Skip to main content

Sul green pass Landini è contagioso. L’obbligo vaccinale? Inutile

Quanta confusione, Landini. Speriamo che Mario Draghi trovi un Astolfo incaricato di recuperare un pool di cervelli “furiosi” sperduti sulla Luna. L’opinione di Cazzola

Avendolo visto in azione durante tutto il suo cursus honorum ci eravamo già accorti di come Maurizio Landini fosse una persona confusa. Per di più affetto da una confusione contagiosa tanto da diffonderne il virus ai partner delle altre confederazioni, i quali ripetono più o meno le medesime considerazioni di Landini sulla questione del green pass.

Le cronache raccontano, infatti, che anche il leader della Cisl Luigi Sbarra, presente al Meeting di Rimini abbia chiesto esplicitamente che si “approvi subito una legge che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini“. Pier Paolo Bombardieri, leader della Uil, si è spinto nei giorni scorsi fino a considerare l’insistenza della Confindustria nel voler applicare il green pass a chi entra al lavoro, un pretesto per fare risparmiare alle imprese i costi per la sicurezza previsti dai Protocolli dell’aprile 2020. “Le aziende”, avvertiva, “non possono pensare di risparmiare sui costi per la sicurezza. L’applicazione del Protocollo è comunque indispensabile e tutte le misure di sicurezza vanno mantenute”.

Ovviamente nessuno ha mai sostenuto che il Green pass risolverebbe ogni problema tanto da indurre a smobilitare tutti gli apparati della sicurezza; ma sarebbe una precauzione in più da prendere in considerazione nell’ambito di una revisione negoziata dei regolamenti, dal momento che la vaccinazione di massa è una possibilità – sicuramente importante – che al tempo dei meritori Protocolli non era disponibile e quindi non fu neppure presa in considerazione.

Certamente le parti sociali hanno dato – con le misure adottate – un contributo determinante alla riapertura. in condizioni di relativa sicurezza, di gran parte delle attività produttive; tuttavia dall’inizio della crisi sanitaria  ad oggi si sono avute 175.000 denunce di infortunio da Covid-19 (in seguito a contagi in occasione di lavoro) e circa 600 decessi.

Del resto è inutile sfondare delle porte aperte: i leader sindacali da giorni giurano che loro sono vaccinati, che considerano la vaccinazione il principale strumento per salvaguardare la salute dei lavoratori, che sono disposti ad appoggiare campagne a sostegno della somministrazione del vaccino, al punto (lo abbiamo letto prima) di sfidare il governo a fare approvare una legge “che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini”. In più Landini, nel richiedere una legge, ci infila un’accusa alla politica di scaricabarile sulle parti sociali e la chiama ad assumersi le sue responsabilità.

Premesso che non riesco a capire come i lavoratori, in mancanza di una legge che li obblighi all’iniezione del destino, potrebbero prendersela con i sindacati quando a compiere le operazioni sarebbero le strutture sanitarie, io considero la richiesta di una legge che renda obbligatoria la vaccinazione per tutti i cittadini, una “fuga in avanti” che può essere spiegata soltanto con l’ebollizione dei cervelli provocata dalla gran calura di queste settimane. Facciamo chiarezza: un conto è stabilire (per legge?) che non si acceda in certi “locali di comunità” senza esibire una certificazione che attesti di essersi vaccinati o di un tampone risultato negativo. Si tratterebbe di una soluzione flessibile al dunque rispettosa delle libertà individuali delle persone, perché non sarebbe impossibile condurre una vita in relativa sicurezza per sé e per gli altri, avvalendosi dei presidi previsti (come l’uso della mascherina) laddove fosse consentito. Poi se questa ostinata persona dovesse mettersi in viaggio, potrebbe cavarsela sottoponendosi ad un tampone ad hoc. Personalmente sono convinto che – ai sensi dell’articolo 2087 cod.civ. e del TU sulla sicurezza del lavoro (dlgs n.81/2008) – non vi sarebbe bisogno di altre disposizioni per disporre l’obbligo di certificare l’immunità (sia pure temporanea) per l’ingresso sui luoghi di lavoro. È del medesimo avviso la prima giurisprudenza in materia.

Sarebbe un altro “paio di maniche” stabilire l’obbligo di vaccinazione per tutti i cittadini: un’operazione mastodontica del tutto inutile, anche perché dovrebbe essere ripetuta periodicamente, in relazione alle varianti del virus. Diverso sarebbe il caso di un obbligo vaccinale per certe categorie come il personale sanitario e scolastico; ma, a questo proposito, nei prossimi mesi vi è la possibilità di attenersi a norme già operative. Poi, che i cittadini si siano sottoposti alla somministrazione obbligatoria non può essere presunto perché lo prevede la legge; a quel punto occorrerebbe pur sempre esibire una certificazione, nei fatti autorizzativa o preclusiva rispetto a talune azioni della vita quotidiana. In sostanza, se la situazione fosse così grave da dover passare a fil d’iniezione tutti i cittadini, a chiunque verrebbe la tentazione di chiedere al suo vicino di mostrare il green pass quando lo incontra sulle scale.

Per non parlare poi dei tempi necessari per varare una legge, quando alla ripresa delle attività vi saranno tante gatte da pelare, in vista della sessione di bilancio, durante la quale è precluso l’esame di qualunque altro provvedimento. Poi c’è la comica finale (anche se viene solo da piangere). Se vaccinarsi diventa un obbligo di legge che cosa succede ai “renitenti” che avrebbero qualche argomento in più per giustificare la loro follia? Quali sarebbero sanzioni? Guai a parlarne: risponde sdegnato Landini; perché sarebbero discriminazioni inaccettabili. E un datore di lavoro dovrebbe ammettere in azienda un dipendente indifferente addirittura a un obbligo di legge assunto durante una emergenza sanitaria. Per favore, speriamo che Mario Draghi trovi un Astolfo incaricato di recuperare un pool di cervelli “furiosi” sperduti sulla Luna.



×

Iscriviti alla newsletter