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Non solo Huawei. Così la Cina fa rete in Tunisia

Mentre l’attenzione degli Stati Uniti è presa dal Medio Oriente, la Cina fa le sue mosse per mettere radici in Nord Africa. In Tunisia, Paese nel guado di una crisi sociale e politica, si fa strada la tech diplomacy di Pechino con il 5G di Huawei. Ecco come

La Tunisia ha i presupposti per diventare un “hub digitale” in Africa grazie alla Huawei Foundation che istituirà nel Paese un centro di ricerca, sviluppo e innovazione. Lo ha detto il numero uno del colosso tecnologico per l’Africa He Tao incontrando il presidente tunisino. La ICT-diplomacy di Pechino dunque non si mescola con scenari di guerra o crisi ufficiali, ma prosegue strisciante la propria marcia. Poco prima l’ambasciatore degli Stati Uniti aveva avvertito dei pericoli che la Tunisia correrebbe se scegliesse Huawei, la cui penetrazione è un dato acclarato.

QUI TUNISIA

La sfida Usa/Cina per il 5G si arricchisce di un nuovo capitolo in una macro area dove si registrano sommovimenti (Egitto e Libia) legati al consueto braccio operativo del governo di Pechino. L’incontro tra il presidente tunisino Kais Saied e i vertici di Huawei ha sancito la “fruttuosa” cooperazione tra i due Paesi, in un momento in cui il leader tunisino ha evidenziato le ampie opportunità e le promettenti prospettive per i due paesi di diversificare e rafforzare i legami bilaterali. A corredo, Huawei si impegna a continuare a fornire una serie di servizi in Tunisia, in particolare contribuendo alla realizzazione del progetto Città della Salute nella provincia di Kairouan, sostenendo la trasformazione tecnologica e l’economia digitale.

La marcia di avvicinamento a Tunisi è stata, come consuetudine, costante e programmata. Lo scorso marzo si era svolto nel paese l’evento Huawei Tunisia Talent Day, una sorta di celebrazione ufficiale per i 22 anni di presenza in loco di Huawei con l’obiettivo di costruire una rete di talenti e opportunità attraverso programmi come Huawei ICT Academy, Future Seeds.

DATA CENTER

Il tassello tunisino è l’ultimo in ordine di tempo: a Dubai Moro Hub due mesi fa ha stretto un’alleanza con Huawei per costruire il più grande data center a energia solare del Medio Oriente. Situato presso il Mohammed bin Rashid Al Maktoum Solar Park, sarà il più grande data center certificato TIER III Uptime a energia solare in Medio Oriente e Africa. Il centro offrirà prodotti e servizi digitali utilizzando le tecnologie della quarta rivoluzione industriale, come i servizi cloud, l’Internet of Things e l’intelligenza artificiale. In precedenza anche il Comune di Dubai aveva scelto il colosso cinese per la sua piattaforma con il data center TIER II.

TRANSAZIONI

Ma non è tutto, perché le sinergie di Huawei proseguono spedite anche nel settore delle transazioni Dcb. Tpay Mobile e Huawei hanno annunciato l’avvio di una cooperazione strategica per la monetizzazione delle app. La collaborazione è attiva tra 12 operatori mobili in sette paesi consentendo a oltre 60 milioni di abbonati di acquistare da Huawei AppGallery utilizzando la fatturazione diretta con l’operatore (DCB). Si tratta di Egitto, Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman, Giordania e Tunisia nella prima metà del 2021; al contempo gli sviluppatori hanno accesso a una serie di fornitori, come Orange, WE, STC, Ooredoo, Vodafone, Omantel e Zain.

SCENARI

Pechino, come è noto, usa la formazione, oltre che la cultura e il digitale, per entrare nei paesi maggiormente bisognosi di infrastrutture (anche imprenditoriali) al fine di favorire uno sviluppo verde e sostenibile. L’economia digitale dell’Africa, è la tesi sostenuta dalla Cina, si rivela un trampolino di lancio per promuovere la trasformazione dei territori tramite una gestione intelligente delle amministrazioni. Per questa ragione Huawei ha lanciato e concluso più di 50 accordi in Tunisia in collaborazione con il settore accademico del Paese, in un anno che segna il 57esimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Tunisia.

Mentre negli ultimi tre lustri Pechino ha promosso la Belt and Road Initiative (BRI) in Medio Oriente, Asia e Africa, per rafforzare l’impronta economica globale di Pechino, l’occidente si è caratterizzato per un generale e parallelo ridimensionamento.

QUI USA

Due settimane fa l’amministrazione Biden ha osservato che qualsiasi alleato mediorientale che stabilisca una base militare cinese avrà conseguenze nelle proprie relazioni con Washington, come ad esempio Abu Dhabi, che però con la crescente crisi afghana in corso potrebbe vedere rafforzato il proprio ruolo contro l’insurrezione talebana e rimanere punto di riferimento in loco dell’Occidente. In questo senso va letta la spinta Usa sugli Emirati Arabi Uniti per rimuovere Huawei dalla sua rete di telecomunicazioni, mettendo in dubbio la maxi commessa da 23 miliardi di dollari in droni e F-35. Ma la Cina è stata il principale partner commerciale degli Emirati Arabi Uniti nel 2020 con 53,67 miliardi di dollari di scambi (il doppio di quelli registrati con gli Stati Uniti).

@FDepalo

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