario Blinken approfitterà di questa missione per porre le fondamenta per definire la nuova geopolitica dell’Indo-Pacifico della presidenza Biden.

(Foto: Twitter, @SecBlinken)


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