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Amazon si butta sulle criptovalute, spinta Mit sul dollaro digitale

Dal Mit, che insieme alla Fed lavora allo sviluppo di una moneta digitale ma sovrana, avvisano: impossibile non raccogliere la sfida dello yuan virtuale, in gioco c’è la privacy mondiale. Intanto Jeff Bezos, reduce dallo spazio, fa impennare Bitcoin…

Gli Stati Uniti non possono non accettare la sfida dello yuan digitale. La posta in gioco è troppo alta, il rischio è quello di essere tagliati fuori da una partita globale, che vede in campo le principali economie del Pianeta. Ci sono due istituzioni impegnate in prima linea negli Stati Uniti per lo sviluppo del dollaro digitale, risposta americana allo yuan virtuale: il Massachussets Institute of Technology e la Fed di Boston, nelle quali stanze si lavora per aprire ufficialmente la fase di sperimentazione del dollaro digitale.

Fase che in Europa si è già aperta da almeno due settimane, dopo che la Banca centrale europea, chiamata un domani a emettere la moneta, ha dato il formale via libera alla fase esplorativa. Ora, Mit e Fed sono scese in campo per ribadire la necessità di dotarsi di una valuta digitale ma con corso legale. Gli Stati Uniti, non è un mistero, sono parecchio indietro rispetto alla Cina, che già in alcune province ha avviato scambi e transazioni in yuan digitale. La preoccupazione principale delle due istituzioni è la privacy. Perché l’obiettivo, peraltro dichiarato, del Dragone è quello di fare dello yuan digitale una specie di Grande Fratello dei pagamenti e delle transazioni. E senza una moneta sovrana di peso specifico pari o superiore si rischia un colpo micidiale alla privacy globale.

“Penso che se esiste un dollaro digitale, la privacy sarà una parte molto, molto importante”, ha affermato Neha Narula, direttore della Digital Currency Initiative presso il Mit Media Lab. “Gli Stati Uniti sono piuttosto diversi dalla Cina, in questo momento sono indietro. Ed è proprio per questo che gli Stati Uniti non dovrebbero riposarsi sugli allori, sulla loro attuale leadership monetaria. Dovrebbero semmai andare avanti e sviluppare una chiara strategia su come rimanere centrali nel sistema monetario mondiale, una volta che lo yuan virtuale sarà operativo in tutta la Cina. E l’unica strada è il dollaro digitale”.

Insomma, vietato arrendersi all’evidenza. “Lo yuan digitale è la più grande minaccia per l’Occidente che abbiamo affrontato negli ultimi 30, 40 anni. Consente alla Cina di mettere gli artigli ovunque e consente loro di esportare il proprio autoritarismo digitale”, ha affermato Kyle Bass manager di Hayman Capital Management. E pensare che negli Usa non manca certo la vocazione alle monete di nuova generazione. Al di là dell’Atlantico prolifera sia Bitcoin, sia Diem, la moneta ex Libra lanciata da Facebook. Se poi ci si mette anche il dollaro digitale il tris è servito.

Ed è proprio dagli Stati Uniti che è arrivata l’ultima fiammata alla criptovaluta che la Cina ha messo al bando dopo una primavera di strette sempre più mortali. Bitcoin, nella giornata di domenica, ha testato il massimo dallo scorso 16 giugno, volando fino a 39.544,29 dollari. Gli acquisti che si sono riversati sul mercato delle criptovalute hanno contribuito ad aumentare la capitalizzazione totale del cripto universo di più di 114 miliardi, nell’arco di appena 24 ore, stando ai dati di Coinmarketcap.com.

A spingere soprattutto Amazon che potrebbe entrare nel mondo cripto dopo il recente annuncio di lavoro che ha confermato la caccia del colosso dell’e-commerce a un esperto di Blockchain e di valute digitali, che possa lavorare nella sua divisione di pagamenti. Dall’annuncio, emerge che Amazon è alla ricerca di “un leader di prodotto dotato di esperienza che sviluppi la strategia di Blockchain e di valute digitali di Amazon e una roadmap per i prodotti”. Dopo lo spazio, per Jeff Bezos, il Bitcoin.

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