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De Gasperi e quella lezione da non dimenticare. Il commento di Reina

Non si comprende perché oggi la illuminata lezione politica degasperiana, riconosciuta, e da tantissimi apprezzata in Italia e all’estero, e che affonda le proprie radici nel personalismo e nell’economia sociale di mercato, sia stata quasi cancellata e ritenuta ininfluente, al punto da non avere più nel Parlamento italiano una rappresentanza organizzata di cattolici in politica. Il commento di Raffaele Reina

Il 19 agosto ricorre l’anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, la figura più rappresentativa con Luigi Sturzo della storia del cattolicesimo politico e del “popolarismo” in Italia. In tanti con passione e spiccato senso di ammirazione ricordano la figura e l’opera dello statista trentino. Ha agito riferendosi sempre agli ideali del “popolarismo”, che con quelli socialisti hanno consentito la costruzione e lo sviluppo della democrazia in Italia.

La sua fede nella pace e nei valori della democrazia lo indussero a ripudiare la guerra e a lavorare per una Europa unita. Il mercato europeo comune, la Ceca (Comunità economica carbone e acciaio), la Ced (Comunità europea di difesa) furono intuizioni che condivise con gli Stati amici per rafforzare i vincoli di solidarietà tra le Nazioni europee. Il suo viaggio negli Stati Uniti nel 1947, la sua adesione al Patto Atlantico, la condivisione del Piano Marshall lo fanno ritenere ancora oggi grande statista, di respiro internazionale.

La politica, dopo la fine della prima esperienza repubblicana, vista la (falsa) rivoluzione giudiziaria del 1992-94, è ancora convinta di poter fare a meno della cultura politica, che poi è cultura di governo. Immagina che il solo pragmatismo economico-finanziario, adornato di gradevole lessico possa bastare a governare. La cosiddetta fine delle ideologie è stata intesa come morte di ogni ideale politico ed etico, trascurando che per guidare una comunità, dalla più piccola alla più estesa, le “utopie” servono, e non se ne può fare a meno.

Sono fondamentali se hanno la loro origine in una cultura legittimata, consolidata ed evoluta nel tempo. Infatti, due modelli storici, dopo l’esperienza liberale del “risorgimento”, hanno fatto nascere e crescere la democrazia in Italia: cattolicesimo politico e socialismo. Sono riproponibili oggi? Non certo nella forma del passato, sic et simpliciter, ma coerenti con la complessità della società contemporanea, della globalizzazione.

Il cattolicesimo politico, ritenuto oggi da alcuni addirittura residuale e poco utile, non ha abbandonato idee e credo nel “popolarismo”, anzi, sta rafforzando in tanti la convinzione che le scaturigini di questo originale paradigma politico siano tuttora necessarie per il buon governo dell’Italia, non a caso molti ne stanno discutendo con considerevole interesse. Il movimento politico dei cattolici, De Gasperi in testa, attraverso decenni ha contribuito con caparbietà a ricercare in democrazia la costruzione di un equilibrio possibile, imperniato su due pilastri: da una parte pace e giustizia sociale, dall’altra il bene comune.

Il pensiero non può non andare a quel mirabile storico documento chiamato Codice di Camaldoli del 1943, programma sociale ed economico voluto dalla Dc di Alcide De Gasperi, che applicò, una volta al governo, dopo le prime libere elezioni politiche del 1948, e che procurò diffuso benessere agli italiani. De Gasperi qualche anno prima di morire si adoperò per vedere realizzati provvedimenti che lo avevano visto impegnato con acume e lungimiranza politica.

Furono raggiunti nel 1950 obiettivi storici: fu istituita la Cassa per il Mezzogiorno, fu approvata la “Legge stralcio” per lo sviluppo economico delle province meridionali e delle altre zone depresse dell’Italia. De Gasperi conosceva bene le disastrose condizioni sociali ed economiche dell’Italia del Sud, non solo per le letture “del Cristo si è fermato a Eboli” del famoso Carlo Levi, ma per avere constatato a Matera da vicino la triste realtà dei “sassi”, dove molte persone vivevano in una condizione di profondo disagio, fino al degrado igienico. La signora De Gasperi che accompagnava il marito in questa triste visita, a contatto con tanta miseria fu presa da un forte pianto.

Non si comprende perché oggi la illuminata lezione politica degasperiana, riconosciuta, e da tantissimi apprezzata in Italia e all’estero, e che affonda le proprie radici nel personalismo e nell’economia sociale di mercato (economia mista), sia stata quasi cancellata e ritenuta ininfluente, al punto da non avere più nel Parlamento italiano una rappresentanza organizzata di cattolici in politica. Oggi in occasione del ricordo del grande De Gasperi ci sono autorevoli personalità, donne, uomini, giovani desiderosi di far sentire alta la loro voce per rianimare una democrazia reale, fatta di libertà e di partecipazione, così come lo statista trentino e i suoi amici insegnarono e attuarono, proponendo idee e azione di vera e buona politica. Celebrare l’anniversario della scomparsa di De Gasperi non sia solo un evento da ricordare, ma un fatto storico a cui guardare per migliorare la democrazia.

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