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Perché la Cina richiama l’ambasciatore dalla Lituania

La decisone eleva al piano dei fatti la wolf warrior diplomacy: per Pechino questioni come Taiwan o i collegamenti con parti dell’Europa sono cruciali, per questo attacca Vilnius

La Cina è furiosa con la Lituania, tanto da spingere un’escalation diplomatica e richiamare l’ambasciatore da Vilnius — la prima mossa del genere in tre decenni di Ue. La decisione da Pechino martedì 10 agosto si basa su una contingenza più stretta e una questione ampia, entrambe anticipate da Formiche.net come potenziali inneschi di una diatriba internazionale.

Con ordine: poche settimane fa lo stato baltico ha annunciato la decisione di aprire di fatto un’ambasciata a Taiwan, che significa un ulteriore riconoscimento internazionale per il paese che la Cina considera una provincia ribelle da riannettere a ogni costo. Prima, qualche mese fa, Vilnius era uscita dal “17+1”, il meccanismo di dialogo tra la Cina e i diciassette membri del CEEC, Central and Eastern Europe Country. Un colpo duro per la Repubblica popolare, che individua nell’iniziativa uno strumento utile per agganciare paesi periferici dell’Europa e dell’Ue a cui sostituirsi come modello di riferimento.

“Esortiamo la parte lituana a rettificare immediatamente la sua decisione sbagliata”, incalza in una nota il ministero degli Esteri cinese, sottolineando come il problema formale sia nell’uso della parola “Taiwan” nel nome della sede diplomatica (queste sedi normalmente vengono indicate come “rappresentanza di Taipei”). Ma c’è di più. Pechino usa la Lituania per inviare un messaggio; per mettere in guardia gli altri paesi dell’UE dall’intensificarsi dei legami con l’isola democratica autogovernata; per non rischiare di sembrare debole.

Taiwan come Hong Kong così come il Mar Cinese o lo Xinjiang sono questioni interne alla Cina su cui il Partito/Stato si gioca parte della sua credibilità esterna come potenza globale (che non può permettersi dunque arretramenti su fronti casalinghi), ma è potenzialmente in ballo anche la presa sui suoi cittadini. Il sistema autoritario di Pechino non può lasciare spazio a dubbi interni, non può lasciare per esempio che la vecchia faglia che corre lungo lo Stretto di Taiwan inneschi movimenti tettonici tra le collettività cinesi. Ossia non può lasciare che l’eventualità della totale indipendenza dell’Isola si trasformi in richieste su libertà e diritti tra le collettività cinesi.

Vilnius è un buon obiettivo perché è un paese di (recente) vocazione atlantista che si sta muovendo sulla Cina (e sulla Russia, vedere lo scontro in corso con Minsk) in ottica ampia e lungo nervi sensibili, ma allo stesso non è troppo grande, centrale. Per questo motivo ottimo sfogo per una rappresaglia. Vilnius che quando esce dal 17+1 denuncia l’inconsistenza delle promesse cinesi e chiede piuttosto un “27+1” — ossia un incontro dei leader dell’UE con il segretario del Partito Comunista cinese, il capo dello stato Xi Jinping — significa che con quelle decisioni sta provando a mettere in smottamento l’intero impianto delle relazioni pensate dalla Cina.

“Ovviamente abbiamo ricevuto il messaggio, ma abbiamo anche affermato il nostro di messaggio, ossia che la Lituania continuerà con la sua politica perché non è solo la politica della Lituania che stiamo perseguendo, è anche la politica di molti paesi europei” ha detto alla Reuters il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. La portavoce degli Affari esteri dell’Ue, Nabila Massrali, ha detto a Stuart Lau di Politico che Bruxelles è rammaricata, e questo potrebbe avere impatto sulle relazioni complessive UE-Cina. “Stiamo con il nostro alleato Lituania e condanniamo le recenti azioni di rappresaglia della Repubblica popolare cinese”, ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price.

“Gli Stati Uniti supportano i nostri partner europei mentre sviluppano legami con Taiwan”, dice Price centrando nel pieno la ragione per cui Pechino ha elevato la wolf warrior diplomacy al piano dei fatti: più Taiwan acquisisce collegamenti e riconoscimenti internazionali, più per la Cina sarà complicato procedere alla riannessione dell’Isola al mainland. All’opposto, Washington — consapevole della situazione — spinge per la costruzione di quei legami sia come forma simbolica nella crescita delle Democrazie, sia perché sa che questo crea problemi alla Cina.

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