L’Italia entra nella Freedom online coalition (Foc), coalizione di 33 Stati che da dieci anni difende i diritti umani online, inaugurata all’Aja con un discorso di Hillary Clinton. Missione: mettere un freno all’autoritarismo via internet (come quello russo e cinese). Della Vedova: impegnati per la libertà sul web
L’Italia batte un colpo sui diritti umani, online. A dieci anni dalla sua fondazione la Freedom Online Coalition (Foc), coalizione di Stati nata nel 2011 con la missione di “promuovere la democrazia e i diritti umani online”, annuncia l’adesione dell’Italia come 33esimo partner.
Lanciata dieci anni fa alla Conferenza dell’Aja con un discorso inaugurale dell’allora segretario di Stato americano Hillary Clinton, la Foc è diventata negli anni un riferimento per la lotta alla repressione dei diritti e delle libertà sul web. Si riunisce una volta all’anno e conta sulla membership di Paesi da tutto il mondo, dall’Argentina alla Polonia, dalla Francia alla Nuova Zelanda. “L’Italia è un convinto avvocato della protezione degli spazi democratici in linea con i principi della Foc e si impegna spesso in discussioni con diversi stakeholder – si legge in un comunicato dell’organizzazione, che aggiunge un plauso alla “Dichiarazione dei diritti di internet”, documento redatto da una commissione bicamerale del Parlamento italiano nel luglio del 2015.
Esulta Benedetto della Vedova, viceministro degli Esteri: “Siamo entusiasti di unirci alla Freedom online coalition, un gruppo di partner e amici da diverse parti del mondo – fa sapere in una nota – con loro condividiamo l’impegno a supportare la libertà di internet così come proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali, online e offline”.
La dichiarazione dell’Aja, pilastro della coalizione, segna alcuni punti fermi per difendere la libertà online. Fra questi, rinnegare le pratiche proprie dei regimi autoritari che utilizzano internet per sopprimere la libertà d’espressione e silenziare i dissidenti.
“Dal momento che alcuni governi stanno sempre più facendo uso di una varietà di misure per limitare queste libertà – si legge nel documento – come il monitoraggio illecito, il filtraggio e l’hackeraggio, la repressione on e off-line degli utenti della rete, intimidazioni e arresti e perfino la completa chiusura di internet e delle reti mobili […] collaboreremo da vicino per aiutare – sia politicamente che attraverso progetti di sostegno – l’abilità di individui, in particolare quelli che operano in ambienti repressivi, di esercitare i loro diritti umani attraverso internet e le tecnologie di connessione”.
Non è solo retorica: sono decine i Paesi che nel mondo oggi censurano il web e limitano l’accesso degli utenti. È il caso della Russia, che, denuncia un documento recente di Reporter senza frontiere, con la nuova legge sui media “ha creato un’atmosfera soffocante per i giornalisti indipendenti” insieme a “leggi draconiane, blocco dei siti, tagli di internet e i principali media frenati o fatti sparire”.