Possibile svolta nelle indagini sulle origini del coronavirus. L’intelligence americana ha hackerato una grande mole di dati genetici del Laboratorio di Wuhan, entro un mese stilerà un rapporto per Joe Biden. Una nuova pagina per accertare eventuali responsabilità del governo cinese
L’intelligence americana si mette di nuovo sulle tracce del coronavirus. C’è una possibile svolta nella ricerca delle origini della pandemia: secondo la Cnn gli 007 di Joe Biden stanno analizzando un “tesoro di dati genetici” per accertare eventuali responsabilità della Cina nella diffusione del virus.
Non è chiaro come le agenzie dei Servizi segreti americani siano entrate in possesso della mole di dati. Dal momento che queste informazioni sono generalmente processate dai server esterni basati sul cloud, non è da escludere che “siano state hackerate”, fa sapere l’emittente.
A fine maggio il presidente Biden aveva chiesto all’intelligence di consegnargli entro 90 giorni un rapporto sulle origini del Covid-19. Finora due sono le ipotesi al vaglio del governo americano: che il virus sia stato inizialmente trasmesso dall’animale all’uomo, oppure che sia uscito dal laboratorio di Wuhan, prima città cinese a registrare infezioni, per colpa di un esperimento finito fuori controllo.
La seconda è al centro di un acceso dibattito politico a Washington DC, con i Repubblicani che continuano ad accusare il governo cinese sulla scia di quanto fatto dall’ex presidente Donald Trump. Lunedì un report firmato dal repubblicano del Texas Michael McCaul ha parlato di “preponderanza di prove” che dimostrerebbero come il coronavirus sia stato rilasciato “accidentalmente” dal laboratorio di Wuhan nell’autunno del 2019.
Una tesi che inizia a fare breccia anche fra i democratici al Congresso, nonostante le iniziali reticenze contro lo slogan del “China virus” agitato da Trump l’ultimo anno alla Casa Bianca. Per il momento le agenzie di intelligence invitano alla prudenza. E però il bottino di dati verosimilmente trafugato dai server di Wuhan potrebbe aprire una nuova pista.
Si tratta infatti della più consistente quantità di informazioni ottenuta dai database dell’Istituto di Virologia di Wuhan da quando il governo cinese nel settembre del 2019 ha rimosso dal web i dati genetici di 22.000 campioni di virus. Nei mesi a seguire Pechino ha ripetutamente intralciato le indagini della comunità internazionale e dell’Oms, rifiutandosi di consegnare i dati sulle prime infezioni da Covid.
Lo studio delle nuove sequenze genetiche ottenute potrà forse aiutare gli scienziati che collaborano con gli 007 americani a ripercorrere a ritroso la trasmissione del virus e delle sue mutazioni. Fra le altre informazioni, l’intelligence Usa cercherà di capire quali tipologie di virus erano studiati dal laboratorio di Wuhan nel settembre di due anni fa, in modo da verificare un possibile coinvolgimento degli scienziati cinesi nella diffusione esterna del Covid-19.
La strada per la verità però resta tutta in salita. A ostacolare le ricerche ci sono alcune difficoltà tecniche. Tradurre in informazioni utilizzabili l’enorme quantità di dati ottenuti richiede computer sufficientemente potenti per processarli. Per questo, spiega la Cnn, l’intelligence americana ha deciso di ricorrere ai supercomputer di 17 “istituzioni di ricerca governative d’élite” all’interno dei Laboratori nazionali del Dipartimento per l’Energia.
Oltre alle macchine servono persone qualificate in grado di usarle. Trovare scienziati che abbiano il “nulla-osta” di sicurezza e, soprattutto, sappiano parlare il mandarino scientifico utilizzato dai colleghi di Wuhan per catalogare le informazioni sul virus non sarà facile. Anche per questo, riferiscono fonti di intelligence all’emittente americana, è poco probabile che le nuove indagini portino alla scoperta di una “pistola fumante” e accertino una volta per tutte il ruolo del governo cinese dietro alla più grande pandemia della storia.