La frequenza di scramble dalle basi Nato nel Baltico è ormai quasi quotidiana. Partecipano anche gli F-35 italiani stanziati in Estonia, impegnati giovedì scorso a intercettare una formazione di tre velivoli russi, compreso un caccia Su-24. Due settimane prima i velivoli dell’Aeronautica avevano dovuto interrompere un’esercitazione. Peggio però è andata al premier spagnolo in Lituania…
È stato un mese di luglio intenso per gli F-35 italiani impegnati in Estonia a proteggere i cieli dell’Alleanza Atlantica. L’ultimo allarme di scramble reso pubblico è scattato sulla base di Amari giovedì scorso, quando il centro Nato di Uedem, in Germania, ha rilevato sui radar tre velivoli non identificati in movimento dall’enclave russa di Kaliningrad verso l’area di competenza delle forze alleate. Immediatamente ha attivato le task force impegnate nel Baltico, e in particolare gli Eurofighter spagnoli che guidano l’impegno in Lituania, e gli F-35 italiani in Estonia. I jet si sono avvicinati alla formazione, identificando due velivoli russi da guerra elettronica IL-22PP e un caccia Su-24. Nello stesso momento, ha spiegato Allied Air Command di Ramstein (sempre in Germania), un velivolo da trasporto strategico IL-76 è stato “tracciato, intercettato e identificato nella stessa aerea”. Tutti i velivoli in questione non avevano fornito piani di volo e avevano il trasponder spento. Realizzata l’identificazione, i velivoli italiani e spagnoli sono tornati nelle rispettive basi. L’attività è piuttosto intensa. Nel caso lituano gli allarme di scramble sono quasi quotidiani (come ricostruito puntualmente dal ministero della Difesa).
In Estonia, gli F-35 italiani sono stati attivati anche nel pomeriggio del 15 luglio. Erano in realtà già in volo per partecipare all’esercitazione Nato “Furious Wolf 21-02” ma, pochi minuti dopo il decollo, da Uedem è arrivato l’ordine di interrompere la missione per intercettare un velivolo non identificato nell’area di competenza. Il velivolo in questo “è stato prontamente raggiunto dai due caccia italiani mentre volava sulle acque internazionali del Mar baltico”, ha spiegato il nostro Stato maggiore della Difesa. Eseguita l’identificazione, gli F-35 si sono riagganciati all’esercitazione. Al termine della stessa, tuttavia, è arrivato un nuovo ordine di decollo “per intercettare un altro aereo che stava transitando nello spazio aereo Nato senza aver stabilito il contatto con gli enti del traffico aereo; identificato l’aeromobile, i velivoli italiani hanno fatto rientro all’Aeroporto militare di Amari”.
Solo pochi giorni prima era andata peggio al presidente Gitanas Nauseda e al primo ministro spagnolo Pedro Sànchez, ritrovatisi presso la base di Siauliai per salutare il ruolo delle forze iberiche nella difesa aerea del Baltico. La conferenza stampa si è bruscamente interrotta quando è scattato l’allarme di decollo. I velivoli spagnoli si sono dovuti attivare per intercettare un paio di Su-24, anch’essi in movimento da Kaliningrad.
Anche a giugno i velivoli italiani si erano dati da fare. In due diverse occasioni erano stati protagonisti del primo confronto tra un assetto Nato di quinta generazione con un caccia russo Su-30 e della prima intercettazione targata F-35 su bombardieri strategici russi (due Tu-160, scortati da caccia Su-35 e Su-27).
Gli F-35 italiani, del 32esimo Stormo dell’Aeronautica militare, sono arrivati a inizio maggio presso la base di Amari, in Estonia, prendendo in consegna dalla Luftwaffe il comando della missione di Air Policing della Nato. Ciò è bastato per segnare un nuovo primato in ambito Nato per l’Aeronautica italiana, che ha collocato i primi velivoli di quinta generazione a protezione dei cieli del Baltico per l’Alleanza Atlantica. Gli stessi velivoli sono stati protagonisti, nel 2019 del primo impiego operativo di quinta generazione nella Nato. In quel caso, la missione di Air Policing fu in Islanda, poi ripetuta l’estate successiva.
Con la task force “Air-E Baltic Eagle II”, sono ora impegnati in Estonia per proteggere i cieli dell’Alleanza. L’attività più calda si concretizza in “Alpha scramble”, cioè dei reali interventi di Difesa aerea in caso di “quick reaction aleter”. L’attività si affianca agli scramble addestrativi, eventi simulati per l’addestramento alla prontezza operativa. Il primo ordine di decollo rapido di categoria “alpha” è scattato il 14 maggio, quando i velivoli italiani sono stati chiamati a intercettare un velivolo non identificato (anch’ess con il trasponder spento) in volo sopra acque internazionali, a largo delle coste estoni, e diretto verso l’enclave russa di Kaliningrad. Il Comando aereo della Nato ha spiegato che in quella occasione si trattava di un velivolo da trasporto An-12, senza però menzionare alcuna scorta.
Durante gli ultimi anni, gli impegni di Air Policing sono aumentati, in linea con l’aumento di tensione tra Nato e Russia. Nel 2020 sono stati 350 gli scramble di velivoli dell’Alleanza generati dalle manovre aeree degli assetti russi sui cieli del nord Europa. Quasi un allarme al giorno per rotte sempre più frequentate dalle forze di Mosca (con bombardieri e caccia). Nell’estate del 2020, con il ritorno di sei F-35 italiani in Islanda, c’è stato il primo “Alpha scramble” di quinta generazione: due dei sei velivoli dell’Aeronautica militare si sono attivati per scortare alcuni velivoli russi in missione sui cieli tra mare di Barents, mar di Norvegia e Atlantico nord-orientale. Si trattava di tre aerei da pattugliamento marittimo Tu-142 (con capacità bombardiere e antisommergibile), scortati da alcuni caccia MiG-31, gruppo del tutto simile a quelli osservati nelle settimane precedenti nei cieli del contesto nord europeo.