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Così Biden ha potenziato il Consiglio per la sicurezza nazionale

Staff allargato del 20%, alcune direzioni ripristinate dopo che Trump le aveva mandate in soffitta, altre create ex novo. Ecco chi consiglia Biden sulla politica estera

Il Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca si è allargato del 20 per cento circa durante i primi mesi mesi di presidenza di Joe Biden. L’organo della Casa Bianca guidato oggi da Jake Sullivan è passato dalle circa 300 unità con l’ex presidente Donald Trump a circa 350-370 attuali. A raccontarlo è Politico nell’ultima edizione della newsletter “National Security Daily” pubblicano numeri mai rivelati prima.

L’aumento del personale è dovuto all’aggiunta o alla ricostituzione di sei nuove direzioni politiche incentrate sulle priorità dell’amministrazione Biden (sono tornate quelle su clima, democrazia e cooperazione ma anche il pandemic response team per il Covid-19 ma anche per prevenire nuove emergenze simili) e all’allargamento dello staff in altre direzioni come quelle che si occupano di Cina e cyber, scrive la testata americana. Che sottolinea come Anne Neuberger, responsabile della direzione che si occupa di sicurezza cibernetica e tecnologie emergenti, sia uno dei quattro vice consiglieri per la sicurezza nazionale. “Abbiamo dovuto ricostruire lo schema di come dovrebbe funzionare il processo della politica di sicurezza nazionale”, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione.

La maggior parte dei 350-370 membri del Consiglio per la sicurezza nazionale sono distaccati da altre agenzie. Circa occupa ruoli “di supporto”: come la sicurezza, l’informatica e la facilitazione dei processi fondamentali, tra cui il coordinamento dei policy paper e le videoconferenze “sicure”, prosegue Politico.

La dimensione dell’organico attuale, che include i funzionari che supportano la Situation Room della Casa Bianca, è approssimativamente paragonabile a quello dell’amministrazione Obama. Trump e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Roberto O’Brien hanno “sgonfiata” il Consiglio per due ragioni: la battaglia contro “la palude”, ossia la burocrazia di Washington, e casi, come quello di Fiona Hill, di funzionari chiamati a testimoniare contro l’allora presidente in occasione del primo impeachment.

“C’erano ottimi collaboratori nel precedente Consiglio per la sicurezza nazionale, ma c’era una leadership della Casa Bianca che spesso non voleva che svolgessero la loro funzione corretta”, ha detto la fonte di Politico. “C’erano delle vere e proprie lacune quando siamo entrati. Quando si usa effettivamente il Consiglio per la sicurezza nazionale e non si fa politica estera con un tweet, serve un’impronta diversa”.

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