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Colle o Chigi? Un dilemma senza rischi. Bianco e Galli a confronto

Carlo Galli: “Draghi al Colle sarebbe una presenza rassicurante se dalle urne uscisse vincitore una forza politica anti sistema”. Bianco: “Draghi come De Gasperi. Sarebbe irrispettoso chiedere una rielezione a tempo per Mattarella”

Sergio Mattarella e il coraggio dell’io responsabile basterà a fargli dire sì al bis? Formiche.net lo ha chiesto al professor Carlo Galli e all’ex ministro democristiano Gerardo Bianco. Le analisi, pur con le differenti sfumature, convergono su un punto: il dilemma è senza rischi per l’Italia, dal momento che la personalità dell’attuale premier sarà comunque parte integrante della vita politica futura del Paese, al Colle o a Palazzo Chigi.

MATTARELLA SAPRÀ VALUTARE UN EVENTUALE BIS

Secondo Carlo Galli, Storico delle dottrine politiche all’Università di Bologna, già deputato dem nella scorsa legislatura, ci penserà lui stesso a capire se davvero la sua eventuale rielezione sia qualcosa di cui l’Italia non possa fare a meno. “Tutti siamo consapevoli che, a fine mandato, la posizione del Capo dello Stato si fa pesante e gravosa, ma la decisione non può che essere sua”.

Molti vorrebbero vedere congelata l’attuale situazione: con quali vantaggi? “Non tutti, in verità. Quirinale e Palazzo Chigi oggi rappresentano un asse, ma ci sono forze politiche che in prospettiva vorrebbero esprimere il prossimo premier: personalmente penso che, in caso di reiterato no di Mattarella, la cosa più ovvia sia quella di eleggere Draghi. Non dimentichiamo che il Quirinale è un’istituzione a geometria variabile: quando vi è stata un’oggettiva esigenza, ha avuto un importante peso politico nella pratica italiana”.

“Perciò – prosegue Galli – con Draghi al Colle il suo plus valore politico non verrebbe meno, anzi. Una personalità come quella dell’attuale premier, anche dal Colle offrirebbe il proprio contributo all’immagine dell’Italia all’estero. Potrebbe avere il ruolo di rassicurare l’opinione internazionale sulla strada intrapresa dal Paese nel caso che le elezioni politiche fossero vinte da forze politiche antisistema o comunque critiche. Forze che potrebbero legittimamente esprimere un loro presidente del Consiglio come conseguenza di una normale maggioranza parlamentare, ma in un contesto protetto dalla presenza indiretta ma rilevante di un Capo dello Stato come Draghi”.

IL DILEMMA DI DRAGHI

Quirinale o Colle, quindi, Draghi resterebbe una garanzia per l’Italia? “Certamente sì. Ma va detto che anche se l’attuale tandem Chigi-Colle rassicurerebbe molti, soprattutto all’estero, Draghi, non essendo ascrivibile a nessuna forza politica, potrebbe entrare in collisione con quei partiti che, uscendo vincitori dalle elezioni, non vedrebbero di buon occhio una sua permanenza a tempo indeterminato a Palazzo Chigi. Anche i cittadini si potrebbero chiedere perché andare a votare se tutto dovesse restare così com’è. Certamente nella la situazione attuale, carica di gravi problemi, le due istituzioni in questione, Palazzo Chigi e il Quirinale, sono servite dalle migliori personalità disponibili. Ma è anche vero che nelle elezioni ci deve essere una posta in palio, ovvero la composizione del Parlamento e del governo. Per cui sostenere che Draghi a priori debba essere premier diventa molto difficile da spiegare”.

Rispetto al bis di Napolitano e alla crisi finanziaria del 2011, oggi crede vi sia già in atto un’alleanza tra istituzioni (Colle-Chigi) che, de facto, rende i due scenari diversi? “Allora ci fu una gravissima crisi anche istituzionale, che non permetteva la formazione di una maggioranza. La politica italiana era paralizzata, quindi Napolitano si offrì a tempo determinato, al fine di consentire un graduale scioglimento di tutti nodi che erano giunti al pettine. Oggi ci sono gravi problemi pratici da risolvere, come la salute pubblica e la ripresa dell’economia. Ma sotto il profilo istituzionale non c’è nulla di simile rispetto ad allora, e le due scadenze all’orizzonte, colle ed elezioni politiche, sono ampiamente gestibili. Che possa essere utile tenere in una posizione di prestigio e di autorità una persona come Draghi è in ogni caso ampiamente vero”.

La gestione di alcuni casi legati a due sottosegretari dimostrano, ancora una volta, che il piglio di Draghi è assolutamente pragmatico e asciutto? “Molto ha giocato la personalità di Draghi e l’evidenza del fatto che a questa maggioranza non vi sono alterNative. I partiti al momento hanno sospeso la dialettica politica reale, e conservano solo conflitti ideologici, poiché sono costretti a collaborare. Che i problemi vadano risolti senza crisi politiche è chiaro a tutti ”.

LE DIFFERENZE CON LA RIELEZIONE DI NAPOLITANO

“Sarebbe irrispettoso chiedere una rielezione a tempo per Mattarella”, dice a Formiche.net l’ex ministro democristiano Gerardo Bianco, secondo cui l’attuale Capo dello Stato ha un senso altissimo delle istituzioni e quindi il suo convincimento andrà misurato su questa cultura costituzionale. “Rispetto al bis di Napolitano – osserva – vi sono oggettive differenze, per cui parlare adesso dell’eventuale bis di Mattarella è fuori luogo vista la situazione politica alquanto confusa. Il fatto stesso che spesso torni l’idea di una destra pronta a votare in prima battuta Silvio Berlusconi non può che indurci ad una grande prudenza. È chiaro che se si dovesse verificare una sorta di ingorgo politico-istituzionale allora si potrebbe determinare il cosiddetto caso di eccezione, che potrebbe al limite far rivedere le singole posizioni”.

E aggiunge che Draghi è la grande opportunità che l’Italia ha sui tavoli internazionali, per cui qualsiasi ruolo che occuperà in futuro avrà comunque una funzione primaria. “L’Italia con Draghi sta acquistando una nuova dimensione, così come ebbe ai tempi di De Gasperi. Quale che sarà il suo ruolo, da Draghi non si potrà prescindere”.

@FDepalo



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