Un aereo italiano è rientrato poche ore fa a Roma dall’Afghanistan. L’Italia partecipa all’evacuazione di coloro che possono subire la vendetta dei Talebani
C’è anche l’ambasciatore italiano a Kabul, Vittorio Sandalli, tra i diplomatici atterrati alle 14:28 di oggi, lunedì 16 agosto, all’aeroporto di Fiumicino insieme agli ex collaboratori afghani che, effettuati i test anti-Covid, sono stati fatti salire su un pullman diretto nella base logistica dell’Esercito a Roccaraso, che ha già ospitato un gruppo di afghani arrivati nelle scorse settimane.
Anche l’Italia partecipa al rientro dei connazionali presenti in Afghanistan e di coloro che hanno collaborato con le attività italiane. Tutto mentre il Paese è tornato — dopo venti anni — in mano ai Talebani. Ci sono 6 mila militari americani attorno all’aeroporto internazionale della capitale che stanno cercando di mettere ordine tra il caos della fuga. Se infatti i diplomatici stranieri stanno rientrando insieme ad altri funzionari e varie tipologie di fixers locali, sono migliaia gli afghani che per sfuggire all’amministrazione del gruppo jihadista si sono diretti da ieri verso lo scalo, cercando un volo di fortuna per scappare dal Paese dopo che il presidente Ashraf Ghani ha trattato la resa.
“L’impegno dell’Italia è proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione” e “l’Italia è al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne”, ha scritto in una nota Palazzo Chigi, sottolineando che “il Presidente del Consiglio Mario Draghi è in continuo contatto con il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio” e “ringrazia le forze armate per le operazioni che stanno permettendo di riportare in Italia i nostri concittadini di base in Afghanistan”.
Oggi Di Maio ha sentito telefonicamente il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per fare il punto sugli sviluppi di quanto sta accadendo in queste ore e su come muoversi per mettere in sicurezza tutti coloro che possono essere esposti a possibili ritorsioni. La situazione si sta deteriorando rapidamente: anche a Kabul i Talebani hanno iniziato rastrellamenti porta a porta alla ricerca di funzionari governativi, ex membri della polizia e delle forze di sicurezza e coloro che lavoravano per ONG o infrastrutture di paesi stranieri in Afghanistan. Cercano i nemici, la punizione può essere estrema.