Il direttore della NATO Defense College Foundation: “Putin ha inviato un messaggio preciso quando ha detto che noi russi conosciamo bene l’Afghanistan e sappiamo come funziona. La mossa più importante fatta da russi e cinesi già prima dell’avanzata talebana è stata la Sco, la Shanghai Cooperation Organization, diventata nel tempo una grossa piattaforma politico-diplomatica”
Il vertice Merkel-Putin? Un mondo arrivato a fine corsa. Lo dice a Formiche.net Alessandro Politi, Direttore della NATO Defense College Foundation, che scompone l’incontro di ieri tra i leader tedesco e russo per immaginare il nuovo scenario che tocca anche il dossier centro-asiatico, alla luce dell’emergenza afghana e del ruolo propositivo di Mario Draghi, fautore del G20 straordinario.
La Germania rimane uno dei principali partner della Russia in Europa e nel mondo, ha detto Putin dopo il vertice con Merkel. Che messaggio hanno dato i due leaders?
È stato un vertice particolare, a cui entrambi i leaders sono giunti visibilmente affaticati e con un aspetto che dice molto più di dichiarazioni diplomatiche. Le bandiere erano distanti, mentre in altre conferenze stampa erano più vicine. Ho notato un Putin molto asciutto: negli organismi bilaterali creati tra i due Paesi le attività proseguono a ritmo intenso. È straordinario come due Paesi che certamente hanno dei problemi sulla risoluzione di questioni gravi, poi riescano a mantenere una buona relazione fra enti. Certo, non sappiamo cosa accadrà dopo le imminenti elezioni tedesche, ma esiste una base di rapporti russo-tedeschi molto forte. Interessante è stata anche l’espressione del ministro degli esteri russo.
Ovvero?
Sergej Lavrov è apparso a tratti completamente esausto, mentre Putin è ormai logoro da decenni di potere che influiscono sull’aspetto: rughe, occhi infossati, capelli diradati. Non è il leader di cinque anni fa. Pensiamo a Obama, che curava non poco la forma fisica: dopo due mandati anche lui ha avvertito fisicamente la fatica, come dimostrano i capelli bianchi. Per cui penso che sia stata una conferenza stampa estenuata, che va molto oltre il rapporto russo-tedesco. È un mondo che sta arrivando a fine corsa.
Afghanistan: Putin ha detto che il Paese non deve sgretolarsi completamente. Cina e Turchia reciteranno un ruolo, con Mosca un passo indietro?
Sul tema, Putin è stato spietato: va impedito il decadimento dello stato afghano, ha detto, alludendo ad una possibile guerra civile da evitare. Ha definito malfunzionante l’idea dell’esportazione democratica in aree che non la vogliono, aggiugendo: “Noi russi conosciamo bene l’Afghanistan e sappiamo come funziona”.
Un monito rivolto a chi?
Intanto sulla Sna, l’agenzia di stampa di Sputnik, la conferenza stampa è stata pubblicata in tempi rapidissimi. Il crollo dell’Afghanistan si somma alle parole che ha dedicato alla soluzione del caso bielorusso che deve avvenire, ha precisato Putin, nell’ambito dei meccanismi istituzionali e senza ingerenze esterne, come accaduto in Ucraina. Come sua abitudine il presidente russo ha inviato messaggi secchi e pratici, con un modo alquanto rilassato. È come se avesse fatto un bilancio, nel modo più chiaro possibile per dire a tutti che il mondo deve essere multilaterale, perché non vale più il modello Washington.
Questa volta la Russia si irriterà con i due alleati ultra invasivi?
Putin non ha detto nulla sul ruolo turco e cinese, ma ho l’impressione che la Turchia ha un certo influsso nel quadro regionale immediato, dove esiste la capacità di sfruttare l’eredità delle popolazioni turcofone in Asia centrale. Un decennio fa non funzionò, però, come non riuscì nemmeno all’Iran, zavorrato dall’handicap dello sciismo. I turchi quindi faranno il loro gioco in Afghanistan, contando sulla possibile ricostruzione ma realizzata all’interno di un quadro politico stabile, in mancanza del quale ci sarà un altro ciclo di guerra civile. Non ne vedo adesso in superficie le condizioni, ma non dimentichiamo che la coalizione talebana non è proprio una forza monolitica. La mossa più importante fatta da russi e cinesi già prima dell’avanzata talebana è stata la Sco, la Shanghai Cooperation Organization, diventata nel tempo un’importante piattaforma politico-diplomatica. Non credo verrà messa a rischio semplicemente per accaparrarsi pezzi di Afghanistan, ma si arriverà ad un accordo pragmatico. La Bri è già in movimento e ci sarebbe troppo da perdere. Osservo inoltre che l’Afghanistan è sì un transito utile, ma non indispensabile dal punto di vista delle linee di comunicazione.
G20 straordinario sull’Afghanistan, Mario Draghi si muove sempre più da leader europeo: ma cosa potrà ottenere?
Draghi è un premier di calibro europeo, perché in Europa ci sa stare senza complessi portandosi dietro la sua esperienza di banchiere centrale che è diversa da quella politica. Ora sta provando a cercare un foro multilaterale dove il dossier afghano non sia soltanto una questione europea. Positivo il fatto che il G20 includa l’Arabia Saudita, uno dei maggiori finanziatori dei talebani e del Pakistan. E il fatto che lo abbia convocato in tandem con Macron è un modo per dire a tutti che ci si muove comunque, a prescindere dalle elezioni tedesche. Un passaggio che trovo estremamente sano visto che in passato la politica italiana è stata perennemente attendista.
Nord Stream 2: dopo le minacce Usa, l’accordo tra Berlino e Mosca è comunque arrivato e i lavori sono ultimati. Dunque non cambia nulla?
No. Su questo versante è importante vedere in prospettiva le cose. È la terza volta che gli europei fanno dei gasdotti con sovietici o russi, con un’iniziale opposizione statunitense poi ricomposta. Prima sotto le amministrazioni Carter e Reagan, che scelsero di concentrarsi sugli euromissili; poi con il Nord Stream 1 dove alla fine Bush capì che c’erano altre priorità; e con il Nord Stream 2 dove la contrapposizione è stata ancora più vigorosa, perché ormai i paesi dell’est erano dentro Visegrad ed avevano voce in capitolo. Posso capire che geopoliticamente si sentissero fragili, ma per la Polonia sarebbe utile evitare situazioni dove rischi ancora una volta di essere il vaso di coccio in attesa di alleati troppo distanti e disinteressati.
@FDepalo