Il Festival della bioetica a Santa Margherita Ligure rappresenta l’occasione di dibattito interdisciplinare, l’unico in grado di produrre risultati apprezzabili
Domani e dopodomani (22 e 23 agosto, ndr) si svolgerà a Santa Margherita Ligure la V edizione del Festival della bioetica che ha in Luisella Battaglia, fondatrice dell’Istituto italiano di bioetica nonché prima donna a ricevere il prestigioso premio internazionale Fritz Jahr, l’ideatrice e organizzatrice.
Quest’anno il Festival riveste particolare rilievo perché si occupa del tema della giustizia e della tutela dei diritti delle future generazioni: una questione che diventa ogni giorno più centrale. Inoltre l’evento sarà anche l’occasione per festeggiare i cento anni del filosofo Edgar Morin – al cui pensiero della complessità si ispira l’Istituto italiano di bioetica – e per celebrare il centenario della nascita del filosofo John Rawls al quale si deve uno dei più importanti trattati sulla teoria della giustizia del Novecento. Interverranno i filosofi Mauro Ceruti (Società Italiana di Logica e Filosofia della Scienza, IULM), per Edgar Morin; e Sebastiano Maffettone (Center for Ethics and Global Politics LUISS Roma), per John Rawls. Il Premio Bioetica verrà conferito alla dottoressa Linda Laura Sabbadini, presidente del WW20, gruppo internazionale di lavoro sull’empowerment femminile, per il suo impegno a favore dell’eguaglianza di genere.
Dunque tanta carne al fuoco, ben sapendo che l’emergenza Covid mette in primo piano il tema della tutela della salute a livello globale, la lotta contro le antiche e le nuove diseguaglianze in ambito sanitario, l’impegno per un’effettiva giustizia di genere, la tutela del benessere dei soggetti più vulnerabili, la salvaguardia del nostro habitat naturale, la difesa dei diritti degli animali. Sono problemi che, come sottolineano gli organizzatori, per essere affrontati con realistica possibilità di successo, richiedono una fattiva collaborazione dei saperi — dalla medicina all’economia, dall’ecologia al diritto, dall’etologia alla filosofia — e dove la bioetica, in quanto etica del mondo vivente, trova la sua autentica ragione d’essere.
Ma la giustizia perché? La dottoressa Battaglia l’ha spiegato in una intervista a Noi donne di cui riprendiamo uno stralcio.
“Il Festival intende partire dalla complessità della nozione di Giustizia, il valore più universalmente rivendicato – infatti chi non la invoca o la esige? Il rivoluzionario come il conservatore la rivendicano entrambi con la stessa enfasi – ma insieme il più “confuso”, data la sua irriducibile polisemia, la straordinaria ricchezza dei suoi significati. Pensiamo, per fare un esempio, alla formula più classica con cui si esprime: “A ciascuno il suo”. L’accordo pare facilmente raggiungibile: dare a ciascuno ciò che gli spetta, un’istanza e una regola del tutto ragionevole e condivisibile. Sennonché i problemi sorgono appena ci si addentra nella formula e ci si pongono le prime fondamentali domande. Chi è quel “ciascuno”? Intendiamo i nostri concittadini, i nostri connazionali, gli europei, gli extraeuropei, i membri dell’intera comunità mondiale? Non solo quel “ciascuno” avrà un’identità diversa in termini di estensione spaziale ma anche – a ben riflettere – temporale. Ci si riferisce, in altri termini, solo chi vive attualmente sulla terra, i nostri coevi, i nostri figli, nipoti o anche chi vivrà dopo di noi, decenni e secoli dopo la nostra scomparsa, le cosiddette ‘generazioni future’, il cui destino dipende dalle nostre scelte? E ancora, per “ciascuno” intendiamo soltanto gli esseri umani o anche gli animali non umani? Si aprono in tal modo i grandi capitoli della giustizia planetaria, della giustizia intergenerazionale e della giustizia interspecifica. È questo lo scenario in cui si muove la bioetica intesa come etica dell’intero mondo vivente”. Al dunque si tratta di delineare “quelle che la filosofa Martha Nussbaum, in uno dei suoi testi più significativi, chiama le nuove frontiere della giustizia”.
Basta? Macché. C’è anche un altro ambito che va discusso ed esaminato per le sue implicazioni sulla vita del pianeta e riguarda i cosiddetti Diritti delle generazioni future. “È l’aspetto tra i più nuovi ed interessanti di cui si occupa la bioetica”, sottolinea Battaglia. “Se, infatti, è generalmente ammesso un obbligo morale nei confronti della generazione prossima alla nostra, non altrettanto chiara e condivisa è l’idea di una responsabilità verso i nostri discendenti più remoti. Esistono obblighi morali nei confronti delle generazioni future? E, in caso di risposta affermativa, che cosa esigono? Quali sacrifici possono richiedersi in vista dei loro interessi?”.
Si tratta di ambiti che schiudono prospettive fino a ieri inimmaginabili e che l’usura della Terra da parte dell’uomo fanno balzare in primo piano. Il Festival insomma si propone di essere una sede di dibattito e confronto di grande spessore. La bioetica riguarda tutti e l’approccio interdisciplinare è l’unico in grado di produrre risultati apprezzabili.
(Foto: rosefirerising, Flickr)