Skip to main content

La Cina in Afghanistan? Non così in fretta. Parla Daly (Wilson Center)

Robert Daly, direttore del Kissinger Institute on China and the United States, spiega perché l’Afghanistan dei Talebani può giocare un ruolo nei piani della Via della Seta. Ma Pechino teme l’instabilità

L’Afghanistan è uno dei temi più affrontati in questi giorni dai media e dai funzionari governativi cinesi online. Un filo conduttore della messaggistica cinese, hanno osservato gli analisti dell’Alliance for Securing Democracy, è stato lo sforzo di dipingere gli Stati Uniti come un alleato inaffidabile.

Come spiegato su Formiche.net, tra i tanti articoli d’opinione pubblicati dal Global Times, uno ha destato molta attenzione. Era intitolato “Afghanistan oggi, Taiwan domani? Il tradimento degli Stati Uniti spaventa il DPP”. Il riferimento, anzi l’avvertimento, era al Partito progressista democratico guidato dalla presidente Tsai Ing-wein.

Formiche.net ha parlato di questo e altro con Robert Daly, direttore del Kissinger Institute on China and the United States presso il Wilson Center, uno dei più importanti think tank statunitensi. Lui è tra i più autorevoli conoscitori dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, in passato è stato diplomatico a Pechino e interprete per il presidente Jimmy Carter e il segretario di Stato Henry Kissinger.

Gli organi di propaganda della Cina stanno sfruttando l’occasione per dipingere un’America debole. I loro avvertimenti su Taiwan sono credibili?

Non esiste un utile punto di confronto tra le politiche statunitensi in Afghanistan e Taiwan. Quando il Partito comunista cinese sostiene un parallelo tra i due, suggerisce che la Cina continentale è come i Talebani.

Cosa significa l’Afghanistan per la Via della Seta? 

La Cina non ha ancora fatto grandi prestiti infrastrutturali all’Afghanistan. L’Afghanistan non fa quindi parte della Via della Seta. Però, per via della sua posizione geografica e delle sue vaste risorse minerarie, l’Afghanistan potrebbe giocare un ruolo nei piani della Via della Seta. Questo richiederebbe un grado di stabilità, integrazione regionale e una capacità di ripagare i prestiti che l’Afghanistan non mostra ancora.

Che effetto può avere la vittoria dei Talebani sulla Belt and Road Initiative?

Se un Afghanistan guidato dai talebani vuole avere profonde relazioni economiche con la Cina, deve prima puntare allo sviluppo economico. Per farlo, deve trovare un modo per conciliare il fondamentalismo islamico medievale con la modernità. Non sappiamo se i Talebani siano interessati a fare tali accordi. Il loro comportamento passato suggerisce diversamente.

La Cina può sostituire l’America economicamente ma anche militarmente in Afghanistan?

La Cina è consapevole dei fallimenti passati delle altre grandi potenze in Afghanistan e procederà con estrema cautela. Vorrebbe estrarre i minerali dell’Afghanistan, ma non vuole soldati cinesi di stanza nel Paese.

C’è spazio per sforzi diplomatici congiunti di Stati Uniti e Cina in Afghanistan?

In teoria, Stati Uniti, Cina, Russia, Iran, India e Unione europea hanno interessi comuni verso un Afghanistan stabile e umano. C’è spazio per la cooperazione, ma soltanto se i Talebani saranno più interessati allo sviluppo che a promuovere la loro versione violenta del fondamentalismo islamico.

Infine, c’è l’aspetto religioso. Pensando allo Xinjiang, il nuovo Afghanistan è pericoloso per la Cina?

Molte nazioni islamiche hanno abbandonato la solidarietà con i loro correligionari in Cina per ottenere benefici finanziari da Pechino. Sembra probabile che i Talebani prendano la stessa strada.

×

Iscriviti alla newsletter