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Gli Usa pronti a rivelare il proprio arsenale spaziale (ma ci sono dei limiti)

Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti potrebbe decidere di declassificare le informazioni sul suo arsenale militare spaziale nelle prossime settimane. Mostrare al mondo le reali capacità delle armi spaziali Usa potrebbe contribuire alla deterrenza dei propri avversari, ma non mancano le voci critiche

La Difesa degli Stati Uniti sarebbe pronta a togliere il livello di sicurezza che ancora circonda il proprio programma segreto di armi spaziali pronta, forse, anche a darne dimostrazione pratica nel mondo reale. Questo, almeno, è quanto sostiene Breaking Defense citando diverse fonti interne sia al Pentagono che alla stessa Space force, la sesta Forza armata a stelle e strisce messa in piedi dalla presidenza di Donald Trump e riconfermata anche dal suo successore Joe Biden. La decisione di declassificare l’arsenale spaziale, dicono le fonti di Breaking Defense, sarebbe appoggiata anche dai massimi vertici militari di Washington, che vedono nella scelta la possibilità di mostrare al mondo (e ai propri avversari) le reali capacità spaziali degli Stati Uniti in modo da dissuadere eventuali minacce.

IL DIBATTITO

La decisione, che per essere effettiva ha bisogno del consenso del presidente e del direttore dell’Intelligence nazionale, sembrerebbe essere sul tavolo dei decisori fin dall’istituzione della Space force nel 2019, e il piano sarebbe stato quello di presentare le armi spaziali Usa allo Space Symposium dell’anno scorso, poi rimandato causa Covid-19. Tornato in agenda dopo il cambio di inquilino alla Casa bianca, la priorità indicata dal presidente Biden di ritirare le truppe dall’Afghanistan, con la crisi che ne è conseguita, avrebbe ulteriormente rimandato la decisione. La decisione di riportare al centro del dibattito la declassificazione dell’arsenale spaziale potrebbe essere un modo per Washington di ribadire il proprio primato militare di fronte alle difficoltà afghane.

L’ARSENALE SPAZIALE USA

Al momento cosa potrebbe essere svelato nei prossimi giorni rimane questione di speculazioni, che vanno da laser mobili basati a terra e utilizzabili per “accecare” i sensori di ricognizione dei satelliti avversari, a disturbatori di radiofrequenza, fino a sistemi a microonde impiegabili per “friggere” i circuiti dei satelliti nemici. Un certo consenso tra gli esperti del settore contattati da Breaking Defense c’è solo su cosa non ci sarà: un sistema cinetico terrestre per l’abbattimento fisico dei veicoli spaziali, capacità già dimostrata dagli Stati Uniti nel 2008 e che pone ben noti problemi di fattibilità, dalla creazione di detriti spaziali, pericolosi anche per i sistemi amici, all’intrinseca aggressività legata a un’azione del genere, con la possibilità di una grave escalation incontrollata.

I VANTAGGI DELLA DECLASSIFICAZIONE…

La vera questione intorno alla declassificazione di questo potenziale arsenale extra atmosferico è il dibattito che si è acceso al dipartimento della Difesa e all’interno della Intelligence community statunitense sull’equilibrio tra capacità di deterrenza e necessità di segretezza. Da un lato i paladini della declassificazione, che secondo Breaking Defense annoverano sia il vice segretario dello Stato maggiore congiunto, generale John Hyten, che i generali Jay Raymond e Jim Dickinson, rispettivamente il comandante della Space force e dello Space command, secondo i quali “la deterrenza con armi invisibili è impossibile”. Inoltre, l’alone di mistero che circonda le reali competenze e necessità che la Difesa incontra nella dimensione militare dello spazio rendono anche l’attività di procurement, legislazione e la semplice comunicazione mediatica quasi impossibile.

… E LA NECESSITÀ DELLA SEGRETEZZA

Dall’altra parte della barricata, naturalmente, ci sono i falchi della segretezza, che di principio non sono contrari a declassificare qualcosa per favorire la deterrenza, ma sono più attenti a “cosa e come” togliere dal segreto. Il National reconnaissance office, per esempio, è sempre stato molto reticente a rivelare alcunché dei propri sistemi satellitari di sorveglianza, dei veri e propri satelliti spia a stelle e strisce, per ovvie ragioni legate alla delicatezza del proprio compito (“sorvegliare” gli avversari degli Stati Uniti).

ASSI NELLA MANICA

Se, inoltre, i proponenti della declassificazione puntano sulla deterrenza per “evitare un conflitto”, i difensori della segretezza si preoccupano di “cosa fare in caso ne scoppi uno”. Mantenere nascosto qualche asso nella manica, sostengono, potrebbe essere indispensabile in caso di estrema necessità. Quello di cui si preoccupano maggiormente i custodi della riservatezza è che la decisione su cosa rivelare e cosa no venga presa da persone non esperte in materia, in un campo, come quello spaziale, ad altissima complessità tecnica.

DETERRENZA CONTRO CHI?

Questo tipo di dibattito ricalca molto da vicino quello che si è svolto per l’intera durata della Guerra fredda per quanto riguarda gli arsenali nucleari. Ma l’equilibrio internazionale di oggi non è più quello bipolare del dopoguerra, e anche gli avversari sono cambiati. Né la Russia né la Cina sono l’Unione sovietica, e dunque la domanda che si stano ponendo in questo momento al Pentagono è anche “deterrenza contro chi?”. In questo quadro così instabile, peggiorato anche dalle ripercussioni della crisi afghana, una comunicazione troppo aggressiva potrebbe essere controproducente tanto quanto una troppo morbida.

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