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Prevenire l’osteoporosi. La soluzione arriva dallo spazio

L’esperimento italiano “Readi Fp” di Ali e Marscenter arriva sulla Stazione spaziale internazionale a bordo della 23esima missione di rifornimento. L’obiettivo dell’esperimento è valutare gli effetti della microgravità sulle ossa e identificare potenziali contromisure, in vista di permanenze umane nello spazio sempre più lunghe

Lo scorso 29 agosto alle 9:30 (ora italiana) è stato lanciato con successo dalla base di Cape Canaveral in Florida, il razzo Falcon 9 per la 23esima missione di rifornimento alla Stazione spaziale internazionale Iss della SpaceX “Commercial resupply service”. Il giorno dopo la capsula cargo Dragon ha attraccato alla stazione con il suo carico di viveri ed esperimenti scientifici, tra questi anche il “Readi Fp”, interamente progettato e realizzato in Italia dall’università di Napoli Federico II e le società Aerospace laboratory for innovation (Ali) e Marscenter.

L’OBIETTIVO

Il Reducing arthritis dependent inflammation First phase (Readi Fp), questo il nome completo dell’esperimento, è stato ideato dal professor Geppino Falco del dipartimento di Biologia dell’università di Napoli Federico II, ed è stato ingegnerizzato dalla società consortile Ali di Napoli e dalla società Marscenter. L’obiettivo scientifico dell’esperimento punta a studiare protocolli medici innovativi per la prevenzione dell’osteoporosi, patologia molto comune sulla Terra ma anche tra gli astronauti. Infatti, gli equipaggi delle missioni spaziali sottoposti alla microgravità subiscono effetti di alterazione della biologia di cellule ed organi con dei rapidi processi di decalcificazione ossea in linea con quanto accade al corpo umano sulla Terra quando ci si ammala di osteoporosi.

L’ESPERIMENTO

Readi Fp si prefigge di studiare sul più grande laboratorio scientifico orbitale l’impiego di un bio-collagene estratto dalle vinacce di Aglianico per la prevenzione dell’osteoporosi. Il test si svolgerà all’interno di un mini laboratorio automatico mantenuto a temperatura costante che fungerà da incubatore; al suo interno saranno attivati dei microinfusori che serviranno a iniettare in modo controllato il bio-collagene, a base di resveratrolo, in alcune linee di cellule staminali. Se le cellule risponderanno positivamente agli stimoli, dovrebbe verificarsi un rallentamento dell’apoptosi, ossia della morte precoce delle cellule che costituiscono l’impalcatura scheletrica. in condizioni di immobilità prolungata, e ciò si potrà verificare al recupero di Readi Fp quando, tra un mese, rientrerà dallo spazio sempre a bordo della capsula Dragon.

COLLABORAZIONE AZIENDALE

L’esperimento, ingegnerizzato dalla società Marscenter presieduta dall’ingegner Marcello Spagnulo, nasce dal contratto tra Ali, del professor Giovanni Squame, e la Nanoracks Europe diretta dalla dottoressa Veronica La Regina. Insieme a loro collaborano all’esperimento l’azienda vinicola Mastroberardino, che ha fornito le vinacce, la Gold Collagen, azienda leader mondiale nella produzione di collagene, e la BCTrade.

PROGRAMMI EUROPEI

Readi Fp rientra nelle attività previste dal progetto Capsula di rientro atmosferico (Cadira) coordinato dalla società Ali e finanziato dalla regione Campania nell’ambito dell’asse prioritario 1 “ricerca e innovazione” del Programma operativo dedicato alla Campania del Fondo europeo di sviluppo regionale, e che prevede la realizzazione di un prototipo di capsula spaziale in grado di rientrare dallo spazio grazie alla tecnologia proprietaria Irene in partenariato con il Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira) e Space factory, una start-up di Ali.

GLI ALTRI ESPERIMENTI

Oltre a Readi Fp sul Falcon 9 sono partiti diversi altri esperimenti: il Retinal diagnostics, sponsorizzato dall’Agenzia spaziale europea (Esa), insieme con il Centro aerospaziale tedesco (Dlr) e il Centro astronautico europeo (Eac) indirizzato a registrare l’insorgenza di eventuali problemi di visione agli astronauti, noti come Sindromi neuro-oculari associate allo spazio (Sans); un braccio robotico della società giapponese Gitai Japan Inc; un esperimento della Nasa sulla tenuta di alcuni materiali nello spazio per lunghi periodi di tempo e un’indagine sugli effetti che una duratura esposizione alla microgravità può avere sulle piante. Infine, verrà testato un dispositivo impiantabile e telecomandato per la somministrazione di farmaci.

OBIETTIVO LUNA E MARTE

Nel complesso, tutti gli esperimenti della 23esima missione di SpaceX hanno come obiettivo di fondo rendere la permanenza umana nello spazio più sicura in vista delle missioni di lunga durata verso la Luna e Marte. La lunga permanenza in condizioni di microgravità, infatti, espone il corpo umano a una serie di stress che possono comprometterne la salute, limitando di fatto il periodo in cui un umano può rimanere nello spazio. Materiali resistenti alle sollecitazioni dell’ambiente spaziale, la possibilità di coltivare direttamente nello spazio quanto necessario al sostentamento degli equipaggi, e una robotica sempre più sofisticata, sono tutti elementi indispensabili per una permanenza prolungata di umani nello spazio.

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