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Altro che debito. Forchielli spiega cosa toglie il sonno a Pechino

Intervista all’economista e imprenditore, grande esperto del Dragone. Le strette su fintech e assicurazioni sono aggiustamenti di mercato necessari a fermare monopoli spaventosi, altro che nuovo maoismo formato Terzo Millennio. Il debito? Un falso problema, la vera paura dei cinesi è la denatalità…

La Cina e i suoi eterni ritorni al passato. Un po’ come le onde, lo Stato avanza e arretra nell’economia. Nel momento storico attuale, sta avanzando e anche prepotentemente, come dimostra la stretta, tutta politica, sul comparto assicurativo, in particolare quello tecnologico. Una mossa in odore di maoismo, applicato al Terzo Millennio. Alberto Forchielli, economista, saggista e imprenditore fondatore di Mandarin Capital, di Cina e affini se ne intende eccome e a Formiche.net dà la sua personale lettura della situazione.

L’intervento del governo sulle assicurazioni è la prova di una ritrovata aggressività dello Stato cinese nell’economia. C’era da aspettarselo?

In parte sì, perché il mondo assicurativo è pieno di aziende fasulle, cresce molto e in modo spropositato, il governo vuole evitare truffe ai danni dei clienti perché in questo settore le frodi sono molto frequenti. Serviva trasparenza e anche una dose di regole.

C’è chi ha fatto notare un ritorno al maoismo. Lei che dice?

Non la vedo così. Oggi la Cina ha bisogno di regolare dei settori, come il fintech o i social media, dove si sono creati dei giganteschi monopoli. E tutto questo prima o poi andava regolamentato.

Non ci potevano pensare prima? 

Sì, forse. Ma non c’è una risposta precisa a questa domanda. Pechino ha una lista e il turno della tecnologia e dei comparti ad essa connessi è adesso. Sicché…

Non è che così facendo Pechino rischia una fuga degli investitori?

No, perché gli investitori cinesi sono a prova di vessazioni, guadagnano lo stesso. Molti sperano in una fuga, ma se proprio devo essere onesto, non credo che avverrà. Ad oggi vedo normali aggiustamenti di mercato più che un attacco frontale all’industria. Poi, se il governo non si ferma nei prossimi mesi allora possiamo anche cambiare idea.

Parliamo del debito, il grande male cinese. Una mina pronta a esplodere o tutto sotto controllo?

Il punto è questo. La Cina il debito se lo aggiusta come vuole, le banche sono dello Stato dunque è facile giocare coi numeri. Non è quella minaccia che in molti credono. La vera minaccia semmai è un’altra…

Sono tutto orecchie.

La demografia, ecco cosa spaventa davvero la Cina (il governo ha da poco tolto il blocco per le famiglie per il terzo figlio, ndr). Vuole un esempio?

Perché no…

C’è un settore che in Cina vale 85 miliardi di dollari, il tutoring, le lezioni private. Un settore dal quale è nato un impero di società che sono andate anche in Borsa, capitalizzando decine di miliardi di dollari. Bene, dalla sera alla mattina il governo ha detto che il business delle ripetizioni doveva essere senza fine di lucro e sa perché?

Me lo dica lei.

Perché i cinesi non fanno più due figli, figuriamoci tre, perché avere figli costa caro. E costa caro perché il tutoring che permette ai figli di studiare a sua volta costa tantissimo e allora il governo ha distrutto il tutoring per permettere alle famiglie di avere due o tre figli. Eccola la vera paura cinese.

Chiudiamo sui rapporti con gli Usa. Si vocifera di una visita di Janet Yellen, segretaria al Tesoro, in Cina. Con Biden la musica cambierà rispetto a Trump?

La Cina rimane sempre un nemico degli Usa, ma c’è modo e modo di trattare col nemico. C’è quello razionale, di Biden e quello irrazionale, cieco, di Trump. Con Biden avremo un dialogo, pur rimanendo nemici.


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