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Giappone in Antartide. Le ambizioni di Tokyo, lo scontro con Mosca

Tokyo dimostra che vuole tornare a giocare un ruolo importante sulla partita geopolitica globale. Le richieste avanzate sull’Antartide, contro la Russia, sono un test per le proprie capacità

Russia e Giappone litigano ancora. Dopo le provocazioni russe sulle Isole Curili, ora il terreno di scontro è l’Antartide. L’Istituto nazionale per la ricerca polare (Nipr) del Giappone è convinto che Tokyo abbia il diritto (e più che altro la necessità, energetica e soprattutto politica) di prendere parte alla lottizzazione per la ricerca di idrocarburi al Polo Sud. Per lo studio, quando nel 2048 scadrà il trattato che impedisce spedizioni a fine di lucro all’estremo sud del mondo, i giapponesi  dovranno avere una loro fetta nelle spartizioni. Gli analisti di Tokyo aggiungono anche che la stazione di ricerca russa Russkaja è “illegale”. E Mosca s’infuria, chiaramente.

Sebbene questo genere di rivendicazioni non siano una novità assoluta, contestualizzarle in uno spazio temporale spiega bene come Tokyo sia tornato a giocare la partita strategica — frutto sicuramente di una visione tracciata da Abe Shinzo, e messa in fase operativa dall’attuale premier Yoshihide Suga. La pubblicazione (e pubblicizzazione) del report sull’Antartide arriva mentre il Giappone si rinforza militarmente, si dichiara pronto a un eventuale uso delle armi per difendere Taiwan dalla Cina, si muove nelle zone contese di proprio interesse come le Curili appunto o il Mar Cinese Orientale, tesse e approfondisce relazioni internazionali.

L’attacco ai russi sull’Antartide è molto probabilmente legato in forma diretta alla visita provocatoria del primo ministro Mikhail Mishustin a Iturup, ma è anche segno di un Giappone che percepisce la centralità acquisita dal quadrante Indo Pacifico — di cui Tokyo parla da tempo — e ora, da attore di primo piano in un palcoscenico cruciale, si mette in gioco. Sulla vicenda Antartica infatti non conta tanto lo studio del Nipr, piuttosto, come fa notare un’analisi della Jamestown, l’intenzione di affondare un colpo contro Mosca — che diventa anche un messaggio inviato dall’Occidente alla Russia, se si considera l’allineamento di Tokyo con l’asse Usa-Ue-Uk.

Tecnicamente, il Giappone ha puntato la Terra di Marie Byrd, all’estremo angolo meridionale dell’Oceano Pacifico. Si tratta dell’unica fetta di Antartide non ancora rivendicata, perché le richieste sono state sospese dal Trattato antartico nel 1959, però la Russia potrebbe essere intenzionata a usare la propria stazione di ricerca come aggancio per nuove rivendicazioni. Il Giappone prova a mettersi di traverso, bloccando l’eventuale richiesta di legittimazione russa, in un territorio che tra l’altro in precedenza era assegnato agli Stati Uniti in virtù della nazionalità di colui che le ha scoperte (l’ammiraglio americano Richard Evelyn Byrd, che ne dedicò il nome alla moglie Marie).

Una coincidenza dimostra il senso della richiesta: Tokyo la avanzò già nel 1939, quando il Giappone imperiale rivendicava il diritto di amministrare quei territori in quanto una spedizione nipponica nel 1911 era già stata per un periodo di tempo lì. Poi, nel 1951, la richiesta fu ritirata: simbolo tra i vari dell’accettazione del ruolo di sconfitto nella Seconda guerra mondiale. Ora l’Arcipelago torna a muoversi nello scacchiere geopolitico e le rivendicazioni avanzate in Antartide sono un messaggio in questo senso: gli idrocarburi antartici sfruttati da Tokyo come scusa per testare la nuova capacità di azione strategica.

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