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Il ballo di Maria e il “suicidio” di Vitaly. Filippo Sensi sulla battaglia bielorussa per la libertà

Di Filippo Sensi

La danza leggera di Kolesnikova, che rischia 12 anni di carcere, non è uno spin da leader politico, ma la risposta della libertà alla paura. “Non credergli, non avere paura, non chiedere e ridi”, ha detto la leader imprigionata in una recente intervista, parlando del suo atteggiamento nei confronti del regime che la soffoca in cella. Filippo Sensi (Pd) sulla battaglia del popolo bielorusso contro il regime di Lukashenko

Sbaglierebbe chi guardasse alla danza accennata di Maria Kolesnikova tra le sbarre degli imputati – il video dell’inizio del processo a porte chiuse della leader della opposizione bielorussa in carcere ha fatto al volo il giro del mondo – come a una millanteria, peggio a un segno di dissimulato nervosismo. Come a dire, siccome si aspettano di vedermi piegata e avvilita dalla lunga detenzione ho il dovere, l’obbligo morale di farmi vedere da tutti, in Bielorussia e fuori, nel mondo, come una leader sorridente, indomita, noncurante del regime e del suo tetro tribunale. Sarebbe uno sbaglio vederlo così, quel balletto spigliato, il sorriso, le mani unite a cuore, nel suo gesto iconico, quello della campagna elettorale del voto rubato lo scorso 9 agosto, mentre si avvicina un anniversario che spaventa molto il dittatore ed è probabile che nei prossimi giorni proseguirà la escalation di soprusi e violenze ormai in corso da giorni.

Il tentato sequestro di Kristina Tsymanovskaya, l’atleta olimpica costretta a rientrare a Minsk per le sue critiche alla federazione sportiva bielorussa e salvata aeroporto dal CIO che le consente oggi di riparare in Polonia (ma una parte della sua famiglia resta in patria, soggetta all’abuso del regime di Lukashenka).

Il “suicidio” di Vitaly Shishov, a capo di una delle organizzazioni più vocali contro il governo, e gli interrogativi sulla sua morte, i sospetti oscuri sui servizi bielorussi, le richieste europee di un inasprimento delle sanzioni e di una indagine urgente su questa strana morte. E di contro l’accoglienza straordinaria ricevuta da Sviatlana Tsykhanovskaya negli Stati Uniti, ricevuta dal Presidente Biden in giù, a riprova dell’importanza strategica che la Casa Bianca assegna al dossier bielorusso, e in Gran Bretagna, dove la leader della opposizione ha incontrato Boris Johnson e mezzo governo britannico.

Il tema della democrazia a Minsk e’ ormai, dopo un anno di torture e marce, di brutalità e speranza, in cima alla agenda internazionale dei diritti e non solo; internazionale ed europea, anche se con una geometria variabile di interesse che non vede, purtroppo, l’Italia primeggiare per iniziativa e consapevolezza.

La danza leggera di Kolesnikova, che rischia 12 anni di carcere, non è uno spin da leader politico, ma la risposta della libertà alla paura. “Non credergli, non avere paura, non chiedere e ridi”, ha detto la leader imprigionata in una recente intervista, parlando del suo atteggiamento nei confronti del regime che la soffoca in cella.

Ridi, balla: questa è la via della libertà e della democrazia in un paese che sbatte in galera per uno striscione agitato o per una parola sussurrata. Il regime della paura lo scassi solo così: ballando la notte via da te, strappandotela di dosso, la vita, che si muove, contro la morte, che muore una mossa dopo l’altra, un passo dopo l’altro.



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