Per il Presidente della Repubblica è “sconcertante” che tutti esprimano solidarietà nei confronti dei diritti degli afghani “che rimangono là” perché “questo non è all’altezza dell’Europa”. Le parole di Mattarella in occasione degli 80 anni dal Manifesto di Ventotene
Uno schiaffo agli egoismi europei a 80 anni dal Manifesto più europeista. Sergio Mattarella ne ha per tutti e su tutto: politica migratoria, accoglienza degli afghani, necessità di strumenti di politica estera e di difesa, antieuropeisti definiti “antipatizzanti”, unione finanziaria, intervenendo con parole raramente così dure al seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
LA SOLIDARIETÀ A PAROLE
La tragedia dell’Afghanistan e le conseguenze sui flussi migratori che nel Mediterraneo stanno nuovamente mettendo l’Italia a dura prova sono sotto gli occhi di tutti. Per il Presidente della Repubblica è “sconcertante” che tutti esprimano solidarietà nei confronti dei diritti degli afghani “che rimangono là” perché “questo non è all’altezza dell’Europa” il cui complesso di valori è il “contributo dell’Europa alla comunità internazionale”. Secondo Mattarella, la perdita di libertà anche in un Paese lontano incide sul resto del mondo proprio perché la libertà e i diritti fondamentali “non sono confinabili in un solo territorio”.
L’IMMIGRAZIONE VA GOVERNATA
È sull’immigrazione che il presidente è estremamente chiaro: “Si parla tanto di confini esterni dell’Unione, ma la politica migratoria non è mai diventata una politica dell’Unione europea. Questa lacuna non è all’altezza dei ruoli e delle responsabilità dell’Ue”. Alla vigilia di un mese di settembre nel quale il governo italiano tornerà a porre la questione a Bruxelles, Mattarella manda un messaggio diretto: “So bene che molti paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare la gestione delle migrazioni agli scafisti e ai trafficanti degli esseri umani” aggiungendo che bisogna avere la “responsabilità” di spiegare alle pubbliche opinioni che non è ignorando il fenomeno che lo si governa.
COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE
Un messaggio diretto alla politica italiana e a tutti i Paesi europei, compresi quelli che pensano di essere lontani dall’origine del problema: “Bisogna spiegare che non tra un secolo ma tra venti-trent’anni la differenza demografica sarà tale da dar vita a un fenomeno migratorio scomposto che non si limiterà ai paesi di riviera ma giungerà in tutto il continente fino ai paesi scandinavi”. Quindi, il fenomeno va governato insieme, anche con le altre parti del mondo, con un “dialogo collaborativo” perché “solo una politica di gestione comune dell’immigrazione può evitarci di essere travolti da un fenomeno incontrollabile”.
UNA POLITICA ESTERA E DI DIFESA COMUNE
La débacle americana, come The Economist ha definito la gestione della crisi afghana da parte di Joe Biden, sta intensificando il dibattito su ruolo della Nato, sulle nuove scelte statunitensi e sulle decisioni che l’Unione deve assumere: “L’Europa deve dotarsi di strumenti di politica estera e di difesa comune” ha detto Mattarella, una scelta che sarebbe “importante anche per gli Usa perché in un mondo in cui i protagonisti internazionali sono sempre più grandi, il protagonista più vicino agli Usa credo debba avere una maggiore capacità operativa”. “L’Afghanistan ha messo in evidenza la scarsa capacità di incidenza dell’Ue sugli event” e anche “le conseguenze del crollo della Siria le ha subite tutte l’Europa”. Ciò non toglie che la Nato resta un “pilastro fondamentale dell’Italia e dell’Europa”.
Per tutti questi motivi, secondo il presidente della Repubblica la Conferenza sul futuro dell’Unione è “un’occasione storica da non perdere” evitando il rischio che venga banalizzata, tradotta in uno scialbo esame della situazione contingente”. L’Unione “non tornerà indietro”, “i gelidi antipatizzanti si diano pace” e tanti strumenti messi in atto negli ultimi tempi, come quelli per reagire alla pandemia, rappresentano una svolta e “resteranno” come il Next generation Eu.
DA SOVRANITÀ NAZIONALE A SOVRANITÀ CONDIVISA
“Occorre trovare una formula che adegui quella della sovranità nazionale” e “una sovranità condivisa è l’unico modo per affrontare le sfide globali e non è una rinuncia”. Un tema scottante considerando le sempre maggiori chiusure avanzate dai Paesi sovranisti e da quelle forze che vi si riconoscono. “In questi anni agli interlocutori stranieri ho detto che i paesi Ue si dividono in due categorie: i paesi piccoli e i paesi che non hanno compreso di essere piccoli, ma cominciano a comprenderlo”. Nel Manifesto di Ventotene è scritto che “l’evoluzione dei rapporti economici mondiali fa sì che lo spazio vitale di un popolo sia ormai il globo: oggi con i mutamenti che conosciamo quella considerazione appare profetica” ha commentato Mattarella, per il quale l’Unione europea “non può avere una moneta unica, una banca centrale e non avere una vera unione bancaria e un vero sistema finanziario unitario. Se così non sarà, quello che abbiamo costruito fino a oggi rischia di essere compromesso da quello che manca”.
L’intervento del presidente rappresenta anche un sostegno agli sforzi di Mario Draghi tesi a organizzare un G20 allargato al massimo così come alle discussioni in atto per la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. Un tentativo di superare le polemiche quotidiane in Italia perché solo con un approccio comune ci potrà essere un barlume di soluzione.